Preferite le tasse sul reddito o quelle sul patrimonio? Volete difendere i
vostri beni o siete a favore di una bella patrimoniale da far pagare ai
riccastri? Qualunque sia la vostra scelta, sappiate che dalla Germania arriva
una nuova imposta, quella sulla religione!
La Conferenza episcopale dei
vescovi tedeschi si è resa conto di non riuscire più a mandare avanti il suo sistema
assistenziale. Questa macchina si è alimentata dei soldi ricavati dalle donazioni
e da una tassazione sui redditi imposta a chi, all’anagrafe, si dichiarava
cattolico; in particolare si deve versare l’8%-9% aggiuntivo su quanto dovuto di base all’erario. La ragione di questa imposizione deriva dal fatto che due secoli fa lo
Stato tedesco ha nazionalizzato i beni di proprietà della Chiesa, lasciandola
dunque senza capitale ma tuttavia aiutandola a sopravvivere attraverso la
fiscalità. Oggi, i vescovi tedeschi lamentano l’insufficienza di
questa soluzione visto che molte pecorelle, con il barbatrucco di non specificare la
propria fede all’anagrafe, continuano ad usufruire dei sacramenti senza
pagare quanto dovuto; un po’ come guardare la tele senza pagare il canone. Per
questo motivo han dato un bel giro di vite: d'ora in avanti, chi non fosse in regola con i
pagamenti potrà scordarsi di ottenere la comunione, di sposarsi in Chiesa, di
fare da padrino e pure di essere sepolto secondo il rito cattolico.
Mentre in Italia le forze laiche persistono
nel voler timidamente riformare l’ora di religione, la Germania dà prova di
essere avanti anche su questo tema. Se l’8xmille è un’imposta diretta, da
pagare indipendentemente se si crede in Gesù o in Odino, la tedesca Kirchensteuer è una tassa speciale tramutata,
con il recente decreto vescovile, in un vero e proprio prezzo per i servizi
resi dalla Chiesa. E i prezzi sono tra i migliori sistemi per discernere e differenziare
le persone, perché acquista e ottiene solo chi è disposto a pagare (senza
contare che, in questo caso, il prezzo è legato al reddito e dunque non ostacola
i poveri).
Ma c’è di più. La distinzione
operata dal sistema-prezzo non solo concede a chi non è cattolico di non pagare
per qualcosa in cui non crede o addirittura detesta, ma permette anche di
avere un’idea statistica di quale sia la vera identità culturale di un Paese.
In Italia, mi è stato fatto notare, l’ultimo censimento non chiedeva a quale
confessione appartenessero le persone; dobbiamo quindi continuare ad ascoltare
senza diritto di replica chi dice che viviamo in un paese al 90% cattolico (magari sulla sola
base della percentuale di battezzati, senza distinguere chi si reca ancora a
messa da chi è allergico all’incenso). In Germania invece bisogna dichiarare la
propria fede all’anagrafe. In questo modo, per esempio, è stato possibile notare che nel 2010
ben 181.000 fedeli hanno abbandonato la religione cattolica.
In Italia il reddito medio
dichiarato nel 2012 è stato di 19.250€. Al di là di detrazioni varie, significa
un IRPEF pari a 4.600€. Se si dovesse applicare la Kirchensteuer, i presunti cattolici pagherebbero un
ammontare aggiuntivo tra i 370 e i 410€. Se così fosse guarderemmo i finti-cattolici scappare verso paradisi fiscali neanche fossero magnati colpiti dalla
patrimoniale!
Dan Marinos
Ps: la religione può davvero
abbassarsi ad un sistema di prezzi, alla stregua di un banale e comune servizio?
La risposta è sì: e per i primi 1000 abbonati verrà un sacerdote ad installarvi
il crocefisso. Il comodato d’uso è GRATIS!
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