Io, Dan Marinos, vostro
fratello e vostro compagno nella tribolazione della tesi, mi trovavo al mare,
in pausa dalla parola della segreteria universitaria e della testimonianza resa
al mio relatore. Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me
una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un
libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a
Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa.» Ora, come mi voltai per vedere chi stesse
elencando le famose ruote della lotteria ebraica, vidi che la spiaggia era
divenuta un deserto tanto vasto che i miei occhi non ne vedevano la fine.
Spinto da un istinto
che non comprendevo, cominciai a camminare verso una direzione ignota e dopo
pochi passi notai che attorno a me era solo sabbia, e sopra di me solo cielo. Intimorito,
ma ostinato, proseguii finché vidi una sagoma avvicinarsi alla mia sinistra. Mi
fermai; era un uomo solo, seguito da numerosi fratelli suoi. Giuntomi vicino,
mi disse: «Ecco, noi eravamo vicini al comunismo. Guardaci ora, che
attraversiamo il deserto per congiungerci alla vera fede e sostenere lo scudo
crociato in un progetto politico programmato al successo. Unisciti a noi, e
sostieni Moro.» Io guardai negli occhi quell’uomo oramai lontano dal tempo e
rifiutai. Il gruppo si allontanò verso le dune che portavano al monte Iri, e
dopo poco scomparvero alla vista.
Proseguii per un tempo
infinito, sempre senza sapere il perché del mio cammino. Giunsi in un’oasi, e
qui incontrai me stesso, adolescente: «Ricordati dei tempi delle superiori»
disse il mio Io teenager, «quando tutti ti davano del comunista solo perché
l’alternativa era essere un giovane padano, fascistello o disinteressato. Tu
non sei mai stato comunista, appellativo idiota creato dalle altre categorie, e
tuttavia hai comunque appoggiato le battaglie etiche della sinistra italiana.
Ricorda: la destra è cattolica e berlusconiana. Fermati e redimiti.». Io
guardai i suoi capelli, lunghi, biondi e boccolosi, e la sua felpa che sembrava
una tunica perché di una taglia settanta volte sette più grande del dovuto.
Poi, quando credevo fosse arrivato il momento di sedermi e riposare, vidi in
lontananza un uomo. Spinto dalla curiosità mi allontanai dall’oasi, sordo dei
richiami di me stesso.
Il personaggio indossava
un vestito colorato costoso, e scarpe straniere del colore del vestito. Portava
un berretto grigio sulle ventitré, sotto l'ascella aveva una canna nera, con un
pomo nero a forma di testa di can barbone. Dimostrava una cinquantina d'anni.
La bocca storta. I capelli erano scappati dalla testa per rifugiarsi, ispidi e
terrorizzati, sulla mandibola. Pensai fosse un inglese, o al massimo un tedesco
per via dei guanti che portava, nonostante il caldo. Socchiuse gli occhi e mi
disse: «Non c’è bisogno di presentarsi, già mi conosci. Leggevi il mio blog
quando votasti contro il referendum sull’acqua pubblica. Ascoltavi la mia voce
alla radio e su youtube quando mostravo l’andamento del debito pubblico a
seconda dei governi italiani. E settimana scorsa, al sondaggio telefonico, ha
risposto che l’unica lista che – forse – voteresti è “Fermare il Declino”.
Possiamo attraversare il deserto insieme, e giungeremo a destinazione in un
attimo.».
La mia mano, da sola,
si mossa verso la sua. Le dita quasi si toccavano, quando vidi il suo anello a
forma di teschio indiamantato. Improvvisamente ci fu come un violento
terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta
simile al sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come
quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo
si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono
smossi dal loro posto. Allora quattro grandi volti angelici apparvero
dall’oscurità più totale, fissandomi con severità e disprezzo. Parlai per
primo, affermando di aver visto la sagoma dell’uomo e che tutto quello che
stava accadendo mi spaventava. Loro, schernendomi, dissero: «E’ solo un povero
ragazzo, risparmiamogli la vita da questa mostruosità!» Li implorai di
lasciarmi andare, che non m’importava più nulla, ma loro divennero ancora più
furiosi urlarono con voci potenti come trombe: «Nel nome di Dio no! Non ti
lasceremo andare!» Piansi, e mentre le lacrime quasi cadevano sulla sabbia
dissi: «Vi prego, lasciatemi andare, è stato Belzebù a mettere quel demone al
mio fianco!».
E la parola ormai
sfinita si sciolse in pianto, ma la paura dalle labbra si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto d'una quiete apparente. E io, piano, posai le dita
all'orlo della mia fronte: quindi pensai che l’incubo era comunque meglio di
Fassina al Ministero dello sviluppo economico.
Dan Marinos
Ce l'hai ancora, la felpa larga settanta volte sette. Però adesso ti va stretta.
RispondiEliminaMolto bella la parabola del buon ....bocconiano!
RispondiEliminaPentito?
Pentito di cosa?
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