Se credete di aver riconosciuto questo bar, vuol dire che questo articolo ha ragione: i locali italiani sono standardizzati, e fanno tutti cagare |
Nel 1764 a Milano nasce la rivista "Il Caffè", uno dei simboli del pensiero illuminista galoppante in quel periodo: la rivista, fondata dal filosofo ed economista Pietro Verri, si fece carico della rivoluzione linguistica e culturale dell'epoca, desiderando aprire gli occhi di chi viveva nel dogmatismo e nella superstizione, proprio come la bevanda che impedisce di ricadere nel mondo dei sogni. Nel 1775 a Pisa viene fondato il Caffè dell'Ussero, che ospitò 60 anni dopo il Primo Congresso Italiano degli Scienziati. Nel 1780 a Torino apre il Caffè Fiorio, privilegiato luogo di incontro della politica ed aristocrazia piemontese pre e post Unità. A metà dell '800 al Caffè Michelangiolo di Firenze si trovarono diversi giovani artisti che diedero vita alla corrente artistica dei macchiaioli. Nel 1895 al Salon Indien du Grand Cafè, a Parigi, i fratelli Lumière tennero la prima proiezione pubblica di un cortometraggio. Nel 1920 Hitler tenne uno dei suoi primi discorsi presso la birreria Hofbräuhaus di Monaco di Baviera. E ancora i caffè sui navigli milanesi frequentati dagli scapigliati, il Bar Jamaica di Brera, l'Harry's Bar di Venezia dove si incontrava facilmente Hemingway, i ritrovi dei carbonari a Torino...
Oggi, nel 2011, al bar possiamo pagare il bollo dell'automobile, e l'Italia va a rotoli. Coincidenza? Non credo. Questo articolo vuole essere un grido, un appello a scendere per strada per chiedere bar (il plurale di bar è bars?) più "a misura d'uomo". Ma dico, come può un luogo che per secoli è stato punto di incontro di grandi intellettuali, culla di rivoluzioni culturali, svilirsi in questo modo e svilire così la Nazione intera? Non capite quale danno si perpetua nei confronti del Paese e di tutti i protagonisti dell'economia e della cultura permettendo a delle canaglie di inaugurare questi tristi mostri?
Quale grave danno nell'anima di milioni di lavoratori dovuto allo smarrimento provocato da questi postacci. Pensiamo, cari amici, al triste smarrimento che incorre l'impiegato di banca che si reca dopo lavoro a bere un aperitivo con gli amici e, giunto in coda alla cassa, vede persone davanti a lui pagare bollette della luce. Oppure al povero trader di borsa che passa tutti i giorni davanti ad un computer che sputa numeri su numeri: ebbene, osservate quale effetto di spersonalizzazione di fronte agli schermi piatti che snocciolano ogni minuto i numeri di WinforLife.
Altri Stati invece stanno uscendo dalla crisi grazie all'invidiabile ruolo di ammortizzatore sociale ricoperto dai locali pre e post serali. A Berlino non c'è bar uguale all'altro, ognuno offre un ambiente diverso e stimolante, funzionale ma al tempo stesso antropocentrico, e grazie a Dio le slot-machines sono tutte accatastate in locali appositi. Anche l'Inghilterra, pur rischiando molto nel scegliere di affidare i bar a poche multinazionali (Cafè Nero, Starbucks, Pret à Manger...), offre al popolo una qualità ricreatoria decisamente superiore: la musica di Starbucks per esempio è sublime, e le grandi poltrone da salotto rilassano i nervi tesi dell'operaio. Da noi risuonano soltanto RDS e Radio101. Mio Dio, quanta bassezza.
In una visione sintetica, il mercato della tazzina italiana è formato da una concorrenza elevatissima legata ad un numero pressochè infinito di competitors, i quali però non combattono nè differenziandosi, nè abbassando i prezzi, nè migliorando la qualità del servizio. E' una mentalità di impresa che prende il peggio di tutto: l'anacronistica standardizzazione forzata alla Ford Model T, la freddezza del realismo sovietico, l'amoralità del trash italiano ed infine la banalità violenta di un libro di Fabio Volo.
Questi bar, queste disgrazie sociali, con il loro trattamento disumano, schiavizzante nella sua monotonia, angosciante nella suo essere anestetico, antisettico e spinacio nel riempire le ciotoline di patatine stantite e olive aspre come l'accantonamento a fondi rischi/oneri. Ebbene tutto questo deve essere fermato: è tempo infatti che qualcuno faccia sentire la voce di protesta attraverso un articolo migliore del cesso che avete appena letto.
Dan Marinos
fa schifo questo blog!
RispondiEliminaHa ragione Caro Lei, e le prometto che mi applicherò per fare di peggio. Nel frattempo continui a seguirci
RispondiEliminauahuahuah, questa è la mia dedica (tratto da "e alla fine arriva Polly")
RispondiEliminaChe cosa fai?!
Sto, sto per…per mangiare delle noccioline.
No, non si mangiano le noccioline nei bar, tutti lo sanno!
Ma di che stai parlando?
D’accordo, diciamo che mediamente, non so, diciassette persone le mangiano in una data sera, va bene? Se sono qui da due settimane stiamo parlando di circa duecentotrentotto persone che hanno messo le mani lerce lì dentro.
Lerce? Perché…perché hanno le mani lerce?
È dimostrato che solo una persona su sei si lava le mani quando va in bagno…
Oh!
Già. Quando credi di mangiare degli innocenti salatini, in realtà ingerisci dei batteri potenzialmente micidiali da circa trentanove zozze mani di estranei. Perché mi sono beccato l’escherichia coli, uno si domanda, o la salmonellosi o l'epatite? Deve solo guardare nella ciotola dei salatini del suo bar!
Caro Luigi Mattia, Lei ha perfettamente ragione. Tra l'altro bisogna osservare come i pochi locali con interessanti e ricchi arredamenti propongono anche aperitivi golosi e abbondanti. La maggioranza dei bar, invece, è avara sia nel gusto del palato che in quello della vista. Continui a seguirci e a commentare, Caro Lettore.
RispondiEliminaparli di rivoluzioni culturali e tralasci di citare il Roxy bar? parliamone... XD
RispondiEliminaAzzurra M. Barausse
Il Roxy di Red Ronnie? Grazie Azzura M. Barausse per avermelo ricordato; conosco Red da una vita, e approfitto della situazione per scusarmi con lui per non averlo citato, salutarlo affettuosamente e ricordargli di quella volta in cui hendrix rubò tutti i soldi dal piattino delle mance per farne un....OH MIO DIO MA COME DIAVOLO ERA VESTITA LA MARCEGAGLIA DA FAZIO??????
RispondiEliminaIl bar come metafora della società italiana mi pare una trovata geniale caro mio, nessuno aveva mai scritto un articolo su un argomento cotanto forbito (e ci sarà anche un motivo).
RispondiEliminaOra scusa ma devo andare a pagare una bolletta...
ps: non saprai mai chi sono eheheh
gentile Redazione,
RispondiEliminachi prima di Voi si è impegnato nel disegnare l'ecosistema bar ne ha dato un ritratto ben più lusinghiero, perché consapevole del ruolo nazionalpopolare cui assurge.
Ricordando Bar Sport di S.Benni, tra gli altri, non possiamo dimenticare come l'uso pedissequo di banconi in radica e tende di perline -o ancor peggio di "salsicce" marroni pelose- al posto della porta e di campionari dei gelati da ventennio (con magnum a 1.800 lit.) sia in realtà un espediente pop. L'utenza, rinfrancata da un ambiente che gli è vicino e che conosce perché uguale a se stessa in tutta Italia (franchising ante litteram?), è felice di varcar la soglia per chiedere il macchiato freddo a parte in tazza grande, senza tema di essere giudicata.
Continuate così.
Anonimo
Caro Signor Anonimo (è il cognome o il nome?)
RispondiEliminateniamo a specificare che noi non siamo contro i bar con le salsicce pelose e i campionari da ventennio (mio dio, che emozione che mi ci ha dato ricordandoceli), anche perchè questi che Lei ci dice sono caratteristici dei baretti di paese, dove la ruralità non è un difetto ma un valore da difendere. Noi ci lamentiamo piuttosto con i bar della grande metropoli,come quello dell'immagine, ovvero bar dove il lusso è blasonato volgarmente da rifiniture in ottone, pavimenti in finto-marmo e prezzi esorbitanti per un pò di piscio in bicchiere.
bar dei tempi passati ... armonico luogo dove lo scambio di vedute e il confronto producono cultura e idee ... semplice luogo dove trovare conforto in amicizie profonde che possono aiutare a superare problemi falsi o reali che siano ... dove il ceto sociale si perde in un bicchier di vino ... a tal proposito citerei Giorgio Gaber con la sua canzone "Barbera e Champagne"-
RispondiEliminaComplimenti ... Ale.
non la conosco: provvederò!
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