domenica 26 dicembre 2010

PREMIAZIONI ANNI ZERO!




Una delle persone premiate che piange per la felicità (o che si copre per la vergogna)
  
Visto che si sta per chiudere un decennio, perchè non conferire gli awards ai migliori - e ai peggiori - interpreti di varie categorie economiche? L'Economostro ha pensato a qualche esempio, ma voi siete assolutamente liberi, nei commenti, di dire la vostra: potete aggiungere altre premiazioni, potete contestare quelle già inserite, potete anche fare i ringraziamenti se siete uno dei premiati!!!

Miglior attivo immobilizzato: il crocifisso. La croce non si schioda nemmeno dopo le sentenze europee; dichiararsi fedeli non è mai valso cosi tanto!
Peggior attivo immobilizzato: le torri gemelle. Non solo il loro valore netto contabile crolla, ma i costi conseguenti (evento mai teorizzato in contabilità!) sono enormemente superiori alla semplice svalutazione: due guerre (tutt’ora aperte), nove anni, centomila morti (e le perdite non si fermano).

Miglior attivo immateriale: “Yes we can” di Obama. Certo non è solo per una frase azzeccata che si vince (tanto più se copiata dal libro di grammatica inglese delle scuole elementari), ma si spera che rappresenterà per sempre il marchio di qualcosa di veramente significativo.
Peggior attivo immateriale: il Partito Democratico (italiano). I vertici hanno mandato Veltroni a NY per copiare il know-how politico del presidente americano: sospetto che abbia confuso gli appunti e sia tornato con quello di Sarah Palin, solo che nessuno tra Bersani e Franceschini se è accorto dell’errore.

Miglior sistema di ammortamento: l’improvvisa generazione di valore inerente le cash generating unit denominate “MILF”. Ok, si è sempre parlato bene delle mamme degli amici, eppure ci aspetteremmo che col tempo il valore della gallina vecchia decresca progressivamente. Invece gli anni zero hanno dato una botta alle 40enni che credevano di essersi rassegnate: il merito non è di Sex & the City o di Desperate Houswife, come vogliono farci credere, ma di quei siti internet che lasciano le dita appiccicose.
Peggior sistema di ammortamento: la perdita delle lettere dell’alfabeto italiano (“scs m disp tntx”). Da quanto in Italia utilizziamo l’alfabeto latino? Da circa 2700 anni; evidentemente abbiamo sempre rimandato l’ammortamento, se in quest’ultimo decennio (grazie di quore, SMS ed MSN) abbiamo ritenuto necessario tagliare le lettere: opinabile però la scelta di cominciare dalle vocali.

Miglior sistema economico (in concorrenza): Emule, WinMX, Bearshare, Netscape, Limeware, Torrent solo per citare i più famosi. Grazie, adorato mondo del p2p e della condivisione di files, grazie per offrirmi un servizio che cercate ogni giorno di migliorare, grazie per sopravvivere nonostante i tentativi persecutori dei governi che vi odiano, grazie per quella prima canzone che scaricai in 20 minuti col 56k e per l’ultima discografia tirata giù in 4 minuti secchi con l’ADSL. Una pernacchia invece ai siti che ti permettono di scaricare “a pagamento”: questi non meritano di rimanere sul mercato, se non hanno capito che in concorrenza perfetta il profitto è nullo.
Peggior sistema economico (in oligopolio): Vasco Ligabue e la Pausini. Ok, sono pronto ad ammettere che siano molto importanti nel pop-rock italiano. Va bene. Ma, per Dio, perché viviamo in una situazione dove esistono soltanto loro (più qualche alfiere tipo Ramazzotti)?. Vi posso anche permettere di appropriarvi del pop, non mi interessa, quindi Laura stai tranquilla, vai pure in Sudamerica a prenderti i Grammy: ma i primi due…AAAH! Quanto non li sopporto! Ditemi due icone del rock italiane, subito! Loro due vero? Si, perché tutti gli altri, miei cari, ci giungono alle orecchie come “alternativi”: non so, gli Afterhours, i Baustelle, i Calibro 35, i Tre Allegri Ragazzi Morti… e mentre quest’utlimi DA DECENNI si sbattono per prendersi il riconoscimento nazionale che si meritano, arrivano quei due vecchi con qualcosa di veramente mediocre ma dal successo assicurato: dal nuovo libro di poesie del Liga (woow!!!) e l’ultima cover di Vasco (mmmmm come godo a sentire Creep rifatta da lui…mmmmm)

Miglior modello statistico:  “Dall’1970 ogni 12 anni l’Italia arriva alla finale dei mondiali, e ogni 24 vince”. Incredibile ma vero: so già che state facendo un rapido conto mentale.
Peggior modello statistico: “I sondaggi dicono che più del 60% degli italiani mi sostiene”. Credibile e falso: non saranno in 60%  a credere a questa panzana, ma sono comunque in troppi.

Miglior sistema di rating: l’assenteismo alle elezioni. Ad ogni votazione si inneggia alla scheda bianca e alla scheda nulla (e ogni volta il TG2 a ricordarci che differenza c’è tra le due e ogni volta a dimenticarcela): senza dubbio però rimane, per lo meno nella teoria, il miglior modo per dare un giudizio sul merito di credito  dei politici (anzi no, di costo, visto che li si paga cari e salati e non ci torna in tasca niente). Let’s keep on dreamin’ folks…
Peggior sistema di rating: il televoto. Falso come Giuda che legge Panorama e dice a chi lo vede: “No no, lo sfoglio solo perché era allegato a TV sorrisi e canzoni”… E’ uno spreco di soldi, è manovrato dai programmi televisivi e a cominciare dal grande fratello (2000) prima ha portato la democrazia alla tele e subito dopo l’ha inibita con tante belle parole (proprio come una dittatura): “Ha deciso il popolo Sovrano…” diceva Robespierre… no scusate, Simona Ventura.

Miglior investimento finanziario: posizione corta sull’Inter il 5 Maggio 2002. Povero Hèctor Cùper, ora allena il Salonicco (ha vinto ben 3 campionati di Grecia, l’ultimo dei quali nel 1946). Se l’Inter fosse stata quotata sul mercato azionario, venderla allo scoperto sarebbe stata una mossa da Gordon Gekko.
Peggior Investimento finanziario: posizione lunga alla fine del primo tempo di Milan-Liverpool. Come sopra, ma peggio, perché per lo meno la Lazio ha avuto il buon gusto di far capire fin da subito come stavano le cose, mentre Gerrard & Co. se ne sono stati quatti quatti per un tempo intero. Chissà che serata in casa Berlusconi!

Miglior falso in bilancio: i social network. Facebook e Myspace su tutti, ma alle superiori giravano molto anche i vari Badoo e Netlog. Sono gli strumenti migliori per poter creare profili personali dotati di un certo grado di opacità informativa. Poi in Facebook ci pensano le foto caricate dagli amici a ridimensionare la pretended coolness di una persona; in certi altri siti invece la trasparenza non esite affatto, ed è così nato il terribile esercito degli “anonymous”.
Peggior Falso in bilancio: le immagini satellitari che mostravano chiaramente armi di distruzione di massa in Iraq. Beh, cari Bush, Powell, Condy Rice e compagni d’armi …  nemmeno avete tentato di usare Photoshop! Vergogna, fotografare un magazzino e dire “Ecco, lì dentro, come dimostra la fotografia, ci sono le bombe con gas letali! Vedete?” Diavolo, perché nessuno ha risposto subito: “Mmm, no, sinceramente no, provi a togliere il dito … no, mi dispiace, vedo solo un capannone e delle capre che pascolano. In compenso guardate quante immagini divertenti si possono trovare su Google Earth!” .

Miglior operazione di M&A: Google che acquisisce tutto internet. Non gli bastava essere il motore di ricerca più interrogato, distruggendo la concorrenza degli inutili Virgilio e Lycos. No, Page e Brin si sono quotati e hanno cominciato a comprare, a comprare e a comprare all’esterno  (e, non dimentichiamo, anche a sfornare dall’interno). Youtube, Blogger, Orkut, i servizi Gmail, Maps, Picasa, Chrome e così via. Non vi siete mai chiesti come mai le pubblicità che vi appaiono, per esempio sul Tubo o so Facebook, sono sempre così attinenti alle vostre…preferenze?
Peggior operazione di M&A: la scissione di Boldi e De Sica. Una catastrofe, una cazzo di disgrazia! Dico sul serio, ora i cinepanettoni si sono raddoppiati! Certamente questa separazione ha permesso ad entrambi di guadagnare di più di prima, ma qual è il contrario di “sinergia”?  Dissinergia? Beh, un dizionario medico ci può illuminare: “La dissinergia addomino-pelvica è caratterizzata dal mancato rilasciamento dello sfintere anale esterno e/o del muscolo pubo-rettale quando si attiva il torchio addominale durante il ponzamento con conseguente ostacolo all'evacuazione. E' un comportamento descritto anche negli stitici funzionali…” Definizione perfetta, direi.

Miglior azienda in steady state: Harry Potter. I diritti per la versione cinematografica sono stati acquistati nel 2001, e il fatturato della Rowilng è maturato assieme ai peli pubici di Daniel Radcliffe: ora, giunti alla fase adulta, Hogwarts è diventata una cash cow e non ha più bisogno di crescere, ma si mantiene costantemente pari al PIL della Lombardia.
Peggior azienda in steady state: le giovani promesse colpite dalla banalità del successo. Si tratta di quei nuovi volti (televisivi, letterari, musicali…) che improvvisamente balzano alla fama per qualcosa di nuovo, di intelligente o per lo meno di curioso, e da cui speriamo siano i portatori di un cambiamento. Invece il successo li cristallizza in una melassa di repliche estenuanti del loro “capolavoro”. Victoria Cabello, con i suoi talk show dall’irriverenza sbadiglievole, Fabio Volo che dal filosofico “canonzo il cane a forma di stronzo” è passato ora alla fabbrica di latte alle ginocchia su carta stampata. E ancora la Littizzetto e Claudio Bisio (che, tuttavia, si salva nel teatro). Prossimo indiziato, Fabio Fazio e il invertebratismo. Ambra Angiolini, tu no, tu non sei mai stata una promessa per il cambiamento.

Miglior scrittura (o dialogo) contabile: pari merito tra
·         “Ga-ga-ullallà” A “Romma-rom-ma-maaaa” (una semplice riclassificazione all’attivo di stato patrimoniale)
·          “Scarico un film su E-Mule” A “Merda è un porno” (il primo è una componente negativa di reddito, il secondo è chiaramente una riserva di patrimonio netto, lordo e lurido)
Peggior scrittura (o dialogo) contabile: pari merito tra
·         “Perbenismo e finto moralismo” A “Guardate gli occhi del mostro”  (il primo è un attivo di stato immorale, il secondo un (in)utile di competenza di Barbara D’Urso & Co. ).
·         “Io non l’ho interrota quando parlava, ora mi lasci parlare!” A “ Si vergogni, ha capito? Si vergogni!” (il primo è un credito in stato d’insolvenza conclamata, il secondo è un’ovvietà anch’essa conclamata)

Miglior utile su cambio: l’abbandono della lira per l’euro. Nuovo millenio, nuova moneta. Addio Maria Montessori e Vincenzo Bellini, benvenuti alle altrettanto sconosciute facce straniere!
Peggior perdita su cambio: l’operazione Lippi-Donadoni-Lippi. Da campioni del mondo, passando per l’eliminazione ai rigori coi campioni d’europa (e i futuri eredi del mondiale), concludendo con la prestazione peggiore di tutti i tempi. Po-po-po-veri noi.

Miglior indice di liquidità: l’immagine di Bernanke che vola in elicottero e lancia dollari alla popolazione. Per chi studia economia è la visione-mistica più impressionante dopo l’ineffabile fabbrica di pennarelli tanto citata dai professori di microeconomia. Per ulteriori informazioni: http://www.businessweek.com/the_thread/hotproperty/bernanke-helicopter.jpg
Peggior indice di liquidità: lo scioglimento dei ghiacciai. Il protocollo di Kyoto è entrato in attività nel 2005 con la stesa forza impositiva di “d’ora in avanti non berrò più fino a star male” e “quando si gioca a briscolone non si parla!”

Miglior investimento alternativo: aprire un’azienda di vetri e serrature a Genova. Possibilmente durante il G8 del 2001.
Peggior investimento alternativo: aprire una società su Second Life. Versando soldi veri si otteneva il permesso di costruire il proprio negozio su questa piattaforma virtuale, e molti individui, aziende ed associazioni (perfino i politici come Hillary Clinton) han creduto fosse il marketing del nuovo millenio. Con google trends si può osservare come invece Second Life sia stato surclassato da molte altre comunità digitali: rispetto a Facebook, Twitter, Ebay, boobs e Michael Jackson il trend di Second Life è praticamente schiacciato a zero. Curiosamente invece batte Satan, the Pope, Ahmadinejad, Osama Bin Laden e Alan Greenspan: pazzesco come Second Life sia il più cattivo tra i cattivi! Ah no, è Paris Hilton quella più cliccata…

domenica 19 dicembre 2010

Articoletto sportivo per far passare il tempo


AVVISO:
L'Economostro viene da una settimana veramente impegnativa, e fino a ieri non ha avuto alcun modo di pensare ad un argomento da trattare questa settimana: molte idee, alcune molto valide (ma richiedono giorni di preparazione per formulazioni di ipotesi, verifica statistica, pubblicazione e ritiro del Nobel), altre piuttosto sciatte ma veloci da scrivere; mettiamo quindi le mani avanti avvisando e giustificando la scialbezza del seguente articolo (promettendo però maggiori returns a breve; insomma un articolo proprio carino, giuro). A proposito, si dice scialbezza, scialbaggine o  va bene anche "interessante come un commento tecnico di Marino Bartoletti"?

Nella mia scoglionaggine meritata dopo settimane di duro lavoro mi sono messo a guardare un pezzo Inter-Mazembe: davanti allo schermo e mangiando un pò di caramelle di santa lucia il mio cervello ha avviato un'analisi degli sport nelle macroregioni mondiali confrontati con le economie delle stesse. Per esempio, conta di più la concorrenza o il monopolio? Conta di più l'innovazione o si punta verso settori tradizionali e maturi? Evitiamo tra l'altro di considerare gli sport praticati in maniera uniforme in tutto il globo (fra questi rientrano più o meno tutti gli sport individuali, come il tennis).

Per esempio, in europa dominano oligopolio, scarsa concorrenza interna nonostante l'alta mobilità della forza lavoro (o meglio, la difficoltà di mantenere un contratto costante e stabile tra lavoratore e società; insomma, il precariato sportivo) e bassa innovazione: cazzo, sembra la descrizione dell'Italia. In realtà è un modello economico che caratterizza tutta l'Europa continentale e (udite udite) anche quegli anglosassoni degli inglesi! Prendiamo il calcio, per dirne una: ci sono un piccolo numero di club considerati "grandi" ed imbattibili dalla concorrenza (la filosofia del too big too fail finchè non perdi in casa col Cesena o con lo Stoke City): una sorta di oligopolio, vuoi perchè sono società che escono dalla nazionalizzazione, vuoi perchè la tradizione familiare è troppo forte, vuoi perchè le barriere d'ingresso sono troppo forti (considerando l'introduzione dei tornelli poi...). I migliori vanno sempre e solo dalle più ricche, e questo dominio dei pochi sui molti viene accentuato da ingaggi sempre più stellari, eventualmente con ricche "buonuscite" Profum-ate. Ma guardiamo i lati positivi: se non c'è attaccamento dei dipendenti alla maglia, c'è l'attaccamento della società al territorio (federalismo e quartierismo sportivo che si esprime in "solo la nebbia, avete solo la nebbiaaaaaa", "O vesuvio lavali col fuoco, o vesuvio lavali col fuocooooo" o, il più classico "inter merda alè").

Gli Stati Uniti invece guardali li, con la loro concorrenza costantemente portata a livelli estenuanti, dove tutte le società sono ricche (ma tanto ma tanto ricche) uguali, e per mantenere questo equilibrio ad ogni pre-stagione viene fatto il draft, ovvero la serata dove l'ultima della classifica dell'anno precedente ha il diritto di prelazione sul miglior giocatore universitario che deve passare al professionismo (pazzesco, quando Cleveland selezionò il già fenomeno Lebron James, era come dire che il miglior studente della Bocconi veniva assunto da Banca Popolare di Spoleto o da Filatura di Pollone s.p.a). Certo che le squadre americane sono proprio delle puttanacce e puntano solo al profitto, tanto che il trasferimento di una società da una città ad un altra non è impossibile, anzi. Però si spendono tanto anche dal punto di vista etico, come no! Loro non si abbassano a mettere gli sponsors sulle magliette: trasferire la squadra da Springfield ad Alberquerque (giusto per citare un esempio realmente accaduto) va bene, initolare il nome dello stadio alla Gillete, o alla Heinz, o alla FedEx, ma la scritta sulla maglia mai! Comunque, forte concorrenza e normative che rimescolano i capitali (umani e non) permettono alle squadre, a turno, di vincere qualcosa. Tra l'altro non è vero che solo i cervelli fuggono dall'Italia: i muscoli di Bargnani e Gallinari (Bellinelli a te non ti considero) dove li mettiamo, in stiva? Resta il fatto che anche i cari States sono bloccati nella R&D: basket, football e baseball il loro core business; ogni tanto un pò di diversificazione ma niente di che.

Ma chi va veramente forte in quest'ultimo lato dell'economia sportiva sono gli asiatici. Ebbene si, coloro che ci dilettano con le loro sfide impossibili: togliersi la sigaretta con una frusta, lotta a bastonate con i neon, spaccarsi le gionocchia sui trampoli. Insomma, in Asia vince: l'imprenditorialità individuale, l'alto rischio d'impresa e la perdita sicura della dignità umana. MA la sola ricerca e sviluppo non porta al successo: se l'idea è buona, e anche ammettendo di essere in grado di realizzarla, servono i capitali per venderla sul serio, anche a clienti diversi da quel manicomio che è il Giappone. Forse un giorno smetteremo di guardare 22 ragazzi inseguire un pallone per buttarlo in rete, ma dubito che sostituiremo quest'attività con lo spettacolo di un elefante che trascina un mucchio di occhi a mandorla in un sentiero pieno di cocci, vetri, rami pungenti e siringhe infette (per quanto, nel suo piccolo, sia davvero qualcosa di commuovente).

Dan Marinos

domenica 12 dicembre 2010

La storiella delle tre ragazze: una soluzione in azienda

Il racconto a cui si riferisce l'articolo è un'evidente trasposizione in chiave moderna del racconto epico riguardante il giudizio di Paride.


Qualche giorno fa una mia amica ha postato su Facebook uno di quei racconti che nascondono la loro inutile struttura basata su luoghi comuni e/o pateticità sotto un velo di pesante ironia o tristezza strappalacrime. C'è la categoria della depressione: "il feto che parla alla madre durante la gravidanza che termina con un aborto", oppure "lui e lei che vanno in moto e mentre corrono lui cede il casco a lei perchè si accorge che i freni non vanno e allora si schiantano e lui si sacrifica (coglione, usa il freno motore)". C'è la categoria maschilista "la donna che va ai grandi magazzini dove vendono gli uomini migliori" e la categoria femminista (di cui il 99.9% sospetto siano scritti dalla Littizzetto). Il racconto della mia amica è di questo ultimo genere, e si svolge così:

"Un uomo aveva tre care amiche ma non sapeva quale sposare.
Allora, decise di fare un test, per vedere quale fosse la più adatta a diventare sua moglie.
Prelevò 15.000 euro dalla sua banca
(non credo sia possibile con le norme anti-riciclaggio, ndr), ne diede 5000 à ciascuna dicendole:
- Spendili come vuoi.
La prima andò a fare shopping, acquistò vestiti per sé, scarpe, gioielli, andò dal parrucchiere, dall'estetista etc.
Di ritorno dall'uomo, gli disse:
- Ho speso tutti i tuoi soldi per essere più bella per te, per piacerti: Tutto ciò, perché ti amo.
Anche la seconda andò a fare shopping, acquistando vestiti per lui, un lettore CD/MP3, un cellulare ultima generazione, una televisione schermo piatto con dvd e sistema home theatre, scarpe da jogging, delle mazze da golf.
Di ritorno dall'uomo, gli disse:
Ho speso tutti i tuoi soldi per renderti felice. Tutto ciò, perché ti amo.
La terza prese i soldi e li investì in borsa...in tre giorni raddoppiò il proprio investimento
(hahahhaha.....ma vai a cagare, ndr), rese i 5.000 Euro all'uomo e gli disse:
- Ho investito i tuoi soldi ed ho guadagnato i miei. Ora sono libera, posso fare ciò che voglio col mio danaro e non dipendo più da te. Tutto ciò, perché ti amo.
Allora l'uomo si mise a riflettere.......
La decisione dell'uomo ve la lascio in fondo. Ragioniamo invece quale sarebbe stata la corretta risposta da parte di un bravo economostro che vuole il bene della propria azienda/matrimonio.

L'uomo deve sposare tutt'e tre le ragazze, per massimizzare sinergie e benefici. Per comodità di esposizione, iniziamo spiegando perchè deve sposare la seconda, poi la terza, per ultima la prima.

La seconda ragazzuola è assolutamente necessaria se l'azienda vuole operare e generare reddito: non si è mai vista infatti una società che non impieghi risorse in attività (materiali come un televisore lcd e non materiali come un abbonamento al Blue Note di Milano). Tali attività infatti genereranno poi il reddito/appagamento per l'uomo in questione, unico azionista del matrimonio (in quanto nessuna delle tre ragazze ha cacciato il grano di tasca propria, ma piuttosto lo gestiscono: si apre dunque un rapporto - che ci limitiamo a nominare - di principal/agent dove il primo è lo sposo e il secondo è la futura mugliera).

La terza ragazza rappresenta la gestione finanziaria dell'azienda; la liquidità in eccesso le viene conferita affinchè essa la sappia investire nel migliore dei modi, apportando ulteriori proventi/gasamenti per l'azionista. Nel racconto questa manager crede di aver l'occhio lungo in fatto di strumenti finanziari, ma la recente crisi ha mostrato come molti imprenditori, sedotti dalle curve libidinose delle signorine cartolarizzate (non quelle su Playboy ma quelle sul Financial Times) hanno sputtanato allegramente il proprio patrimonio sottoscrivendo derivatives che......lasciamo perdere và che è meglio.

La prima ragazza invece è chiaramente la donnina dell'amore all'interno del gruppo aziendale. Perchè mai un uomo dovrebbe voler possedere  relazionarsi con una donna che spende una sbrega di dobloni (occhio: sono spese a conto economico, ergo "perdite", e non capitalizzazioni: la maschera di bellezza, il taglio di capelli....sono tutte manutenzioni, e non incrementano l'attivo)? In realtà, una delle tante ragioni dietro un'operazione di fusione & acquisizione è quella di inserire all'interno del bilancio consolidato di gruppo un sacco di perdite (cosicché venga abbassato il reddito imponibile, ergo le tasse da pagare), senza però intaccare equilibri, efficienza ed economicità del core-business. L'uomo/azienda redditizio dunque sposa la donna/società dalle mani bucate per pagare meno tasse.

Ecco dunque che la tri-gamia ruota attraverso attente gestioni aziendali: quella caratteristica (uomo), quella tributaria (donna 1), quella patrimoniale (donna 2) e quella finanziaria (donna 3).

Dan Marinos



P.S: nel racconto, l'uomo riflette a lungo (la lunghezza temporale è data da una sfilza di "a capo" nella formattazione del testo "che a furia di girare la rotella del mouse per scendere in fondo alla pagina ho ricaricato il computer"). La risposta illuminante era:
 E sposò quella che aveva le tette più grosse.
 Perché un uomo riflette molto...ma finisce sempre per fare le stesse cazzate.

Hahahahahahahha che ridere. Dico solo una cosa all'autrice di questo simpaticissimo racconto:
TITS or GTFO

venerdì 3 dicembre 2010

Zio Paperone è un Giapponese

Zio Paperone che svela la sua natura in un momento di distrazione

Nei primi anni '90 scoprii l'arte del fumetto e come tutti cominciai sfogliando decine, centinaia e poi migliaia di tavole di Topolino. Il mio sogno di bambino era di poter fare, un giorno, quello che faceva Zio Paperone: tuffarmi in una vasca piena di monete, farmi la doccia coi dobloni e avere l'ufficio pieno di dollaroni sparsi per terra (ne approfitto per lanciare una campagna contro il dollaro a due sbarre: il dollaro vero si scrive $ con una sbarra sola! Quell'altro è il paperdollaro e sembra che perfino diversi professori unversitari non conoscano la differenza, per Dio!).
Anyway, la mia mente da bimbo-sognatore si domandava come potessi realizzare il mio obbiettivo che, come scoprii sui banchi di scuola ed università, è invece maledettamente irrealizzabile:
  • Liceo - Fisica: un corpo solido come il mio cranio non può attraversare senza traumi una massa compatta di dure, durissime monetine.
  • Università - Corso di Economia Monetaria/Mobiliare: detenere tutta quella liquidità in portafogli è da immenso idiota. Esiste l'inflazione che ti erode tutto il valore del denaro, sai?
Mentre io scoprivo tutte queste cose, il Giappone affrontava una crisi molto curiosa. In breve, la sua economia non cresceva più, la domanda di acquisto era nulla, i tassi per affrontare una bolla immobiliare erano stati portati a zero virgola zero...Conseguenza: deflazione e crisi a spirale! I simpatici chiapponesi trovavano molto più pratico tenere il denaro liquido visto che i prezzi dei beni scendevano ogni giorno e non c'erano investimenti alternativi redditizzi. Ma cosa c'entra tutto ciò con il tuo sogno di bimbo? Ora veniamo al punto.

Alla fine della fiera dell' Est (asiatico), per due soldi (deflazione), un Topolino mio padre comprò, e su questo Topolino c'era Zio Paperone che si gongolava davanti al suo immenso deposito. Il lampo geniale scoccò immediato: "Zio paperone o è un cretino, o è un giapponese" pensai. Ancora questa risposta non mi soddisfaceva: avevo beccato gli occhi a mandorla, ma ero davvero sicuro che egli fosse della stirpe dei samurai? In fondo le sue monete erano paper-dollari, e non paper-yen...
Ma ecco che lunedì scorso, il professore di Corporate Governance ci racconta di come la Cina abbia riversato un sacco di risorse nell'economia americana, comprando come contropartita - attenzione attenzione - DOLLARI (tecnicamente non le banconote, ma il senso è quello) !!!
La mia tesi dunque "Zio Paperone è un giapponese" diventa "Zio Paperone è un cipponese (giappone+cina): dei primi eredita la liquidità strabordante, dai secondi eredita la voglia di investire negli States".

Non vi vedo convinti, volete la prova del 9? Ok, pensate ora a chi, nel mondo reale e in quello disneyano, vive sopraffatto da debiti per la casa, debiti per la macchina (che per di più fa schifo rispetto ai concorrenti giapponesi), debiti per il telefono e la luce, ecc ecc? Ebbene sì, Paperino è indebitato con lo Zione come gli States lo sono con l'Asia. Senza dimenticare la triade Qui Quo e Qua (leggere: banche, assicurazioni ed hedge funds) che dovrebbero essere regolamentati (e mantenuti) da Paperino ma che in realtà fanno quel cazzo che gli pare.

Che Dio abbia pietà per la Banda Bassotti.

Dan_Marinos

domenica 28 novembre 2010

Rapporto Debito/Equity: come idealizzare il proprio grado di autostima.



Ci sono certi concetti, certe teorie chiave dell’economia, che ti rimangono conficcate nella testa già dal primo semestre del primo anno della laurea triennale, e non puoi più in alcun modo dimenticarle: se sei dottore in economia puoi scordarti, chennesò, di andare a prendere i figli a scuola, di togliere i liquidi dal bagaglio a mano, puoi perfino dimenticarti di pagare le tasse, ma non puoi in alcun modo avere vuoti di memoria riguardo a certi argomenti. Uno di questi è il rapporto di indebitamento, o leverage, cioè quanto di ciò che è stato investito nell’azienda proviene dalle tasche dei soci-azionisti e quanto dai creditori (mutui delle banche, soldi dovuti all’erario, stipendi non ancora pagati ai dipendenti, altri finanziamenti come un leasing…).
Il concetto infatti è molto semplice, ed è sintetizzabile dal classico schemino dello stato patrimoniale di una società:
Il lato destro, indicato con “passività” e composto da debito ed equità, rappresenta le fonti da cui proviene il denaro che abbiamo investito nelle “attività”, che abbiamo diviso in materiali ed immateriali (brevetti, marchi…). Queste attività, unite al lavoro dei dipendenti, generano flussi di cassa che – si spera – sono superiori a quelli di input, fornitici da creditori ed azionisti; costoro infatti si attendono di essere rimborsati con l’aggiunta di interessi (per quanto riguarda i debitori) oppure di essere premiati con una distribuzione di dividendi sostanziosa (lato equità). E’ fondamentale riuscire a combinare, anzi ad equilibrare l’utilizzo delle fonti dei finanziamenti. Se si è troppo indebitati si rischia di far fallire l’azienda, o comunque di essere sempre troppo vincolata al volere delle banche. Se si usa troppo equity si va a pagare un costo maggiore: gli azionisti sono coloro che sopportano maggiormente il rischio di fallimento (non è qua che biosgna discutere il perché si parla sempre di Kd e Ke e mai si è parlato di rischio dei dipendenti), per cui pretendono un rendimento maggiore rispetto a quello richiesto dalle banche.
Ora, se traducessimo equity e debito in “aspettative personali” ed “aspettative di altri nei nostri confronti”, scopriremmo che il rapporto di indebitamento si può adattare anche alle persone, giorno per giorno. Da un lato infatti ognuno di noi si attende da sé stesso un determinato (a breve o a lungo) appagamento, e dall’altro lato genitori, parenti, amici, mogli, suocere,  Dio, capi di reparto o di ufficio, tifosi... tutti si aspettano da noi prestazioni adeguate che ripaghino promesse implicite od esplicite che gli abbiamo fatto. Per chiarirci, prendiamo qualche caso.
Il megalomane:  ossessionato da fama, ricchezza e potere, questo individuo attrae di solito veramente poche persone, per cui le aspettative di terzi sono veramente poca cosa rispetto all’autostima dell’individuo in questione. Rapporto di indebitamento nettamente spostato verso il lato equity. Pro: nessun rischio di deludere gli altri. Contro: come si è detto, il costo del capitale proprio è molto elevato e se il megalomane non riesce a pagare gli elevati flussi che egli stesso pretende, il collasso nervoso e il forte selling delle azioni porta ad un valore della persona pari a quello di una nocciolina.
Luigi Di Biagio e Fabio Grosso: due calciatori che non verranno ricordati nella storia dello sport se non per i rigori decisivi in due sfide tra Italia e Francia (il primo ai quarti dei mondiali del 1998, il secondo nella finale del 2006). Prima dei due tornei non è che le aspettative della comunità calcistica fossero, nei loro confronti, asfissianti: al massimo si poteva dire che pareggiava, o era inferiore, con ciò che loro si attendevano da loro stessi, per cui il rapporto di indebitamento era ben equilibrato. Invece l’apporto al capitale di terzi è esploso enormemente nel giro dei pochi minuti, anzi secondi, passati tra loro che si avvicinano al dischetto palla in mano, mettono giù la palla, prendono la rincorsa, calciano e sbagliano/segnano. Grosso riesce a ripagare se stesso e tutta una nazione con il flusso di cassa più grande dai tempi in cui gli esploratori diedero in mano alla Spagna un continente intero fatto d’oro. Di Biagio invece ha fallito; conseguenza catastrofica, due anni d’inferno, fino a perdere – di nuovo – con la Francia nella finale europei 2000.
Il ritardatario: le prime 10 volte tutti si attendono che lui arrivi in orario per l’appuntamento (leverage equilibrato). All’undicesimo ritardo, tutti imparano e prendono le adeguate misure: o abbassano il capitale investito o chiedono forti garanzie. Gli amici usano la prima soluzione, la ragazza la seconda (ovvero garantisce, in caso di ritardo, un muso lungo da qui fino allo Utah). Incredibilmente il ritardatario mantiene un aspettativa su se stesso sempre costante, malgrado un debito ballerino.
Dio: allora, la situazione è questa. E’ difficile affermare che il triangolo con l’occhio sia soddisfatto del mondo che ha creato, mentre ogni giorno 6 miliardi di preghiere( debito per altro in forte crescita ) gli salgono alle orecchie. Cazzo, se il rapporto debito/equity rappresenta un grado che va dall’ autocompiacimento alla depressione, Dio è un Emo.

Ora che hai capito come funziona, puoi anche tu farti il tuo grado di leverage. Ma attento, per tagliare il debito, usa solo forbici dalla punta arrotondata!!!


Dan Marinos

sabato 20 novembre 2010

Impairment Test e IAS 36 per il Parlamento Italiano


Premessa: invito l'intero dipartimento di accounting dell'università a NON leggere ciò che è stato scritto in questo articolo. Almeno finchè non avrete corretto il mio esame di bilancio.


Tra gli l’International Accounting Standards ce n’è uno, il numero 36, il cui scopo è quello di impedire che si mantenga registrato nello stato patrimoniale di una società un’attività sopravvalutata o inesistente: ciò significa che sono presenti degli investimenti segnati per un valore sopravvalutato, ovvero maggiore al cosiddetto “valore recuperabile”. Questo è un principio valido in tutti gli aspetti della gestione societaria, e presente anche nella nostra vita quotidiana: a chi non è mai capitato di comprare una bella casa in campagna, e un bel giorno vi costruiscono accanto una fabbrica di sbudellamento di maiali con annesso inceneritore per i rifiuti organici? Potete anche essere i più ottimisti del mondo, ma non potrete mai rivendere la villetta per un prezzo uguale o maggiore a quanto l’avevate pagata: il valore recuperabile è diminuito, e voi dovete tenere conto di questa svalutazione.
Ora, lo IAS 36 recita anche che non sempre all’interno del bilancio esistono singole attività che operano in maniera del tutto indipendente dal resto dell’azienda, ma soltanto una macroclasse generica di assets che cooperano insieme per un unico fine. Si necessita dunque un raggruppamento di questi assets affinché vengano considerati elemento unico, autonomo nella produzione e indipendente nella gestione. Questi insiemi sono detti CGU (Cash Generating Units).

Abbiamo già detto che lo IAS 36 può essere applicato su molti contesti: noi in questo articolo lo useremo per ri-valutare il Parlamento italiano. Innanzitutto, questo importante organo di Stato è composto da molti elementi che soltanto considerati nel loro insieme possono produrre qualcosa ( in questo caso considereremo il numero di leggi prodotto all’anno ): stiamo dunque osservando una CGU a tutti gli effetti, composta in particolare da:
-numero 2  Immobili (Palazzo Madama e Montecitorio).
-numero 915 poltrone (nota: le poltrone sono assets; i parlamentari, essendo dipendenti dell’azienda, non sono capitalizzabili e dunque non sono assets).
-il goodwill (o avviamento), ovvero quel valore che coglie le sinergie intangibili che permettono alle attività materiali di fornirci un buon prodotto (più è elevato, più le sinergie sono preziose). Nel nostro caso, sarà proporzionale al numero di leggi generate nell’arco della legislatura, e dunque cattura la capacità e stabilità dei parlamentari.
Sommati i valori di questi 3 elementi, abbiamo il “prezzo” complessivo della CGU.

Cosa accade quando una CGU perde valore e dobbiamo registrare una svalutazione? Interviene l’impairment test (test di svalutazione): il primo elemento ad essere colpito è il Goodwill, perché vuol dire che non ci sono più le stesse sinergie di prima (i parlamentari che non lavorano litigano, si sputano addosso, tirano fuori la mortadella o lo spumante). Poi, se ciò non ha ripianato del tutto la perdita (ovvero se non è intervenuto qualcuno – il presidente della repubblica o del consiglio – a ristabilire l’ordine modificando l’assetto di governo e le alleanze, e dunque si procede allo scioglimento delle camere) dovremo intervenire al ribasso anche sugli altri componenti. Ma cosa toccare: immobili o sedie?
Lo IAS vorrebbe che si svalutassero le restanti parti della CGU in maniera equa o proporzionale, ma nel caso specifico è difficile pensare che due edifici storici in centro Roma perdano valore in maniera sensibile (anzi, se mai lo Stato dovesse dismetterli, sai quanto grano ci tiri su!). Piuttosto dovremmo intervenire sull’arredamento, cominciando ad abbassare il numero delle poltrone e dei tavoli, supponiamo per un valore proporzionale a 1) il rapporto tra il numero di leggi che si sarebbero dovute fare se non si interrompeva la legislatura e 2) i giorni di blocco prima delle nuove elezioni, il tutto corretto per alcuni coefficienti di aggravante, come la presenza di una crisi economica da risolvere velocemente, la mancanza di un sistema di rinnovo della classe politica e l’assenza del paese da qualsiasi top ten (dalla classifica dei paesi con libertà di stampa, al miglior rapporto pil/debito, dal miglior sistema educativo alla migliore competitività nel settore degli scaldabagni in ghisa).
Abbiamo bisogno di verificare quanto vale la CGU-Parlamento, e dobbiamo effettuare questo test costantemente, data l’instabilità politica italiana (per le legislature di destra, andrebbe affrontato più o meno una volta al mese, per quelle di sinistra ogni volta che si fa una cazzo di votazione). Se sta lavorando meno di quanto ci si attende, vuol dire che abbiamo sopravvalutato il goodwill: dobbiamo tagliarlo! Se addirittura vengono sciolte le camere prima del termine del mandato, vuol dire che la perdita è cosi grave da superare l’avviamento: mentre prima ci si aspettava che si generassero numero n leggi, ora non solo abbiamo annullato la produzione, ma addirittura dobbiamo registrare perdite incredibili dettate dal blocco delle attività in attesa di nuove elezioni.

E allora via, a mettere le sedie su Ebay! “Mi cala la produzione, devo tagliare i posti di lavoro” dice l’imprenditore brianzolo. “Mi cala la produzione, devo tagliare i posti a sedere” dicono gli elettori. E lo facciamo non per odio verso la classe politica, macchè: stiamo invece seguendo uno dei principi chiave del frame work degli IAS, cioè il principio di attendibilità/prudenza nelle valutazioni.
Quando poi torneremo a legislature altamente produttive (semmai esistessero) ripristineremo i valori fino al loro stato originario. Al limite, anziché poltrone, metteremo sgabelli, a monito della precarietà sul posto di lavoro.

Dan Marinos

venerdì 12 novembre 2010

Alternative Investments: perchè nessuno finanzia la costruzione della macchina del tempo


La macchina del tempo: un'invenzione che registi, scrittori, fumettisti e donne over-40 hanno sempre sognato. Ma perchè nessuno sforzo è ancora stato fatto affinchè sia data la luce a questo veicolo spazio-temporale? Sappiamo bene che nulla è stato impossibile per l'homo erectus, il quale si è sempre prodigato verso lo sviluppo di nuove tecnologie, di nuovi marchingegni, di nuove stramberie (salvo durante il buio medioevo, identificabile oggi come la pausa pranzo della civiltà occidentale). La ruota? Fatto. Gli acquedotti? Sicuro. L'aereo? Due ali e pedalare.
E allora perchè non abbiamo ancora pensato a sviluppare la macchina del tempo? Non per mancanza di tempo e risorse, altrimenti non avremmo preferito costruire una pista sotterranea per hot-whells atomiche grande come tutta la Svizzera. La verità è che nessuno investirà mai in questo settore o sarebbe la fine del sistema economico come noi lo conosciamo e riusciamo a pensare.

Conoscete il concetto di capitalizzazione/attualizzazione: io ti presto oggi dei soldi (C) e tu me li restituisci domani con gli interessi (C+C*i, ovvero C*(1+i) ). Equivalentemente, se mi servono soldi in futuro (F), posso investire ad un tasso (i) un ammontare pari a F/(1+i).
Ora, supponiamo che l'inventore Emmet Brown, nel 1985, proponga alla banca un business plan riguardante la costruizione di una DeLorean in grado di viaggiare nel tempo (Euro 5, con ESP e lettore mp3 integrato), e che servano C euro per tutto il progetto che dura, per semplicità, un anno. Se la banca accettasse e finanziesse l'inventore, e se il progetto andisse a buon fine, cosa accadrebberebbe a scadenza?
1) Doc Brown restituisce C euro più gli interessi C*i e coi soldi che gli rimangono si gode una vacanza nel 1955.
2) Doc, furbo, torna indietro di un anno, nel 1985, esattamente il giorno in cui chiese il prestito. Non appena vede il Doc giovane uscire dalla banca col malloppo in mano, rientra e riconsegna C (dicendo "ops, mi sono sbagliato, io volevo solo inventare l'innocuo ed inutile e-book") e si tiene per se gli interessi maturati C*i.
3)Doc, conosciuto al bar come "la faina della Hill Valley", va nel 1984 e si presenta alla banca per depositare C/(1+i) (i restanti C(1+i)-C/(1+i), ovvero i soldi dovuti nel 1986 e quelli depositati nel 84, li spende in vinili usciti quell'anno, cioè Born in the USA e Defenders of the Faith dei Judas Priest). I soldi depositati genereranno C nel 85, affinchè Doc possa autofinanziare la costruzione di un altra macchina del tempo.

Risultato: soldi che generano soldi a costo zero! E senza contare l'intervento dell'inflazione, che boosterebbe tutto il ragionamento qui sopra! Banche che investono soldi una volta, per poi diventare luogo di frequentazione di viaggiatori del tempo! GRANDE GIOVE!

Tale invenzione è dunque destinata a rimanere il sogno infranto di Moira Orfei e Sophia Loren? Ebbene no, forse una soluzione c'è, e ce la suggerisce il nostro adorato sistema capitalistico: i Venture Capitalists, i quali non finanziano i business plan con strumenti di credito, bensì con capitale di rischio, cioè titoli azionari. E voglio proprio vedere Doc che torna indietro nel tempo per rivendere azioni di una società che non è ancora stata quotata, sto coglione!!!

Dan Marinos

sabato 30 ottobre 2010

Economia monetaria da oratorio: il ritorno al goleador standard


1971: Richard Sexy Nixon chiudeva l'era del Gold Standard, quella politica monetaria rinnovata con gli accordi di Bretton Woods (1944) ma già conosciuta fin dalla drammatica scomparsa del baratto. Politica non molto complicata del resto: uno yankee si sarà alzato e avrà detto: "Jamme bell, facimm' che leghiamo o' valore dell'oro al dollaro. Di conseguenza, o' valore delle altre monete (marco, lira, sterlina, paperdollari...) verranno a loro volta calcolate sempre in base alla moneta americana, ya!". Insomma, anche il più schifoso quarto di dollaro aveva un suo equivalente in oro.
1988-2002: ho vissuto 14 anni della mia vita sapendo che, cascasse il mondo, se avevo 50 lire in tasca potevo andare in qualsiasi bar e comprarmi una Goleador. Ero parte integrante ed inconsapevole del Goleador Standard, che fissava il valore della Lira a queste caramelle dal triplice gusto (liquerizia, coca, e finta-frutta). Non esisteva qualcosa di valore inferiore alla Goleador dato che il suo equivalente monetario, cioè la moneta argentea con l'omino che si tira una martellata sul cacchio, era il più "povero" in circolazione.
2002-oggi: LA DUPLICE APOCALISSE: 1) arriva l'euro, e ci fa dono di monetine puzzolenti e caccolose da uno e due centesimi. 2) un inspiegabile balzo dell'inflazione, interamente localizzato nelle adorate Goleador, fa salire il prezzo dei bon bon da 50lire (=0.0259 €) a 0.10€: incremento del 286%: inflation targeting stuprato e la Banca Centrale Europea omertosa meretrice (per non parlare di certi mercati neri - il bar dell'Università Bocconi - che le vendono a 0.20€).
Risultato, i portafogli si gonfiano di ramini e le caramelle rimangono sui banconi: il primo problema legato alla presenza di una moneta che non può essere convertita autonomamente in un bene reale e che dunque non ha senso d'esistere; il secondo legato ad un aumento dei prezzi che rende la Goleador un prodotto sconveniente, la cui classe nobile in quanto proletaria (unico punto di uguaglianza tra gli oratori cattolici e i circolini comunisti) viene denigrata ed accomunata ad un volgare pacchetto di Tic Tac.

Non posso credere che in Europa esista un Paese che vende un bene ad un centesimo, non ci credo!
Quali possibili soluzioni?
1) abolire gli uno e due cents, raccoglierli, fonderli e farci un'enorme statua di bronzo fallica;
2) mantenere i cinque cents, ma dividere il pacchetto di goleador in due pezzi, vendendo singole barrette: lo so, permettere il divorzio di una coppia storica è blasfemia e va contro il concetto naturale di famiglia (fonte CEI), ma siamo in tempi di crisi;
3) in sostituzione alla separazione del punto 2), nazionalizzare (anzi, europizzare) la produzione di Goleador affinchè si crei un monopolio che abbassi i prezzi del pacchetto di gommose a 5 cents. E fanculo il debito pubblico;
4) se proprio volete mantenere anche gli uno e i due cents, allora proponetemi un bene dello stesso valore, ma che sia gustoso, pratico, ed immediato.

Caro Trichet, sono pronto a sottoscrivere tutte queste proposte (tranne, forse, la statua fallica), ma, per il bene dell' Unione Europea, dobbiamo agire alla svelta!

dan_marinos

domenica 24 ottobre 2010

Darth Vader impara la lezione Enron: l'utilizzo improprio dei debiti verso gli stormtrooper

Stormtrooper senza una pensione di anzianità

Nell' Ottobre 2001 una simpatica compagnia energetica americana, la Enron Company, dichiarò bancarotta, salendo di prepotenza al primo posto dei fallimenti made in USA (primato che- ahimè- durò appena un anno, scalzato da WorldCom). Tra i falsi in bilancio, l'insider trading, i conflitti d'interesse, le mazzette alle agenzie di revisione ed una flotta di jet privati ficcati negli hangars dei managers, emerse anche un uso infame dei risparmi dei dipendenti che avevano investito, spinti dagli alti livelli dell'amministrazione, i risparmi per la pensione in azioni e bond firmati Enron: insomma, molto sommariamente, la quota dello stipendio di 22mila persone che l'azienda doveva accantonare per poi ridarla al momento della pensione, è stata usata per finanziare la follia dei managers.
Del resto è la natura stessa degli accantonamenti per pensioni a rendere questi importi un finanziamento per l'impresa, e non la mancanza di etica dei dirigenti: se inserisco, nello stato patrimoniale, 1000€ di debito verso i lavoratori, vuol dire che ho questi 1000 euri con cui posso farci più o meno quel cazzo che mi pare a patto di restituirli alla scadenza.

Darth Vader ha imparato la lezione, e ha sfruttato il TFR degli stormtrooper (vedi foto) per finanziare guerra dell'Impero contro la Repubblica (qualsiasi riferimento alla situazione politica/mediatica italiana è puramente casuale). Insomma, cosa mi va a pensare quel furbone del padre di luke?
a) può creare migliaia e migliaia di esseri viventi e li fa diventare un esercito di simpatici omini bianchi.
b) suppone che, nonstante l'evidente schiavitù, questi cloni siano in fondo esseri "umani": vorranno svagarsi, fare una famiglia, procreare, andare a bere una space-birra con gli amici...insomma, necessitano di uno stipendio E DI UNA PENSIONE.
c) non pouò del resto considerare gli stormtrooper come parte dell' Attivo nel bilancio dell' impero, in quanto le spese di addestramento non possono essere capitalizzate (secondo International Accounting Standards).
d) il loro periodo di attività è parecchio breve, se si considera il fatto che invecchiano molto più velocemente degli esseri normali grazie ad una mutazione genetica (fonte: Wikipedia).
e) a differenza dei lavoratori di Enron, che alla pensione ci arrivano, gli stormtrooper sono destinati ad incontrare uno stronzo di jedi che li fa fuori con una sciabolata laser senza neanche chiedere la politica dell'Impero circa le assicurazioni da infortuni sul lavoro.

Ed ecco la truffa galattica: Darth Vader accantona un sacco di fondi pensione che sa bene non verranno mai ripagati, usa il finanziamento per costruire la Morte Nera, e a scadenza li storna gonfiandomi il reddito con plusvalenze da debiti non più esigibili.

E' ORA DI DIRLE CHIARE QUESTE COSE: VERGOGNA!

dan_marinos

martedì 19 ottobre 2010

Seed

Cosa si può fare quando, tra una settimana, si hanno due esami bastardi?
1) studiare e concentrarsi sulle materie;
2) darsi a qualcos'altro.

Diamoci a qualcos'altro.
Scriviamo un blog.
Un blog con un minimo di senso, e visto che mi sono scelto di vivere di economia e che sono fondamentalmente un magazzino di cazzate ed idiozie, uniamo le due cose.
Parliamo quindi un pò di tutto, cercando (ma non sempre e necessariamente) di considerare in maniera ironica il lato economico delle cose.

Un blog che prova a prendere per il culo ciò che ci circonda attraverso l'economia, e che prova a prendere per il culo l'economia attraverso ciò che ci circonda.
Un Economostro, insomma.