domenica 22 aprile 2012

Liberal-hipsters




Ora che raggiungendo la notorietà anche gli hipsters sono diventati mainstream, ci domandiamo quale genere, quale moda, quale passione sia ancora nascosta nell'underground e colpisca solo pochi ed elitari gruppi di giovani tra i venti e i trent'anni. E' presto detto: il liberismo.

E' certamente una filosofia di vita che colpisce i ragazzi e le ragazze a qualche anno dal loro ingresso in un corso di economia all'università; ripensando agli anni delle scuole superiori, a nessuno di noi verrebbe in mente un compagno di classe che inneggiava alla privatizzazione delle attività economiche statali. Qualche distinzione c'era: i comunisti con la Vespa, gli anticomunisti con la Fred Perry, i giovani padani che abitavano in cascina...Tuttavia tutti eravamo contro la riforma dell'articolo 18 del governo Berlusconi II, contro le multinazionali, contro le scuole private (a meno di non esserne già studenti) e tutti amavamo quel momento in cui i professori ci dettavano sul diario la triplice sigla "CGIL CISL e UIL".  

Poi succede che vai in un ateneo dove insegnano economia, incontri studenti più anziani, brutte frequentazioni, ti allungano un libro sbagliato o qualche paper galeotto e ti ritrovi ad urlare contro il terrorismo fiscale perpetrato dallo Stato. Ciò nonostante, questo cellule rivoltose rimangono da sempre nell'ombra, afflitte dal peso oramai storico - a parer degli stessi liberisti - di un popolo che non capisce un cazzo di niente di economia, e basta guardare la storia del Partito Liberale Italiano per farsene un'idea. A tirarlo in piedi furono personcine mica da ridere, tra le quali Benedetto Croce e Luigi "non esiste nessun De Nicola" Einaudi. Partito che appoggiò la prima DC, che fece opposizione ai tempi dei governi di centrosinistra, che propose la legge sul divorzio, che cullò un giovane Marco Pannella il quale poi si staccò per formare i Radicali rimanendo tuttavia spesse volte alleato col PLI. Insomma, un po' di caciara questo partito la fece ma, amici miei, con un record massimo del 7% alle elezioni del '63 non è che poteste pensare di fare granchè, abbiate pazienza. E così con lo scandalo tangentopoli e la discesa in campo del più grande uomo liberale di faccia e socialista di culo (il culo del popolo, s'intende) il PLI si sciolse definitivamente. 

Che cosa portò questo scioglimento? Facile: portò ai liberal-hipsters. Questi giovani che si ritrovano segretamente in aule poco bazzicate per poi migrare al calar del sole verso cene private dove i ragazzi deridono il discorso di Bob Kennedy contro il PIL a suon di rutti, e le ragazze scelgono il colore delle tende e dei divani in base all'ultimo completo di Oscar Giannino. Pensateci bene: gli hipsters, prima di passare agli occhiali spessi e quadrati alla Woody Allen, indossavano quegli stessi occhiali vintage tipo-Carrera che indossava Milton Friedman. E dunque come non omaggiare questi invisibili, questi esseri che organizzano - non sto scherzando - festicciole dove i prezzi dei drinks sono indicizzati alla borsa di New York, se non con una canzone che dedico loro. Tranquilli, cari amici degli speculatori e delle banche assassine, non si tratta de Il liberismo ha i giorni contati dei Baustelle, quelli oramai sono ultra-mainstream. Questa che vi dedico è Hipsteria de I Cani.

Qui il video, sotto il testo da cantare durante i vostri raid su Facebook e su NoiseFromAmerika. 



Le riforme che guardavi dall'alto ed osteggiavi,
 a fine aprile, velleità, davi del "commie" a Monti.
A casa poi scrivevi i tuoi commenti,
 sacrificavi le tue diottrie curvo sul profilo di Boldrin.


Il PIL. Il PLI. "Andrò a Chicago a studiare
 da Arnold Harberger, io ti assicuro che lo faccio,
o se non altro vado al parco e leggo la bio di J.P. Morgan."


Spietato e inesorabile è il saputo liberista, 
persino o soprattutto in un ateneo del centro.
Tu fumavi ed ostentavi una malinconiaa 
per Margaret Thatcher, che camminava sul carbone.
Le tasse. L'esprorio. Immagini che a te mettono ansia.
 Le finte ansie. "Giuro, non c'è posto nel mio cuore
 per un post in più su Facebook con quel Giannino alle nove del mattino."


"Mario Monti, tu mi odi e io lo so di non farci bella figura. 
Sono il primo a riconoscere che se 
solamente fossi stato più intransigente con lo spreco statalista,
 non avrei fatto finta di niente."


La Billa. Tagliar la spesa. "Andrò da Pinochet a lavorare o a studiare.
 Dirò ai miei genitori che è il mercato che mi vuole. Vedrai, vedrai, vedrai." 

Dan Marinos

domenica 15 aprile 2012

Appello cremasco agli investitori esteri.


Egregi Presidenti di Giappone, Cina, Corea del Sud, Israele e di altri Stati che recentemente hanno ospitato il Primo Ministro italiano Mario Monti,

Durante le visite presso i vostri onorevoli Paesi, il nostro Presidente del Consiglio si è speso in grandi parole per convincervi a investire nel nostro territorio. Nella remota ipotesi che egli Vi abbia convinto, non vorrei che Vi trovaste in imbarazzo nel dover scegliere in quale città depositare il seme della rinascita per noi italiani, del successo economico per Voi forestieri e della rinnovata amicizia tra di Noi abitanti di questo bel mondo. Per questo motivo ho deciso di levarvi ogni dubbio ed indicarvi il punto d’atterraggio per il vostro capitale: la città di Crema. Con la seguente lettera non solo Voi, ma anche molti italiani che ad oggi non conoscono questa ridente località e potranno farsi una cultura territoriale un po’ particolare, tralasciando le solite mete turistiche tipo Roma, Firenze e Udine.

Perché Crema? Partiamo con la geografia. Se prendete una cartina dell’Italia settentrionale, individuerete facilmente le principali città della Lombardia, regione ai vertici della produzione industriale e vero laboratorio della modernità: Milano, Bergamo, Brescia, Cremona e Pavia. Ebbene, Crema si trova esattamente nel centro dell’area delimitata da questi capoluoghi di provincia: i più pratici di voi, tipo i giapponesi, avranno già intuito il punto di forza logistico della città che vi sto presentando, a meno di un’ora da tutte i principali centri produttivi e commerciali del settentrione. I più esoterici invece noteranno che, pennarello alla mano, si può tracciare un pentacolo avente come vertici le cinque provincie di cui sopra e con Crema al centro (per gli ebrei invece basta aggiungere Piacenza e si ottiene la stella di David; il nostro territorio è flessibile alle esigenze della cultura straniera). 

Bon, ora che vi ho incuriositi con questo antipasto gusto Voyager passiamo al piatto tanto forte quanto delicato: l’economia della città (con contorno di politica locale). A differenza dei mirabolanti vantaggi apportati dalla nuova versione dell’articolo 18 a Voi illustrata dal Monti, a noi cremaschi non interessa la flessibilità del lavoro: a noi interessa la flessibilità dell’impresa. Gli esercizi commerciali devono poter entrare ed uscire dal mercato in un batter d’occhio, tanto che sono nati i negozi “count-down”: un bel giorno aprono, si fa l’inaugurazione e - puf! - dopo pochi minuti hanno già chiuso baracca! “Hai presente quello che vendeva l’attrezzatura per modellismo navale? Ha chiuso, ho visto ieri che ha aperto una macelleria russa.” Poi il giorno dopo vai per comprarci del buon salame cosacco e ci trovi un salone per la terapia del sale. Sapete meglio di me, cari futuri investitori, che in questi giorni di credit crunch gli orizzonti di investimento si fanno brevi, per cui quale scelta migliore di un negozio "count-down"? 

Sarebbe folle tuttavia pensare di uscire dalla crisi economica senza progetti a lungo termine. “Per uscire dalla recessione bisogna puntare sulla crescita” ha detto saggiamente il mio amico Pierlapalissiando Casini. Per questo motivo, quando verrete a Crema noterete un sacco di cantieri, di palazzi in costruzione e di strade in fase di rifacimento. Mi chiedete se le case poi le vendiamo? Ma che domande, certo che no: ancora ci sono appartamenti sfitti nel quartiere “mezzo berlinese mezzo Côte d'Azur” di Porta Nova e già abbiamo quasi terminato un enorme, bianco e melvilliano palazzo in stile finto-vittoriano proprio di fronte all’ospedale. Ma che importa se non vengono venduti? Di più, che importa se non sono stati nemmeno completati? Il loro scopo è sociale con la “s” maiuscola, va oltre il piano regolatore: è puro Welfare. Da anni si è parlato in Consiglio Comunale di un progetto denominato “cittadella dell’anziano”, ma perché sprecare tempo in progetti quando si può intrattenere il pensionato con i cantieri? Tanto da raggiungere la più bell’opera incompiuta mai vista dai tempi di Anime Morte di Baricco: il sottopasso a Santa Maria per attraversare i binari della ferrovia. Lì, di fronte al nulla, l’anziano viene coinvolto in maniera direi metafisica. 

E la politica? Verrete supportati nelle vostre scelte? Tra meno di un mese ci saranno le elezioni, e avremo un nuovo sindaco. Il liberismo è insito in tutti i settori cremaschi, per cui anche in politica la concorrenza si fa accesissima: 7 candidati sindaco, di cui 3 provenienti da partiti e 4 da liste civiche. Tanto per non far mancare la magia e l’unicità di questa polis, sappiate che le primarie del centrosinistra le ha vinte una tizia del PD, per cui è chiaro che a Crema anche l’impossibile è possibile. L’ultima volta che ci sono state le amministrative la situazione non era così: i candidati erano solo 3. Quello che ha perso non s’è più visto, quello che ha vinto fa il farmacista e il terzo è stato mandato agli arresti domiciliari per aver dato un calcio nel culo al vincitore. E’ evidente che ci siamo evoluti e ci siamo fatti carico delle nostre responsabilità. La crisi economica è stata presa sul serio da ogni cittadino, e sulle ali della sobrietà richiesta da Monti le costose siringhe di eroina sono scomparse dal parco del Campo di Marte lasciando spazio alle bottiglie di birra della Lekkerland. Beh, magari in questo caso “sobrietà” non è la parola giusta, ma certamente siamo tutti più attenti agli sprechi e percorriamo nel quotidiano quella strada verso l’efficienza che le aziende italiane vanno tanto cercando e che solo un vostro intervento potrà illuminare.

Egregi Presidenti di Giappone, Cina, Sud Corea, Israele e tutti gli altri, è dunque evidente l'attrattività che questa città può avere sul vostro grano. Qui tutti attendiamo il vostro arrivo, dal commissario al sagrestano (tranne Don Mauro, quello di CL, che è sparito e nessuno sa che fine ha fatto).

A nome di tutta la comunità Vi ringrazio anticipatamente e Vi porgo i più cordiali saluti: bella lì.


Dan Marinos


Ps: se venite in treno, vi veniamo a prendere noi a Treviglio. Se no ci vediamo alle Agello.

sabato 7 aprile 2012

A sua immagine e insaputa


In padania impazza il gioco Trivial Insaput. Si ottiene la laurea solo rispondendo: "Non lo sapevo"

Ovviamente Umberto Bossi non è stato il primo a dire di aver sbagliato o di aver ricevuto benefici illegittimi a sua insaputa. Molti associano queste tre parole – “a sua insaputa” –  a Scajola, in riferimento a quell’appartamento vicino al Colosseo pagato con un mutuo sconosciuto all’ex ministro. A ben vedere tuttavia la moda risale a qualche mese prima, con la nota dichiarazione di non aver saputo la vera identità di una giovane marocchina in stato di fermo presso una Stazione di Polizia, e anzi di aver creduto innocentemente al suo rapporto di parentela con il dittatore dell’Egitto. In quel caso poi il termine “a sua insaputa” venne votato e approvato, seppur per mere ragioni politiche, in Parlamento. 

Qualche settimana fa Filippo Facci (guarda te chi mi tocca citare) ha scritto una cosa interessante su ilPost.it; faceva notare che mentre vent’anni fa i politici si difesero dalle accuse di magistrati, giornalisti ed opinione pubblica affermando che tutti agivano sapendo di usufruire di finanziamenti illeciti perché il fatto era una prassi consolidata nel sistema, ai giorni nostri i vari Rutelli&Co si difendono accusandosi (l’ossimoro!) di sola ignoranza.  Che poi l’ignoranza la si può far passare, ma dev’essere di quella bella sana, come dire… un po’ magutta un po’ bòvara. Di quella che Polillo, sottosegretario all’economia, va in televisione ed elogia “Diceva Pereira” anziché “Sostiene Pereira”; per l’amor di Dio, tutto un putiferio su Tweeter per una cosuccia da nulla. Io fino a poco tempo fa credevo che il libro parlasse di un militante di chissà quale dittatore sudamericano! Certo è letale l’ignoranza che fa dire allo stesso Polillo che la soluzione al problema degli esodati è rendere nulli gli accordi di prepensionamento, magari facendo decidere la cosa caso per caso ad un giudice (il sottosegretario meriterebbe una lode per aver detto qualcosa che fa incazzare contemporaneamente lavoratori ed impresa, se non fosse per la forte concorrenza che trova in altri esponenti del governo). 

Torniamo per un attimo a Bossi: a lui mi vien quasi da concedergliela l’insaputaggine. Si, è così. Mi vien difficile credere che un settantenne con traumi da ictus sia sempre lucido e possa facilmente rendersi conto di ciò che gli gira attorno. Guardatelo, intervistato ieri dalle televisioni nazionali: come può un uomo lucido presentarsi davanti alle telecamere con una bacchetta degli occhiali infilata dentro e non sopra un orecchio? Non mi stupirebbe sapere che da padre abbia creduto o voluto credere alle panzane raccontante da figli, moglie ed amici. Dico, ma con tutti i suoi anni è davvero pensabile che egli sia consapevole di ciò che accade attorno? Chi mi fa cadere le braccia non è lui e nemmeno i figli approfittatori e i manovratori di partito (da questo punto di vista Maroni merita il premio “Cossiga 2012”), ma chi – sempre inconsapevolmente – permette ad un cariatide malato di girare per manifestazioni anziché rimanere a casa con la copertina a godersi la tranquillità più o meno meritata. Invece no, il Capo va ciecamente venerato, non importa quanto quello che dica e faccia sia biologicamente impossibile. Insomma: anche la gente, se fedele al culto del leader, diventa corresponsabile dei reati del loro idolo.

Credo di essermi confuso, volevo parlare di Bossi e sono finito col parlare del Papa. Beh, in tempo di Pasqua, non rimane altro che domandarsi se, davanti a tutto ‘sto casino, Dio non ci abbia creato a Sua immagine ed insaputa.

Dan Marinos