domenica 27 novembre 2011

Proverbiale ignoranza



INTRODUZIA:
L'altro giorno il buon Aristocle, mentre si parlava dell'articolo con le poesie modificate di qualche settimana fa, ha sparato una perla:  "l'unione fa la farsa". Vuoi che ieri sono stato 7 ore al mare, vuoi che per arrivarci e tornare indietro ci sono volute 23 ore nette di autobus (su 800 km di tragitto, ergo una media di 34 km/h), vuoi che non avevo  niente da leggere e che non si poteva dormire perchè la strada sembrava essere stata bombardata dai nazisti e l'autista voleva testare le sospensioni nuove di trent'anni fa...
Insomma, ho trovato il tempo per mettermi a giocare con qualche proverbio, chiudendo così con quest'articolo il ciclo sull'attualità che ha coinvolto il blog negli ultimi articoli pubblicati. I proverbi, i modi di dire e le frasi fatte sembrano quasi fatti apposta per essere modificati a proprio piacimento, perchè sostanzialmente nella loro forma originale non vogliono dire nulla. Anzi, è' stato così facile riformularli che ho il terrore di averli copiati da qualche parte ma non ricordo dove. Personalmente poi ho un odio profondo verso molti proverbi, tipo "l'eccezione che conferma la regola", che si spaccia per perla di saggezza ma che invece è una presa per il culo. 
Detto questo...

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Eurobond.
L'Unione fa la farsa

Germania.
Non c'è UE senza te

Ribadire.
Chi c'è CEE, chi non c'è non CEE.

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Dimissioni
Tanto fumo poco arresto

Festeggiare 
Chi va via perde il posto nell'isteria

La minaccia
Il padrone è ritornato e il postribolo va ridato

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Il nuovo arrivato
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il Quirinale

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Banchiere di Dio
Christmas with the IOR, Easter what you want 

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Nostalgia
Quando c'era Lui, Trani arrivava in orario.

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 Qualcuno piscia sempre fuori dal vaso
L'asse del w.c. è sempre più verde.

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Neo-ministro degli Interni
Donna alla Volante
 
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In tribunale faceva freddo
Vendute con trenta den.
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Paura di perdere
L'elezione che conferma la regola

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Probabilità di vittoria
La p(V) dei ciellini è tanta

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Notizie secondo necessità.
Il cane è il miglior amico dell'uopo.

venerdì 25 novembre 2011

Lettera da un lettore - risposta a "L'orgoglio dei leoni"




Visto che stasera me ne vado al mare a mostrare le chiappe chiare agli indiani, torna a salvare l'appuntamento settimanale con l'Economostro il buon Aristocle, lettore che già una volta aveva detto la sua in un articolo sulle tute blu. Anche in questa sua seconda lettera tira in ballo la filosofia e una serie di accostamenti a casaccio tra cose che nulla hanno in comune tra di loro (tipo l'esempio del Cesena, che potrà anche assomigliare alla situazione italiana ma che di certo non assomiglia ad una squadra di calcio). Se troverete punteggiature e spazi con lo stesso ordine logico della dentatura di un contadino cambogiano, è colpa di Aristocle e del suo Microsoft Word 95.


Caro Economostro ti scrivo,
perché è davvero un piacere sentirti. Le mie erezioni da adulatore di M&A sono state molto ridimensionate da un progetto che sto facendo (e che inciderà in larga parte sul mio esame) che ha come oggetto appunto un deal tra 2 società nel settore farmaceutico (rigorosamente non quotate per non facilitare troppo le cose a livello di ricerca dati, comparables, DCF, ecc...) ma non demordo e mi scasso di ricevimenti anche da Brugger, che pur non essendo mio docente, mi ha ammaliato con la sua “r” .
Il mio Cesena sta dando blandi segnali di risveglio, orfani del Giak per noi non è facile per di più la nostra panchina è nelle mani di Arrigoni, non certo lo Steven Seagal degli allenatori, ma per ora è questo che passa il Convento (=Technogym).
Prendo spunto da qui.
 Abbiamo vinto il Derby, non si è vista la mano del nuovo Mister, ma abbiamo vinto. Un piccolo grande segnale è stato lanciato. Nuove sfide ci attendono e non bisogna lasciarsi trasportare da facili campanilismi, entusiasmi o quant’altro.
Monti (e qua mi gioco tantissimo perché ho appena fatto un parallelismo tra Mario Monti e Daniele Arrigoni, e giuro non tocco alcool da almeno 15 secondi se si esclude il dopo barba) si è appena “insidiato” verbo che non mi piace tanto perché sembra celare un ché di minaccioso, quasi fosse una trappola, al Governo e già ci sono state sentenze, profezie e manifestazioni.
Il segnale il buon Marietto lo ha mandato, a quanto pare lo Spread si è un attimino calmato, ma anche qui non è semplice indagare con chiarezza le determinanti di tutto ciò o quanto meno si è tentati di dare giudizi affrettati e poco consoni.
Io ho studiato in un altro ateneo al triennio per cui non sono un bocconiano puro sangue,mi sento un po’ meticcio e quindi ho vissuto la situazione in modo molto distaccato al di là dei toni che si stavano delineando che vagamente mi ricordavano le Termopili. Le frasi che hai evidenziato nel tuo articolo provano che non basta essere in possesso di un badge, avere una buona media, fare parte di un prestigioso ateneo in quanto sono di una banalità e di una semplicità sconcertante. Manifestare, comunicare, limitarci al nostro piccolo orto quasi a dire "non ti curar di loro ma guarda e passa". Penso che la partita si giochi qui.
Cercherò di spiegarti (come se tu fossi un paracadute) come la vedo io.

Manifestare. In greco φαίνομαι (se preferisci “fainomai” tanto Valeria Marini non lo capirebbe comunque, e qui c’è la mia sconfitta più grande) significa apparire, manifestarsi…epifania bla bla bla. Questo è uno sterile esercizio che faccio di tanto in tanto per mantenermi ben oliato il cervello perché non esiste lubrificante migliore per le meningi del greco. A me piace concepire la vita, in tutte le sue sfaccettature, come un enorme processo dialettico. La manifestazione, di qualunque natura essa sia, è sempre ben accetta purché faccia parte di un processo più ampio e non sia assolutizzante. Manifesti per partecipare a qualcosa? Oppure manifesti e basta? Di “fenomeni” ossia di manifestanti ce ne sono già troppi (ciò non significa che non ci siano dei buoni motivi per manifestare ovviamente) e io di fenomeno conosco solo Luis Nazario da Lima. Non ne voglio altri. Quello che intendo è che raramente le manifestazioni hanno portato ad una vera e propria partecipazione, attiva e proattiva, da parte delle parti coinvolte e quindi ogni volta che sento la parola “manifestazione” penso a qualcosa di sì giusto (è un diritto, è lecito, bla bla bla bla) ma di altrettanto parziale e quindi per me poco interessante.
“Andate a studiare, non sapete un cazzo di economia!” è aberrante e orrenda tanto quanto “Non ce l’hanno fatta Tremonti, figuriamoci uno solo!”. Sono tutte frase trite e ritrite di cui non so davvero che farmene. Sono inutili e tristi come gli applausi registrati in serie nei programmi di Candid Camera. “Un’abbonamento” non si scrive con l’apostrofo (impietoso Word me lo sta sottolineando in rosso sangue) ma se un tuo lettore te lo fa notare in un commento i casi sono 2:

- Non ha mai sbagliato in vita sua e pertanto può permettersi tale critica;
- E’ strafatto di pennarelli Uniposca;

Per semplificare considereremo il secondo caso.
Comunicare. Io sono un grandissimo fan di Gorgia. Nel mio ranking è in continuo rialzo. Non viene mai degradato ed è una costante nella mia personalissima top 10.
Il suo fantastico tribolo predicava esattamente che ancora prima di preoccuparsi sull'Essenza di qualcosa, occorre risolverne la questione della conoscibilità e della comunicabilità. E qui casca l'asino. L'Economia c'è. Nessuno (a meno che non strafatto di Uniposca) potrebbe dubitarne. L'Economia è conoscibile. Qui iniziano le prime abnormi difficoltà, ma se non propriamente conoscibile l'Economia è di certo indagabile ed osservabile (troppo spesso a posteriori quando ormai i disastri sono successi, ma è indagabile).
Tagliando corto l'Economia andrebbe studiata, assieme al diritto, all'arte, ecc...a partire dalle elementari. Persone che usano parole come valore e prezzo in modo intercambiabile rappresentano un enorme barriera al dialogo. In un periodo teso e difficile come questo i deal breaker tra indignados e bocconiados sono ai massimi e se si è giunti a questo occorre indagarne le cause.
Quoto in pieno il tuo accenno ad una riforma del sistema scolastico in grado di fornire quanto meno gli strumenti per una sopravvivenza a tutti noi. Se le persone non sono in grado di comprendere ciò che le circonda, non solo per negligenza loro ma per barriere all'entrata allora la competizione non si sta svolgendo su un “equal playing field”.
L'Economia c'è, noi no. Non possiamo più accontentarci di creare valore per gli azionisti, la vera sfida ora come ora è creare Valori, condivisibili, basati sull'arricchimento reciproco e propositivo.
Le cose si devono però fare in 2. Se vogliamo condividere e darci al peer to peer anche gli indignados devono fare la loro parte, ossia uscire dalla fase di manifestanti e procedere lungo una dialettica sino a giungere di fronte a Sarfatti con più dubbi che certezze, portando tanta curiosità (e qualche figa che quella non guasta mai). Di contro tra i leoni non troverebbero boriosi Gordon Gekko pronti a smembrarli come fossero BlueStar, ma ragazzi come loro, indignati, curiosi, dubbiosi e altrettanto attoniti.
Io mi sono un po'stufato di sta menata dei diritti e dei doveri...chi ha il privilegio, il merito, la fortuna di poter studiare deve sentirsi responsabilizzato da tutto ciò, quanto agli indignados a mio avviso hanno una bella lista di doveri da osservare:
Dov'eri quando l’unico Monty che conoscevi era Python?
Dov'eri quando noi studenti eravamo a scassarci la testa, magari in India o chissà dove?
Dov'eri quando gli slogan hanno sostituito la sintesi?

La Bocconi è lì ferma. Quante occasioni hanno avuto per confrontarsi e per cercare un dialogo? Spesso vengono a volantinare i più svariati gruppi studenteschi, dalla falange estrema del partito comunista dei lavoratori cinesi, ai nostalgici di Nino D'Angelo...eppure io non ho mai visto nessuno di questi mettere da parte le loro idee per confrontarsi con qualcosa di diverso.
L'unica cosa per cui vale la pena manifestare è l'intelligenza. Manifestiamola tutti, assieme, ovunque perché purtroppo l'ignoranza è biadesiva, attacca da entrambi i fronti. Mi auguro che la prossima meta di queste manifestazioni sia la meta-morfosi, allora vi parteciperò in prima linea.
Prima di attaccare la sovranità nazionale, di un governo tecnico o meno, cerchiamo di ri appropriarci della nostra...cerchiamo di ragionare con la nostra zucca e di essere sovrani di noi stessi: Re-sponsabili, guardandoci bene dal cedere ai mezzi di “distrazione” di massa, infinitamente infidi e pericolosi.

Abrazo.

Artistocle

venerdì 18 novembre 2011

L'orgoglio dei leoni



Ieri abbiamo assistito alla solita inutile manifestazione. Non ha portato a nessun risultato, tutto è esattamente come prima; forse ce ne dimenticheremo già la settimana prossima. L'unica novità è stato l'obbiettivo della protesta: la Bocconi, come primo luogo-simbolo del neo Presidente del Consiglio Monti.
Quando ho saputo della notizia mi sono gasato un sacco e ho anche sogghignato di fronte a cotanta ignoranza: mai vista una cosa simile in 5 anni, salvo quella bomba che ha avuto un effetto pari ad una cena a base di legumi. Sono corso ad iscrivermi all'evento su Facebook creato dai collettivi studenteschi che hanno pianificato l'assedio, giusto per farmi due risate e leggere le panzane che scrivevano: sorprendentemente la maggiorparte dei commenti erano scritti da bocconiani. Frasi ironiche, come chi faceva notare ai promotori de "La cultura contro la crisi" l'errore grammaticale nella frase  "Nè con Monti, nè con Tremonti". Risposte educate che spiegavano la falsità dello stereotipo del bocconiano ricco e privilegiato (buoni esempi su Wordpress e Facebook, altrettanti interessanti i commenti agli stessi). Tentativi infine di instaurare un dibattito con la controparte. E poi, tutto questo (è solo una piccola raccolta, ed evito volutamente i caps lock) :

"Vaffanculo a tutti quelli che creano problemi."
"Fate ridere merde."
"Andate a studiare."
"Siete e rimarrete solo un branco di ignoranti fannulloni!!!!"
"Andate a lavorare."
"Mi sento in ogni caso ragionevolmente rassicurato nel sapere che entro cinque anni voi poveri sottoprodotti del welfare state sarete letteralmente dipendenti dalle mie tasse."
"Scusate ma quanto siete ignoranti? :) E' evidente che non avete una minima idea di cosa è l'economia, la finanza e persino la Bocconi.[...] Comunque concludo dicendo: don't worry per il vostro futuro! Tanto ci saremo sempre noi a lavorare e a pagarvi il wellfare (sottolinatura mia) con le nostre tasse"
E improvvisamente ho smesso di ridere.

Tutte frasi ridicole, imbarazzanti. Come: Sono uno studente, lasciatemi studiare. Scommetto che poi diventerà: Sono un lavoratore di JP Morgan, lasciatemi lavorare. Va bene, vorrà dire che il giorno in cui verrai licenziato e non potrai pagare il mutuo della casa ti dirò: Sei un mendicante, ti lascio mendicare.
O ancora: Andate a lavorare merde! Difficile, quando il tasso di disoccupazione giovanile è al 29%.
Ma la peggiore rimane: Andate a studiare, non sapete un cazzo di economia!
E' vero, ed ecco il punto cruciale: il non sapere cosa ha causato un problema vieta alle persone di manifestare contro quello stesso problema?  Ovviamente no, per lo stesso motivo per cui gente che non capisce un cazzo di architettura si è lamentata del ponte di Calatrava a Venezia e gente che non ha studiato teologia o giurisprudenza si è flagellata davanti alla rimozione dei crocifissi nelle aule dei tribunali. Tuttavia, la protesta senza la conoscenza è un'azione che pur essendo legittima risulta essere totalmente sterile, perchè ha ben chiaro il danno ma non la causa. E allora, amico Wellfare, rivelaci come hai fatto a ottenere il Sapere: forse che i bocconiani nascono già economisti? Oppure a 14 anni ai tuoi genitori anzichè il motorino hai chiesto un'abbonamento (sottolineatura di una lettrice bocconiana orgogliosa) a Milano Finanza? Direi di no, è più probabile che tutto ti sia stato insegnato all'Università. Pensate a cosa sognavate di diventare quando avevate 14 o 16 anni, prima di passare il test d'ammissione alla Bocconi, e chiedetevi: "Se fossi diventato medico o designer, sarei stato in grado di capire il contratto del mutuo per la casa? Avrei saputo come quando e quanto sarebbe stata la mia pensione? Mi sarei incazzato nel sapere che lo Stato finanzia in parte le scuole private mentre la mia università pubblica fa cagare?" Probabilmente non saremmo in grado di rispondere adeguatamente nemmeno adesso, con una laurea in mano.
Oh, ecco la chiave: com'è possibile sperare di tirare avanti un paese dove l'unico modo per conoscere dei concetti base di economia o diritto è iscriversi a facoltà specifiche? Com'è si può sperare di crescere non solo economicamente ma anche culturalmente se un diciottenne crede (ed è legittimanto a crederlo, perchè nessuno gliel'ha insegnato al liceo) che una s.p.a è una società quotata controllata da un privato, come dimostrato dalle numerose interviste pre-referendum. Quello stesso diciottenne che per andare a studiare arte o fisica quantistica a Milano sale su un treno, perennemente in ritardo, gestito da una s.p.a che guarda caso non è quotata ed è controllata dallo Stato. Come puoi pensare di avere una stabilità politica se lo stesso elettore che ritiene di aver tatuata nel cuore la carta costituzionale, è convinto che il Governo venga eletto dal popolo?
Ed è questo ciò che mi fa incazzare da matti dei manifestanti, siano essi studenti o lavoratori: perchè non chiedono di introdurre lezioni di diritto ed economia nelle scuole superiori (vedi il Progetto Brocca, implementato in pochi casi dove queste materie sono impartite solo i primi due anni per due ore a settimana)? Perchè? Sarebbe ridicolo il terrore che la propaganda del capitalismo si infiltri nelle aule scolastiche per la stessa ragione per cui i libri di storia non sono scritti dai comunisti.
Questo è il primo problema dei manifestanti, e non è sarebbe stato troppo difficile fermarsi dall'invadere la Bocconi, fare un' inversione a U e andare manifestare al Ministero per ottenere un'istruzione adeguata.
E quelli che sono già usciti dal liceo? Quelli che stanno studiando medicina, letteratura, architettura; quelli che ancora si ricordano latino e la legge di Archimede, ma proprio di economia non ne hanno mai sentito parlare. Ecco la risposta del bocconiano: Andate a studiare merde!
Mai una sorpresa, mai un po' di coraggio, mai qualcosa di incredibilmente bello e clamoroso. Rimaniamo chiusi in Via Sarfatti 25, orgogliosi (anche giustamente) di appartenere al miglior ateneo italiano in fatto di economia. Siamo quelli della filosofia schifosa del "con tutto quello che pago...", splendidamente spiegata in questo commento: 

Dico solo che tutto ha un prezzo, giusto o sbagliato che sia. Magari un giorno, e lo spero davvero, non sarà più necessario mandare i propri figli alla Bocconi. Oggi offre un servizio migliore, non si puó negare: se non vuoi/puoi pagarlo almeno stai zitto e non rompere i coglioni a chi lo fa perché il mondo è ingiusto, bella scoperta!

Ma se qualcuno dice che siamo un'élite, ah! ci buttiamo per terra urlando: Siamo studenti come voi, lasciateci in pace! Lasciateci in pace un cazzo! Apriamole ste porte, facciamoli entrare in Università, apriamo un dialogo, mettiamoci in discussione. Facciamogli vedere come sono le lezioni, quali sono i nostri punti forti e dove invece vorremmo migliorare. Dove sono i tre pseudopartiti degli studenti, quelli del mojito e dei tornei di poker? Perchè non li ho mai visti organizzare un dibattito con i ragazzi della statale e della cattolica?

La gloria di Monti non discende a noi solo perchè abbiamo un badge con scritto "Bocconi".

Dan Marinos