sabato 26 marzo 2011

Se la Lega rompe le scatole (di Edgeworth)...

"L’ho detto a Bossi quanto è grande la differenza tra sudisti e nordisti. Quando i suoi antenati celtici erano ancora barbari aggrappati ai rami, i miei antenati erano già froci". Luciano De Crescenzo

Sono tutti d'accordo, a destra e a sinistra, che il federalismo fiscale sia la soluzione migliore per l'Italia. Qui in redazione non ci crucciamo più di tanto dell'argomento, andiamo avanti per i cavoli nostri e facciamo un po' di tutto. Ogni tanto si va anche in pizzeria con gli amici a sparare quattro cazzate e magari senza accorgersi salta fuori l'argomento per il nuovo articolo. Esattamente come in questo caso. Ma prima un ripasso veloce di microeconomia.
La figura qua accanto rappresenta le curve di indifferenza: sono quel luogo di punti (che figata dire "luogo di punti", in discoteca cucchi da bestia) che indica l'insieme delle combinazioni di beni che garantiscono all'individuo la stessa utilità. Supponiamo di avere due beni (pere & mele, pane & noci, polenta & capriolo, diritti & ricchezza, lavoro & libertà...insomma quello che volete voi, purchè siano "beni" e non "mali"). Le curve vengono rappresentate in questo modo, convesse: l'ottenimento di più unità di un bene, a parità di utilità, comporta la rinuncia ad alcune unità del secondo bene. Più sono in alto più significa che possedete una quantità maggiore di entrambi i beni e quindi avete "più utilità". Tuttavia sul pianeta non siamo da soli, per cui supponiamo che ci siano sempre due tipi di beni ma che ci siano anche due individui: il celtico e il giargianese.
Possiamo rappresentare le loro curve di indifferenza disegnando i loro grafici di curve di indifferenza e sovrapponendoli: il giargianease avrà le curve di indifferenza rosse, mentre il celtico avrà le curve verdi (perchè le curve verdi sono concave? Perchè il grafico del celtico è stato capovolto: mettetevi a testa in giù e lo vedrete nella sua normalità). Questa è la Scatola di Edgeworth. Il punto D è la dotazione iniziale dei beni dei due protagonisti: il giargianese ha relativamente poco del bene sull'asse orizzontale e tanto di quello sull'asse verticale: viceversa  il leghista. Tuttavia quella dotazione iniziale non è il massimo di utilità che essi possono raggiungere: comincerà uno scambio di beni tra i due finchè non troveranno un'allocazione che più benessere di così di così c'è solo scoprire di essere gli eredi della
Regina Elisabetta II: questa si dice Pareto-efficiente (l'allocazione, non la regina), perchè rappresenta la massima utilità ottenibile con degli scambi volontari: per aumentarla infatti bisognerebbe agire a discapito della controparte. La terza figura qua accanto rappresenta sempre la scatola, con l'aggiunta di due linee: il vincolo di bilancio (rettilineo) e la curva dei contratti (che va da un estremo all'altro); quest'ultima è l'insieme dei punti Pareto-efficienti. Infatti, con diverse dotazioni iniziali, avremo diversi punti di equilibrio, tutti efficienti (perchè oltre quei punti non c'è più scambio di beni) ma non necessariamente equi: per assurdo, (ma proprio per assurdo) se il giargianese avesse tutti i beni disponibili fin da subito (cioè il vertice in alto a destra) sarebbe già in efficienza perchè non scambierebbe alcun bene col celtico dato che questi non ha niente da offrire in cambio. La situazione italiana non è specularmente opposta, ma certamente presenta un punto di equilibrio E posto in basso a sinistra, più o meno per tutti i beni fondamentali (tranne il sole, che qui al nord c'abbiamo solo la nebbia, solo la neeeebbbiaaaa).
E allora il celtico basso-medio-alto ha paura che, giunti all'equilibrio, arrivi qualche baluba che forzi la mano, che invada la frontiera efficiente realizzatasi con gli scambi e gli rubi donne, lavoro, diritti e posti sul treno (e magari imponga l'esternalità del cous cous). Beh la soluzione del partito del Nord è astutissima: piazzare qualche cannone sul confine e tagliare la nazio...ehm, la scatola di Edgeworth in due parti, proprio come in figura. Ribatezzando il canale che divide le due zone come Po (Pareto-ottimale), garantiscono la sicurezza che i beni spettanti ai celtici non siano soggetti a cessioni verso i giargianesi. Tuttavia rompere così la scatola sarebbe un po' troppo evidente e complicato, anche perchè avrebbe senso forse farlo per separare la nazione dal resto dalle coste africane, ma non impedirebbe comunque a qualche italiano che è anche giargianese
di appropiarsi delle uova d'oro della gallina nordica (e comunque sa troppo "secessionista anni novanta"). Ma non abbiano paura i celtici, la Lega ha già corretto il piano iniziale attraverso il federalismo! Basta prendere la scatola-nazione e scomporla in venti scatole-regioni. Poi si prendono le scatole giargianesi e le si separa dalle scatole celtiche: l'unità della nazione non è compromessa e, come si vede in figura, ognuno è indifferente a casa propria!

Ma non funziona ancora. Nei laboratori segreti di Pontida da anni cercano di separare la scatola isolando il Nord dal Sud, ma non ci riescono. Pare infatti che la scatola di Edgeworth abbia le stesse proprietà delle calamite, di cui non si può separare il polo positivo da quello negativo semplicemente spezzando il magnete: suddividendo il territorio in tante piccole regioni si riproporrebbe nuovamente il problema della spartizione dei beni, con individui molto celtici e individui molto giargianesi che devono condividere la loro ricchezza con una classe un pò ambigua, intermedia, intangibile: gli italiani.




Dan Marinos

sabato 19 marzo 2011

Romanzi cartolarizzati (parte terza)



Tony Junior arrivò ai piedi della borsa di New York, ed entrò. Ahimè, giustizia di Dio! Chi mai ammassa tanti inimmaginabili supplizi e dolori, quanti lui ne vide? E perché l’umana colpa a tal punto ci strazia ? Come  presso Cariddi le onde si infrangono cozzando contro quelle del mar Tirreno, così necessariamente avviene che qui i brokers ballino. Tony vide una moltitudine più numerosa che in altri luoghi, la quale provenendo dall’uno e dall’altro lato della sala contrattazioni rotolava pesanti titoli, spingendoli col petto ed emettendo alti lamenti. Incontrandosi si urtavano gli uni contro gli altri; e poi, in quello stesso punto, ognuno si volgeva indietro, e urlava: "Perché holdi? " e "Perché selli? " In tal maniera tornavano indietro attraverso il cerchio tenebroso da entrambe le direzioni fino al punto diametralmente opposto, gridandosi di nuovo il loro ritornello ingiurioso; poi, una volta qui arrivato, ciascuno tornava indietro, ripercorrendo il suo semicerchio fino allo scontro successivo. Tony cercava i suoi debiti cartolarizzati, che dai documenti risultavano essere codificati con la sigla abs38, e decise così di rivolgersi al portiere, giusto all’ingresso della sala:
«Mhf, Che volete? » disse sonnecchioso il portiere.
«Dovrei ottenere l’abs38. »
«Ah voi volete immatricolare una galera, no no no vi hanno male informato dovete andare alla capitaneria di porto. »
«Che cosa? No non voglio affatto immatricolare una galera, voglio solo il l’abs38»
«Dov’è il porto si trova in fondo alla città, è sulla riva del mare non potete sbagliarvi»
«Ma io non voglio il porto, voglio soltanto il l’abs38.»
«Eh? »
«L' ASSET BACKED SECURITY 38!!! »
«Ma che cosa c’è da gridare eh? Ma guarda che maniere! Ma dove credete di essere per Giove Pluvio? Andate allo sportello 1, corridoio a sinistra, l’ultima porta a destra, e non fatevi più vedere.»
Andò in fondo, ma non c’era nessuna porta. Provò alla porta di fronte ed entrò in un ufficio dove un colletto bianco si faceva spingere sull’altalena dalla segretaria.
«Ma chi vi ha autorizzato ad entrare nel mio ufficio? »
«Cerco lo sportello uno...»
«Allora andate a vedere la piantina al sesto piano e richiudete subito la porta. Che razza di insolente. Continuiamo pure signorina... »
Guardò la piantina: lo sportello uno era al pianterreno, sul corridoio a destra entrando.
«Che cosa desiderate?» disse l’impiegata.
«Desidero avere l’abs 38.»
«Allora vi hanno indicato male, dovete rivolgervi allo sportello 2»
«È quello a fianco a questo? »
«No quello è lo sportello 8, chiedete al portiere, lui vi saprà rispondere. »
Tornò dal portiere.
«Lo sportello 2!»
«Uffa vi ho già detto che il porto è in riva al mare! »
«Ma io non voglio il porto…» Prima che Tony saltasse dall’altra parte del bancone a riempire il portiere di pizze, intervenne un uomo di bell’aspetto, pelato e con un naso sporco di bianco.
«Signori signori un po’ di calma c’è gente che lavora qui. Che desidera il signore? »
«Non lo so signor prefetto, farfuglia delle cose in-in-incomprensibili. » balbettò il portiere
«Cerco lo sportello 2! » disse spazientito Tony.
«Lo sportello 2 dunque vediamo dove sarà lo sportello 2…?»
«L’ultima volta che l’ho visto, mi scusi ragioniere, era al terzo piano corridoio b porta sei, ragioniere. »
«Mmmm, ebbene ecco l’informazione. Vedete che non c’è bisogno di innervosirvi. »
Sciabattando Tony arrivò nella sala dello sportello 2. Due impiegate cianciavano allegramente.
«Signorina? Signorina? »
«Ma non vede che sono occupata? Dov’ero rimasta? A già alla situazione di suo marito, quel povero Claudius, ha messo su un impresa di acquedotti che…»
«SIGNORINA! »
«Quanto è sgarbata certa gente…si può sapere che vuole? »
«L’asset backed security 38 della casa sul nespolo e del solfato di rame.»
«Ce l’ha il formulario blu? »
«Il formulario blu?! »
«Come pretende di ottenere l’abs38 se non ha il formulario blu?! »
«E dove lo trovo? »
«Sportello uno! »
«Ma se è da li che vengo!»
Andò oramai in preda ad una crisi di nervi allo sportello uno e lo trovò chiuso.
«E' a far colazione» disse uno dello sportello accanto: «ma si può rivolgere allo sportello 35, chieda pure al portiere…» L’odiessea non era finita; iniziò una serie di formulari gialli e rosa corridio R e scala K formulari marroni sesto piano sportello 42 scala Z formulario rosso non vedete che sono occupata vendi derivato sportello 7 monitor etf index hold hold scala U ascensore alfa quinto piano assicurazione premio al rischio… Tony stava letteralmente impazzendo e credeva di essere vicino alla rinuncia, quando pensò ad un ultimo tentativo: mandare in crisi il sistema. Entrò nel primo ufficio a caso:
«Scusi è qui che si ritira il l’abs39? »
«L’ abs38 vorrà dire signore, beh si deve rivolgere a…»
«No no no io cerco il l’asset backed security 39, contrattato sulla nuova piattaforma istituita dalla circolare b65. »
«Come? La nuova circolare b65?  Aspetti un momento…» si rivolse allo sportello accanto: «Dì, la conosci la nuova circolare b65? »
«Aspetta la circolare b 65? Non la conosco bisognerebbe rivolgersi al coordinatore degli archivi del protocollo. E’ al quinto piano scala Z corridoio V. »
«No attualmente sono al secondo piano, scala H corridoio M. Ci andiamo subito. »
Agli archivi fu il panico:
«Circolare b65 per l’abs39? No, è colpa dell’ufficio degli avvisi delle nuove cedolari provvisorie che ha omesso di avvisarci. E’ al pian terreno, scala due corridoio T. Andiamoci. »
Anche quell’ufficio andò in panico:
«Arriva una nuova circolare e io non sono stato avvisato!? Andiamo dal direttore genereale aggiunto degli affari non trasmessi. »
«E dov’è? »
«Non lo so, chiediamolo al portiere. »
E fu il TILT! La notizia della sparizione di un fantomatico abs39, contrattato sull’oscura piattaforma b65, mandò in palla il sistema: le contrattazioni andarono in stallo perché gli speculatori cominciarono a vendere allo scoperto l’abs39 su altri mercati, convinti che prima o poi sarebbe saltato fuori, e a prezzo stracciato. Ma la gente continuava a cercarlo e a domandarlo, e più domandava più il prezzo saliva, ma il prezzo di cosa poi se il titolo non c’era? Qualcuno gridò che era stato cartolarizzato e spedito in Europa, ma anche li non lo trovava nessuno. Gli operatori persero velocemente fiducia nella borsa, e smisero di negoziare, almeno finché l’abs39 non fosse saltato fuori: il sistema crollò. Nella bufera di fogli che volavano, Tony intravide il suo debito che spuntava tra le carte impilate con equilibrio instabile sulla scrivania di un impiegato. La targhetta sul tavolo diceva “Mr. Lheman”. Questo uomo era così occupato che non alzò neppure la testa all'arrivo del piccolo principiante. "Buon giorno", gli disse Tony. "La vostra sigaretta si è spenta".
"Tre più due fa cinque. Cinque più sette: dodici. Dodici più tre: quindici. Buon giorno. Quindici più sette fa ventidue. Ventidue più sei: ventotto. Non ho tempo per riaccenderla. Ventisei più cinque trentuno. Ouf! Dunque fa cinquecento e un milione seicento ventiduemila settecento trentuno".
"Cinquecento e un milione di che?"
"Cinquecento e un milione di ... non lo so più. Ho talmente da fare! Sono un uomo serio, io, non mi diverto con delle frottole! Due più cinque: sette..."
"Cinquecento e un milione di che? Di stelle?". L’uomo guardò Tony sconcertato, pensando che il ragazzo avesse un piccolo principio di deficienza.
"Ma no, di debiti cartolarizzati".
"E che ne fai di cinquecento milioni di debiti?"
 "Cinquecento e un milioneseicentoventiduemilasettecentotrentuno. Sono un uomo serio io, sono un uomo preciso."
"E che te ne fai di questi debiti?"
"Niente. Li possiedo”.
"Tu possiedi anche le ipoteche?"
"Si."
"Ma sono io che possiedo la casa del nepsolo..."
"Tu non possiedi. Ci vivi dentro. È molto diverso".
"E a che ti serve possedere le ipoteche?"
"Mi serve ad essere ricco".
"E a che ti serve essere ricco?"
"A comperare degli altri debiti, se qualcuno ne trova".
"Che te ne fai?"
"Li amministro. Li conto e li riconto", disse l'uomo d'affari. "È una cosa difficile, ma io sono un uomo serio!"
Tony non era ancora soddisfatto. "Io, se possiedo un fazzoletto di seta, posso metterlo intorno al collo e portarmelo alle serate gay di Saint Tropez. Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo con me alle feste. Ma tu non puoi cogliere i debiti".
"No, ma posso depositarli alla banca".
"Che cosa vuol dire?"
"Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero di debiti e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto". È divertente, pensò Tony, e abbastanza poetico. Pensando di fare cosa grata, gli accese la sigaretta appoggiata al tavolo. Il piccolo piromane però non notò che il mozzicone era troppo vicino ai fogli: urtando distrattamente il posacenere la bionda rotolò sui fogli, compreso quello del debito di Tony, che prese fuoco rapidamente.


Insomma, alla fine della fiera i Badwill erano salvi!


Dan Marinos

sabato 12 marzo 2011

Romanzi cartolarizzati (parte seconda)



Nella precedente puntata: i Badwill sono una famiglia del Colorado. Hanno concluso con lo zio Crocifisso una speculazione riguardante un carico da sessanta tonnelate di lupini...no scusate, di solfato di rame. Le cose però non girano affatto per il verso giusto: l'affare, che sembrava sicuro e redditizio, sta andando male e il credito verso lo Zio comincia a pesare sulla famiglia, già indebitata col banchiere Helmer per il mutuo sulla casa del nespolo. Il capofamiglia, Padron Tony, riceve una convocazione presso l'ufficio di polizia della città. 


L'ufficio era situato a circa trecento metri da casa sua. Dentro c’era l'aiutante del commissario di polizia del quartiere.
«Tu cosa vuoi?» gridò.
«Mi hanno chiamato... con un invito...» rispose come meglio poté padron Tony.
«È per la questione di quel denaro che deve pagare, C'è una denuncia contro di voi! Non pagate i debiti! C'è poco da darsi tante arie!» s'affrettò a dire l'impiegato staccando gli occhi dalla carta. «Ecco qua!» e gettò davanti a Tony un quaderno, indicandovi un punto. «Leggete !»
Lo lesse una volta, un'altra, e non capì. «Ma cos'è?» chiese all'impiegato.
«Vi si chiede la restituzione di una somma, da voi ricevuta dietro emissione di una promessa di pagamento. Dovete pagare, con tutte le spese, le penali eccetera, oppure fare una dichiarazione scritta circa il termine entro il quale potrete pagare, impegnandovi nel frattempo a non lasciare la capitale e a non vendere né occultare i vostri averi. Con ciò, il creditore ha diritto di mettere in vendita i vostri averi e di agire nei vostri confronti a termini di legge.»
«Ma io... non devo niente a nessuno, a parte allo Zio Crocifisso e al banchiere Helmer!»
«Appunto! Abbiamo ricevuto, per farla valere, una cambiale scaduta e legalmente protestata per l'ammontare di centoquindici mila dollari, da voi rilasciata, circa nove mesi fa, al banchiere Helmer, e il banchiere Helmer l'ha girata alla Lehman Brothers; ed è per questo che vi abbiamo invitato a fare una dichiarazione.»
«Ma com’è finito il mio mutuo per la casa del nespolo alla Lehman Brothers? Io l’avevo acceso con Helmer!»
«Certo, ma lui l’ha cartolarizzato assieme a milioni di altri mutui subprime e li ha venduti in massa alla banca che poi li ha rigirati su Wall Street.»
«Scusi, ma io allora, esattamente, a chi devo i soldi? »
«Questo non lo possiamo sapere, non è di nostra competenza. Arrivederci.»
Mentre padron Tony discuteva nell’ufficio della polizia, la voce della disgrazia già girava per tutto il paese; la gente si recava ai bordi della casa del nespolo ad effettuare valutazioni sul valore dell’immobile, così da poterlo poi comprare all’asta fallimentare.  La casa dei Badwill era sempre stata una delle prime a Trezza; ma adesso era una asset che faceva acqua da tutte le parti. Infine cosa poteva valere? Ognuno allungava il collo sul muro dell’orto, e ci dava un’occhiata, per stimarla così a colpo. Don Silvestro sapeva meglio di ogni altro come andassero le cose, perché le carte le aveva lui, alla segreteria di Aci Castello.
« Volete scommettere che non è tutt’oro quello che luccica?» andava dicendo. Ei sapeva che sulla casa c’era l’ICI da cinquecento dollari l’anno. Allora si misero a fare il conto sulle dita di quel che avbrebbe potuto vendersi la casa, coll’orto e tutto.
« Né la casa né la barca si possono vendere perché ci è su la dote di Maruzza! » diceva qualcun altro.
«Sicuro! C’è l’ipoteca dotale » lasciò andare Don Silvestro. « Allora il vero disgraziato è lo zio Crocifisso che ci perde il credito del suo solfato di rame. »
Già, perché era successo che una sera Tony Junior venne a cercarmi con un dispaccio che egli non intendeva: conteneva solo tre parole, 60 tons settled, ed io lo intesi subito. Glielo dissi: si capiva da quel dispaccio che il prezzo, che i Badwill avevano fissato per l’esecuzione dell' ordine con lo zio Crocifisso, era stato raggiunto e che perciò eravano felici proprietari di sessanta tonnellate di solfato di rame. Intanto il prezzo andava giù, giù, ogni giorno più giù ed avevano nell’esecuzione del nostro ordine e nella immediata impossibilità di cedere la merce a quel prezzo ad altri l’opportunità di studiare tutto il fenomeno. La loro perdita aumentò. Poi per parecchio tempo non parlammo più del solfato, finché non venne da Londra una lettera con la quale ci si invitava al pagamento e a dare istruzioni per la spedizione. Ricevere, immagazzinare sessanta tonnellate! A Tony J. cominciò a girare la testa. Facemmo i calcoli di quanto avrebbero speso per conservare tale merce per varii mesi. Una somma enorme! Ecco la sua idea: la merce gli era stata venduta franco Trieste da gente che doveva pagarne il trasporto dall’Inghilterra. Se egli ora avesse ceduta la merce ai suoi stessi venditori che avrebbero perciò risparmiate le spese per tale trasporto, egli avrebbe potuto fruire di un prezzo più vantaggioso di quello che gli veniva offerto a Trieste. La cosa non era tanto vera, ma per fargli piacere, nessuno la discusse.
Tornò Padron Tony dalla centrale di polizia:
«Ora siamo rovinati.» disse. A quelle parole, prima Maruzza e poi tutti gli altri tornarono a piangere di nuovo e i ragazzi vedendo piangere  i grandi si misero a piangere anche loro. Ma il capofamiglia ebbe un impeto d’orgoglio e disse che bisognava pagare il debito allo zio Crocifisso e anche il mutuo sulla casa, e non si doveva dire dei Badwill che “il galantuomo, come impoverisce, diventa birbante”. Tuttavia si venne a sapere che anche lo zio Crocifisso aveva ceduto il proprio credito alla Lehman Brothers ed ora le disgrazie dei Badwill circolavano allegramente a Wall Street. Il più intraprendente della famiglia, il giovane Tony Junior, decise che sarebbe partito alla volta della grande mela al fine di rintracciare le due cambiali (il mutuo sulla casa e il prestito per il solfato di rame) ed implorare l'attuale possessore dei titoli di ritardare la riscossione dei pagamenti. Egli partì.
In attesa di sue notizie, Padron Tony si rivolse allo zio Crocifisso, chiedendogli il perchè fosse stato così fetuso da abbandonarli in un momento difficile, cedendo il credito a chissà quale speculatore e speculando così egli stesso.
«Converrete anche voi » rispose lo zio: « che c'è un avanzamento, un progresso, non fosse che in nome della scienza e della verità economica... »
Padron Tony, rimasto interdetto per la risposta chiaramente evasiva, pensò se fosse meglio richiedere una spiegazione più precisa, o passare direttamente alla lupara. Barrò la prima soluzione.
« Se a me per esempio » continuò Crocifisso: « dicevano: "ama" e io amavo, che cosa ne seguiva? Ne veniva che io strappavo il giaccone per metà, lo dividevo col prossimo, e tutt'e due restavamo mezzo nudi. La finanza invece dice: ama prima di tutti te solo, giacchè tutto il mondo è fondato sull'interesse -composto- personale. Se amerai te solo, farai i tuoi affari come si deve, e il tuo giaccone rimarrà integro. La verità economica poi aggiunge che, quanti più affari privati bene assestati e, per così dire, giacconi interi ci sono nella società, tanto più numerosi sono i suoi solidi fondamenti e tanto meglio vi si assesta anche l'interesse comune. Pertanto, acquistando unicamente per me, con ciò stesso appunto acquisto per tutti e ottengo che il prossimo riceva qualcosa pi di un giaccone strappato, e non già delle liberalità private, singole, ma in conseguenza del progresso generale.» Padron Tony si innervosì:
«Mi hai trapanato i cabasisi con queste teorie. Dì piuttosto che sei uno sporco egoista! Tutti arrichiscono con vari metodi, e così anche a voi è venuta voglia d'arricchire al più presto. A spese altrui, alla svelta, senza fatica!». Zio Crocifisso arrosì e balbettò che le cose non stavano in quel modo, ma Tony incalzava: « Di che via date briga? Tutto è riuscito secondo la vostra stessa teoria. Portate alle conseguenze ciò che poco fa predicavate, e ne verrà che si può scannar la gente. Voi direte che in tutto c'è misura, che l'idea economica non è ancora l'invito all'assassinio, ma è vero che voi...» e qui Tony imbracciò la lupara: «Ma è vero che voi diceste a mia sorella, vostra fidanzata, nell'ora stessa in cui n'avevate ricevuto il consenso per il matrimonio, che soprattutto eravate lieto che fosse povera, perchè è pià vantaggioso levar la moglie dalla miseria, per poi dominarla, e rinfacciarle ch'è stata da voi beneficiata! Cornutuuuu!!!»
E così dicendo, spedì lo Zio nell'allegro inferno siciliano, che la tradizione vuole essere una grande città, praticamente una metropoli, dove non ci sono carrube ma solo polenta e tutto è avvolto nella nebbia e nella dichiarazione dei redditi. Insomma, un luogo Comune.

Ma non dimentichiamoci di Tony Junior. Ce la farà a recuperare le cambiali cartolarizzate? E i Badwill si salveranno dalla bancarotta? Lo sapremo nella terza (ed ultima, se Dio vole) uscita de Romanzi cartolarizzati.

Dan Marinos

sabato 5 marzo 2011

Romanzi Cartolarizzati (parte prima)



Allora, il Corriere ha pubblicato i Classici del pensiero libero. Il Giornale ci si può accaparrare il Testamento politico di Mussolini. Millemila altri quotidiani e riviste han fatto promozioni simili. Come sempre noi dell'Economostro cavalchiamo l'onda del successo per cui non possiamo esimerci dal partecipare alla pratica dell'allegato intellettuale, ovviamente rendendolo ancora più attraente. Parte quindi la mini serie di due puntate Romanzi Cartolarizzati.
L'offerta è questa: abbiamo selezionato per Voi i migliori romanzi di tutti i tempi, li abbiamo un pò stralciati e taroccati, ed infine li abbiamo uniti in un unico portfolio, il quale diventa così entità a sé stante e commerciabile in tutti i mercati. Qui di seguito potete godere della prima parte del portfolio: se credete di riconoscere le novels sottostanti, buon per Voi...perchè per noi oramai sono fuori controllo.

Un tempo i Badwill erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza, Colorado; ce n’erano persino ad Denver, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. Adesso a Trezza non rimanevano che i Badwill di padron Tony, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch’era ammarata sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla Concetta dello zio Cola e alla paranza di padron Fortunato. Povero padron Tony. La casa non era pagata. Era la sua nemica, quella casa. Ogni volta che egli faceva scricchiolare il pavimento della veranda, la casa diceva, sfacciata: non sono tua, Anthony Badwill, e non lo sarò mai. Il banchiere a cui apparteneva la casa era uno dei suoi peggiori nemici. Helmer il banchiere. La feccia dell’umanità. Più di una volta aveva dovuto presentarsi a Helmer per dirgli che non aveva abbastanza soldi per sfamare la sua famiglia. Helmer, i capelli grigi ordinatamente scriminati e le mani morbide, gli occhi da banchiere che parevano ostriche ogni volta che Anthony Badwill diceva di non aver soldi per pagare le rate della casa. Impossibile parlare a un uomo della sua razza. Odiava Helmer. Gli sarebbe piaciuto spezzargli l’osso del collo, strappargli il cuore dal petto e poi calpestarglielo. Ogni volta che pensava a Helmer borbottava: arriverà il giorno! Arriverà il giorno! Non era sua la casa, e gli bastava toccare la maniglia della porta per ricordarsi che non gli apparteneva.

Suo padre aveva osservato che, costantemente, in certe stagioni il solfato di rame saliva e in altre calava di prezzo. Decise perciò di comperarne per speculazione nel momento più favorevole, in Inghilterra, una sessantina di tonnellate. Poi il padre telegrafò al figlio che il buon momento gli sembrava giunto e disse anche il prezzo al quale sarebbe stato disposto di concludere l’affare. Mi ricordo la tranquillità e la sicurezza con cui Tony s’accinse all’affare che infatti si presentava facilissimo perché in Inghilterra si poteva fissare la merce per consegna al nostro porto donde veniva ceduta, senz’esserne rimossa, al nostro compratore. Egli fissò esattamente l’importo che voleva guadagnare e col mio aiuto stabilì quale limite dovesse stabilire al nostro amico inglese per l’acquisto. Tony dunque, per menare avanti la barca, aveva combinato con lo zio Crocifisso Woodenbell un negozio di solfato da comprare a credenza per rivenderli in Europa, dove compare Cinghialenta aveva detto che c’era un bastimento di Trieste a pigliar carico. La Longa, nuora di Tony, seppe del negozio di solfato e rimase a bocca aperta, e padron Tony dovette spiegarle che se il negozio andava bene c’era del pane per l’inverno, la plastica al seno per la neo sedicenne Mena e il Mercedes per Tony Junior. Tuttavia da Londra capitò un breve dispaccio: Notato  eppoi l’indicazione del prezzo di quel giorno del solfato, più elevato di molto di quello concessoci dal nostro compratore. Addio affare.

Tony era depresso per questo fallimento, che poteva costargli caro. Passava tutto il giorno a dormire e oziare sull’ottomana nella sua stanza. Lo svegliò definitivamente qualcuno che bussava con forza alla porta. «Ma apri, dunque! Sei vivo o morto?... Non fa che ronfare!» gridava Nastàsja, la sua cameriera, picchiando col pugno sulla porta. «Sono giorni e giorni che ronfa come un maledetto cane; e lo sei, un maledetto cane! Su, apri! Sono quasi le undici.» Balzò su dal divano, poi si sedette. Il cuore gli batteva da fargli male. Si sollevò, si chinò in avanti e tolse il gancio.  L'intera stanza era talmente piccola che si poteva togliere il gancio senza alzarsi dal letto. Nastàsja lo guardò in un modo strano: in silenzio, gli tese un foglietto grigio, piegato in due e sigillato con la ceralacca.
«Un avviso dall'ufficio,» disse consegnandogli la carta.
«Da quale ufficio?»
«Come, quale ufficio? Significa che vi vogliono alla polizia; che scoperta!»
«Alla polizia!... E perché?»
«E io che ne so? Se ti vogliono, vacci.» La fissò attentamente, si guardò attorno e alla fine si volse per andarsene. «Ma che roba è questa? Per quel che ne so, io non ho niente da fare con la polizia! E perché proprio oggi?» pensava, immerso in un'angosciosa perplessità. «Santo Dio, purché tutto finisca presto!» Stava per gettarsi in ginocchio a pregare, ma poi scoppiò a ridere: non della preghiera, ma di se stesso.

Dan Marinos