domenica 9 dicembre 2012

Saper dirsi addio.




Dove se n’è andato George W. che vinse ben due mandati? Dov’è Gerhard, sostituito dalla prima cancelliera? Dove sono Tony e Jaques, uno amico di Veltroni e l’altro di Berlusconi? E cosa n’è stato di Bill, che mentre lavorava cadde nel tranello della segretaria? Davvero, porca miseria, dove diavolo sono finiti? Di certo non dormono sulla collina, anzi: qualcuno è presidente di fondazioni umanitarie, uno è rappresentante dell’ONU in Medio Oriente, altri hanno assunto ruoli importanti in gigantesche multinazionali. In ogni caso si tratta di un bel riposo rispetto a ciò che li ha fatti entrare nella Storia, a dimostrazione dell’esistenza di una regola non scritta ma fondamentale e molto semplice: raggiunto il vertice della carriera politica (that is, essere capo dell’esecutivo) non si può più tornare indietro, ma solo uscire dal gioco. 

In Italia però questa regola non esiste. In Italia nessun ex-primo ministro (ma proprio nessuno) ha mai visto apparire la scritta Game Over sulla schermata, anzi, hanno sempre inserito il gettone prima che scadessero i dieci fatidici secondi. Senza per altro riuscire a migliorarsi, macché: semplicemente, gettone su gettone, han dormito perennemente sulle comode poltrone del Parlamento o dei vari Ministeri dispersi sulle colline di Roma.

Ieri sera si è liberata una stanza nella tranquilla casa di riposo per politici, accanto a Sarkozy e Brown: il nome sulla porta dice “Riservato: Monti”. Un uomo che sembrava conoscere bene la regola che fu rispettata dai suoi colleghi inglesi, francesi e spagnoli. Un tecnico che ha salutato tutti dopo che un partitucolo ha giocato al “non dico che ti sfiducio ma neanche che sto dalla tua parte”, pensando di avere a che fare con un Andreotti o un Prodi qualsiasi. La prima reazione è stata di stima, nonostante i gravi errori commessi dal suo esecutivo. La seconda è stata di dubbio: ha detto addio o arrivederci? Non si è capito. Forse ha detto semplicemente “ciao belli”, che per me vuol dire “ci vediamo all’inferno” ma che De Bortoli sul Corriere traduce in “Ora sono libero di decidere se diventare politico a tutti gli effetti”. Rispetto a quest’ultima interpretazione, è assolutamente vergognoso vedere che il direttore del più importante quotidiano nazionale non sappia – o non voglia sapere – che la storia non dà mai ragione ai sequel, alle ricomparse, alle minestre riscaldate, per quanto affascinanti e romantiche possano essere. Come può una voce così importante del giornalismo italiano dimenticare il vomitevole ritorno di Shevchenko al Milan, nessun goal su 18 partite?  Come può tacere su Freezer, un nemico che ci aveva fatto sudare per ben 70 puntate di Dragonball Z ma che nel 118° episodio decide di ritornare sulla terra per essere sconfitto nel giro di dieci minuti con un colpo di spada – non riesco nemmeno a dirlo, da quanto mi imbarazza –da parte di Trunks?

E se di metafore, paragoni e citazioni è stufo Monti, è stufo De Bortoli e siete stufi voi lettori, lasciatemi quest’ultimo appello rivolto al dimissionario: si ricordi che in Bocconi è vietato rifiutare un giudizio e ritentare l’esame.

Dan Marinos

P.s.: Monti mi ha già risposto con un sms. Dice: “e a me che cazzo me ne frega a me, sono senatore a vita.”

3 commenti:

  1. Bellissimo articolo! Dritto al punto!
    Mattia

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  2. però in Bocconi manco ti levano il foglio d'esame 20 minuti prima del termine..

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  3. In effetti lui si è ritirato, quindi l'esame potrebbe darlo di nuovo...

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