domenica 30 gennaio 2011

Luxottica medievale: riflessioni di un vecchio re


Il giuramento degli Orazi, di Jacques-Louis David. Seguendo la tradizionale governance romana, il padre consegna agli eredi tre spade, con le quali gli taglieranno le dita: con questo segno di indipendenza dal genitore essi rinunciano agli assegni del daddy, ma contemporaneamente si assicurano la gestione esclusiva dell'azienda: egli infatti non potrà più votare in consiglio alzando la mano.

Lunedì l'inserto economico del Corriere della Sera ha pubblicato un interessante articolo riguardante gli assetti proprietari di Luxottica, campione internazionale in un business (quello degli occhiali da vista e da sole) da 5.1 miliardi di euro di fatturato. Il fondatore Leonardo Del Vecchio controlla solidamente la società: il 68% circa delle azioni di Luxottica infatti è detenuto dalla holding famigliare Delfin srl, la quale a sua volta è posseduta, in parti eque del 16%, dai 6 figli dell'imprenditore più ricco d'italia (secondo solo a Ferrero). Tuttavia i pargoli, provenienti da 3 matrimoni diversi, possiedono le azioni solo in nuda proprietà, trasferendo l'esercizio dei diritti di voto al loro buon padre: del resto 3 di loro sono ancora minorenni, mentre i restanti hanno un'età media di 50 anni e scalpitano all'idea di succedere al sovrano dell'occhiale. Del Vecchio si trova così a dover decidere il futuro del suo regno e su come spartirlo tra i suoi - tanti - discendenti. Quali soluzioni può scegliere, e dove trovarle? In un manuale di Corporate Governance? No! In un libro di storia medievale!
Era il 395 D.C. quando morì Teodosio I, ultimo imperatore che mantenne Roma unita. Egli aveva due figli, Arcadio e Onorio: al primo andò la metà orientale (da cui deriva l'impero bizantino), mentre al secondo andò la parte occidentale. Saranno stati territori troppo vasti da controllare, sarà che oramai c'era poca innovazione rispetto ai competitors, ma in 15-20 anni l'occidente cedette la Spagna, la Britannia e il core business italiano, mentre l'oriente vivacchiò allegramente per qualche secolo ancora, sebbene con un ruolo di poco conto per i libri di scuola (errore!).
Ok, vasto territorio, poca innovazione, pochi discendenti, ma solo la prima caratteristica rispecchia Luxottica: seduto al cesso Del Vecchio passa nervosamente ai capitoli successivi del manuale di storia rubato al figlio e arriva ai Merovingi.
Dinastia francese discendente da Meroveo (nato a seguito di una nuotata impertinente della regina nei fluidi biologici di un mostro marino, il quinotauro), questi sovrani trovarono intelligente spartire la Francia in tanti regni quanti i loro figli (anche conosciuti come rois fainéants, in dialetto "fa-nègot", in italiano "fannulloni"). Questi purtroppo avevano una capacità gestionale scarsa e preferivano delegare tutto a funzionari subordinati. Tutto ciò finchè uno di questi managers in carriera, Carlo Martello, dopo la vittoria dello "strategy award" nella dislocata di Poitiers pensò bene che valeva la pena estromettere la famiglia dei Merovingi e sostituirla con la sua, i Carolingi (o Pipinidi, dal figlio di Carlo, Pipino il Breve).
Figli incapaci? Lasciare tutto in mano al management? Uscendo dal bagno (senza essersi lavato le mani) Del Vecchio è seriamente preoccupato: per sua volontà ha concesso la carica di amministratore delegato di Luxottica non ad un suo discendente, ma ad un estraneo, Andrea Guerra. Grattandosi preoccupato la testa (ricordiamo, non si era lavato le mani) riprende il libro e si siede alla sua poltrona preferita. I suoi figli sarebbero riusciti a mantenere il buon senso davanti ad un regno così immenso e profittevole? La cosa più importante era che si ricordassero il Dogma delle quattro D: "debita distanza dal debito", specialmente se utilizzato per allargare un business già vasto erodendo per altro ciò che l'azienda produceva.
Del Vecchio mischia questi ragionamenti sfogliando le pagine su Edoardo III d'Inghilterra e su Carlo V e Filippo II, sovrani di Spagna. Il primo si indebitò con banchieri italiani (Bardi e Peruzzi) per conquistare la Francia nella Guerra dei Cent'anni. Risultato: inglesi rimandati sull'isola, debito non onorato, banche fallite. I secondi veleggiarono con l'Invincibile Armata sui forti venti del leverage, sperando di ripagarlo con le entrate provenienti dalle Americhe. Esito: bancarotta nel 1576, nel 1596, nel 1607. "Ahi, caramba!" pensa Del Vecchio: " Ho fatto bene ad impedire ai miei cari figliuoli di frequentare quegli sconsiderati discendenti di Tabacchi!"
Costui era proprietario di Safilo, concorrente di Luxottica, che divise la prorpietà tra i tre figli che però non andavano molto d'accordo tra loro; finì con Vittorio che indebitò pesantemente l'azienda per acquistare ed estromettere gli altri due, Dino e Giuliano. Sgranocchiando noccioline, Del Vecchio se la ride di grossa pensando agli avversari. Ma allora, quali soluzioni?
Il Corriere ci permette di entrare nella testa del patron dei quattr'occhi, elencando alcune soluzioni:
1) Del Vecchio, ri-sposandosi con quella che era la sua seconda moglie, è obbligato per legge a riconoscere alla coniuge il 25% dei diritti ereditari: "calcolando tra i 9 e i 10 miliardi di euro il valore delle principali partecipazioni di Delfin, il 25% corrisponde a una cifra tra i 2.2 e i 2.5 miliardi". E via con la lotta fratricida!
2) Mantenere l'idea di partenza, cioè creare tre nuove fondazioni di diritto olandese (pari ai rami familiari nati dai tre matrimoni): la Consob ha approvato, ma Del Vecchio ha messo l'idea in salamoia.
3) Visto che la legge non riconosce pari trattamento ai figli nati dentro e fuori dal matrimonio, o cerca di legittimare gli utlimogeniti per dare a tutti i discendenti diritti paritari o sposta la sede in Arabia per ottenere la poligamia (questa soluzione non è scritta sul Corriere).

Dan Marinos



"Papà, ehm, mi firmi questo compito in classe?"
"Cos'è?"
"Storia..."
"Nove! Bravo!"
"No, quello è il mio numero del registro...il voto è qui sotto.."
"Terenzi!?"
"Ma no, daddy, quella è la firma del prof!"
"Ah......Oddio, hai preso tre!!! E c'è scritto pure che sei accusato di aver copiato! Da chi per Dio?"

"........da Tabacchi..."

4 commenti:

  1. E cosi ti "allarghi" anche alla storia... attento a Cecchi Paone.

    PS ma oltre ai follower non puoi identificare gli stalker??

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  2. carlo V e Filippo II non sono contemporanei...le banche rotte le ha fatte tutte filippo...carlo V è vissuto poco prima...

    detto questo, non male l'articolo

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  3. Certamente non sono contemporanei, il secondo succede al primo. Ma che vuoi, tale padre tale figlio, e le mani bucate si trasmettono geneticamente.

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