LA_O_A_E FA CA_A_E |
Un Agosto in preallarme. L’aria
comincia a puzzare come l’ingresso dei Pirati a Gardaland. Alcune cose vengono
a galla, ma sono solo le verruche di un mostro marino di dimensioni
dinosauriche. Non parlo del potenziale progetto politico di Giannino, e nemmeno
delle prime sparate giudiziarie su Conte. Sto parlando di qualcosa di ancora
più catastrofico: l’avvicinarsi del mio primo vero impiego. Mancano ancora due
mesi, è vero, ma provate voi ad andare dal Presidente degli Stati Uniti e
dirgli: “Un asteroide punta dritto verso la Terra! La cattiva notizia è che
praticamente non possiamo farci nulla. Quella buona è che ci colpirà tra due
mesi.”. Non avrò nemmeno la squadra di trivellatori buzzurri a potermi salvare
dalla fine degli studi. Segni di disagio mentale da lavoratore cominciano ad
affiorare in questa ultima estate per l’ultima volta lunga un trimestre; la
frase-tipo non è più “Quanta gente c’era a fare il bagno al fiume” ma “Quanta
gente c’era a fare benza all’Agip”. Da lì è un passo dire: “La familiare non
sarà bella da vedere ma alla fine è la macchina più comoda”.
Su tutte e senza ombra di dubbio
la parola che più fa accapponare la pelle è “ferie”. Cosa vuol dire? È una
nuova malattia pandemonica, visto che sta colpendo quasi tutti i miei amici? Di
sicuro è un terrificante segno del tempo, un evento di completa rottura col
passato. Bisogna stringere i denti e accettare la dura verità come quando da
piccoli si andava dal dentista: ebbene, il 2 Gennaio si lavora. Il passaggio vacanze-ferie
è re incontrastato di altri fenomeni che in questi mesi avvisano l’inarrestabile
corsa verso il precipizio: dallo scoprire un nuovo atleta o calciatore nato negli
anni ’90 al notare come il piccolo blocco di economisti e giornalisti stia
rafforzandosi tra le mie amicizie di Facebook. Bei tempi quando ci si gasava
per l’ingresso in campo di un nato nel 1988 e copiose lacrime di nostalgia al pensiero
del primo gruppo a cui mi iscrissi sul social network: “Piselliamoci Ilaria D’Amico”.
Intanto con due amici mi sono
messo alla ricerca di una casa a Milano, ma con la stessa metodologia con cui
si cercano gli appartamenti per le vacanze: lungi da me pensare di starci per
degli anni. La società che mi ha assunto mi ha riempito di domande difficili,
riguardanti sigle tipo INPS, TFR e 730, e le uniche cose che mi vengono in
mente sono certe scene di Fantozzi, solo che non sono ancora vecchio come lui,
per cui prima della stagione del dipendente sulla soglia della pensione dovrò
passare per l’era del trentenne disperato alla Ultimo Bacio, film che mi avevano fatto vedere in prima superiore e
credevo fosse una storia di fantasia come Fantaghirò
e la prima ruga. Di fatto l’ansia
e la preoccupazione non mi permette di distinguere tra realtà e incubo. L’altro
giorno mi sono lavato la faccia e ho visto allo specchio la morte de Il Settimo Sigillo, solo che anziché una
lama teneva in mano un Gillette: “Tagliamo anche le basette vero?” ha detto,
ridendo maligna. Ieri sera invece ho aperto il cassetto per cercare i calzini e
ho visto le cravatte: “Che nodo ci facciamo?” ha chiesto un boia incappucciato
toccandomi la spalla.
Insomma, prospettive drammatiche.
E per fortuna che non sono quel tipo di persona a cui prima o poi viene la
menopausa.
Dan Marinos
che dire ... splendido articolo ... cmq è una sindrome che aveva toccato anche me ... ma poi passa (purtroppo
RispondiEliminaAlex
I numeri per sfondare in fondo li ho. Devo solo capire se metterli sulla ruota di Venezia o di Palermo.
RispondiEliminaE pensare che c'è gente che, al contrario, al lavoro ci vorrebbe andare. Ma poverini! No?!
RispondiEliminaQuesto qui invece, controvertibilmente a te, non può! Perché i professoroni bocconiani coprofagi, filonato, massoni e sionisti ci vogliono proivare anche dell'omeostasi occupazionale.
Caro Lavoratore Feriale, ma tu quando avanzi un po' di cibo nel piatto, ci pensi ai bambini in Africa che muoiono di fame?
RispondiEliminaCerto che ci penso e infatti non avanzo mai nulla!!1
RispondiEliminaAnzi, se mi dassero la possibilità altro che doppio lavoro (anche triplo!)...così poi sono sicuro di ridistribuire tramite le tasse. NUlla va sprecato così chi ha la possibilità deve lavorare e poi pagare i contribuiti per fornire i servizi grazie al sistema pubblico e il Uelfare!
BELLO BENE!
RispondiElimina