Bob è felice, ha scoperto un modo per rafforzare la solidità dei valori familiari. E' tra le gambe della Monroe. |
Circa un mese fa Corrado Augias introdusse una puntata del suo programma su Rai Tre con l'arcinoto discorso di Bob Kennedy sul prodotto interno lordo:
Non troveremo mai un fine per la
nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del
benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non
possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones,
nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle
sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle
carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le
serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro
che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano
la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con
la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la
ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si
accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le
rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si
ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della
salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o
della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della
nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del
nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene
conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei
rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il
nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la
nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in
breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
Augias è un gigante della cultura, e non mi sento di non perdonargli il brillio di soddisfazione nei suoi occhi alla fine del discorso. Ma tutti gli altri esseri umani... "Discorsi del genere dovrebbero farli ascoltare dal primo giorno delle elementari fino al giorno della seduta di laurea", scrive MrBorghes su Youtube. Addirittura, durante lo stage in revisione, ho trovato una copia del discorso incollata dentro un armadio che conteneva le fatture: avrei preferito trovarci un calendario di Brigitte Bardot in versione contemporanea. Kennedy ha generato un incredibile esempio di allucinazione collettiva ottenuta attraverso un discorso manipolatorio che dovrebbe essere incorniciato nel capitolo principale del manuale della cattiva retorica. Basterebbe conoscere il concetto di PIL, la sua triplice natura, la sua composizione in formula. Non stiamo parlando di definizioni filosofiche sulla sostanza, l'anima e l'esistenza di Dio: il PIL è il totale dei redditi/del valore aggiunto generato/della produzione finale di una nazione. Non stiamo parlando di integrali e arcotangenti, ma di una semplicissima addizzione: PIL = consumi + investimenti + spesa pubblica al netto delle tasse + saldo import/export.
Chi osanna questo discorso percepisce un messaggio di questo tipo: "Il PIL è sbagliato perchè il suo perseguimento nasconde i veri bisogni e obiettivi delle persone". Ma l'errore sta nel vedere il PIL (e la sua crescita) come target, mentre invece è un semplice strumento di misura. I meteorologi, quando usano i termometri, non si prefiggono di modificare il clima: quello, al massimo, è il mestiere di chi ha il potere per impattare sull'inquinamento. Come il PIL non misura la bellezza della poesia (posto che chiunque intenda misurare la bellezza della poesia o la gioia dei momenti di svago è un pirla), il termometro non misura il calore umano nei rapporti intrapersonali: non è quello il suo scopo. "Ma cosa scrivi, che su tutti i giornali dicono che l'obiettivo principale è la crescita (del PIL)?". Certamente, ma di nuovo, il PIL è soltanto uno strumento di misura, e non un manuale di politica economica; egli dice che per farlo crescere basta intervenire su uno di quegli addendi (o sulle loro aspettative, ma non complichiamo le cose), ma non ci dice come intervenire. La spesa pubblica può aumentare sia pagando gli stipendi di centomila soldati che combattono una guerra sbagliata, sia sussidiando centomila disoccupati (tranquilli amici liberali, era solo un esempio). Tocca alle persone che hanno in mano il joystick scegliere come giocare affinchè il gioco duri il più possibile, e non al joystick.
Augias è un gigante della cultura, e non mi sento di non perdonargli il brillio di soddisfazione nei suoi occhi alla fine del discorso. Ma tutti gli altri esseri umani... "Discorsi del genere dovrebbero farli ascoltare dal primo giorno delle elementari fino al giorno della seduta di laurea", scrive MrBorghes su Youtube. Addirittura, durante lo stage in revisione, ho trovato una copia del discorso incollata dentro un armadio che conteneva le fatture: avrei preferito trovarci un calendario di Brigitte Bardot in versione contemporanea. Kennedy ha generato un incredibile esempio di allucinazione collettiva ottenuta attraverso un discorso manipolatorio che dovrebbe essere incorniciato nel capitolo principale del manuale della cattiva retorica. Basterebbe conoscere il concetto di PIL, la sua triplice natura, la sua composizione in formula. Non stiamo parlando di definizioni filosofiche sulla sostanza, l'anima e l'esistenza di Dio: il PIL è il totale dei redditi/del valore aggiunto generato/della produzione finale di una nazione. Non stiamo parlando di integrali e arcotangenti, ma di una semplicissima addizzione: PIL = consumi + investimenti + spesa pubblica al netto delle tasse + saldo import/export.
Chi osanna questo discorso percepisce un messaggio di questo tipo: "Il PIL è sbagliato perchè il suo perseguimento nasconde i veri bisogni e obiettivi delle persone". Ma l'errore sta nel vedere il PIL (e la sua crescita) come target, mentre invece è un semplice strumento di misura. I meteorologi, quando usano i termometri, non si prefiggono di modificare il clima: quello, al massimo, è il mestiere di chi ha il potere per impattare sull'inquinamento. Come il PIL non misura la bellezza della poesia (posto che chiunque intenda misurare la bellezza della poesia o la gioia dei momenti di svago è un pirla), il termometro non misura il calore umano nei rapporti intrapersonali: non è quello il suo scopo. "Ma cosa scrivi, che su tutti i giornali dicono che l'obiettivo principale è la crescita (del PIL)?". Certamente, ma di nuovo, il PIL è soltanto uno strumento di misura, e non un manuale di politica economica; egli dice che per farlo crescere basta intervenire su uno di quegli addendi (o sulle loro aspettative, ma non complichiamo le cose), ma non ci dice come intervenire. La spesa pubblica può aumentare sia pagando gli stipendi di centomila soldati che combattono una guerra sbagliata, sia sussidiando centomila disoccupati (tranquilli amici liberali, era solo un esempio). Tocca alle persone che hanno in mano il joystick scegliere come giocare affinchè il gioco duri il più possibile, e non al joystick.
I Bob-allucinati sostengono comunque che cercare soltanto la crescita economica è sbagliato e miope. Essendo il PIL uguale al reddito di una nazione, è una versione alternativa del motto: i soldi non danno la felicità. Sarà anche vero, ma di certo sono due cose altamente correlate. Prendiamo le classifiche dei Paesi per reddito pro capite, e confrontiamole con quelle per i diritti umani, per la libertà di stampa, per la qualità d'informazione, per l'emancipazione femminile. Scommetto che troveremo più o meno gli stessi paesi al vertice, a metà e alla fine di ogni classifica; evidentemente si cresce economicamente intervenendo sull'onestà della pubblica amministrazione, sull'intelligenza dei dibattiti, sulla giustizia dei tribunali. Altrimenti arrendiamoci ad essere inutili come le squadre che non puntano né alla vittoria né alla salvezza; avremo l'orgoglio delle muffe, e il PIL continuerà a dirci tutto di noi. E noi continueremo a non saperlo leggere.
Dan Marinos
Penso uno dei migliori articoli di sempre, conciso ed efficace. Sarebbe perfetto come introduzione al libro di macro
RispondiEliminaEcco bravo, così il tuo libro lo leggi solo tu.
EliminaOlivier Blanchard mi ha già chiesto se può scrivere l'introduzione al mio, di libro!
RispondiEliminaIntervengo decisamente a distanza nel tempo ma ho trovato solo ora questa coglionata.
EliminaCi tengo a precisare che conoscendo chi è Robert Francis Kennedy, (Bob solo per gli amici e quindi non per voi) e sapendo che a confronto il Sig. Dan Marinos non è un cazzo (riferimento solo ed esclusivamente allo spessore politico), che il PIL era solo una somma di dati lo sapevamo da noi.
Il discorso di BOB evidentemente è troppo complicato per voi.
Franco
Bravo Franco,
Eliminaanche io penso che il signor Dan se proprio vuole dovrebbe spargere merda nei campi anziché addosso a un mito.
Giulio
Bravo Dan!
RispondiEliminaGrazie Pit!
RispondiElimina