Una sfida tra me e loro. |
PREMESSA
Capita più o meno ad ogni laureando di passare dei momenti orribili durante la scrittura della tesi. Mi sto riferendo in particolare a singoli eventi che accadono quando il lavoro è già inoltrato e la struttura d’indagine già decisa e che minano le basi su cui si è costruito tutto, minacciando la distruzione e il conseguente rifacimento di tutte le analisi già fatte e di tutte le pagine già scritte. In campo economico, tali accadimenti sono classificabili in due categorie:
1. Vengono
scoperti paper, tesi e ricerche che sono identiche al quel modello che si era ideato
credendo fosse originale e clamorosamente geniale. Ovviamente la scoperta avviene
quasi per sbaglio e quando la ricerca bibliografica è già stata completata;
2. Succedono
cambiamenti in corso d’opera della normativa che regola tutta l’area
d’indagine, e che quindi sputtanano tutte le considerazioni e i commenti fatti
su una situazione che si credeva corrente e che invece è obsoleta.
Il secondo punto riguarda il mio
caso. Non che mi voglia lagnare: come detto, queste cose capitano a tutti, e il mio è soltanto un esempio che
credo valga la pena raccontare.
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Ieri ero felice perché stavo
mettendo il punto finale alla prima metà della mia tesi di laurea. Forse vi
ricorderete, ne avevo già parlato qui: per chi non si ricordasse o non avesse
letto l’articolo precedente, dirò semplicemente che il titolo – già depositato –
è: La revisione contabile dei bilanci dei
partiti politici. Avevo scritto già un bel pezzo: l’introduzione, il
percorso storico legge per legge, l’analisi comparativa con le normative europee e le critiche
maggiori al sistema, che credevo si fosse fermato con la legge n.2 del 1997.
Tutte le pagine, dalla prima all’ultima, erano scritte in modo che fosse
evidente la scandalosa situazione in cui ci trovavamo, buttando inoltre qua e
là qualche indizio sulla soluzione ottimale, tipo Pollicino che semina
sassolini per trovare la via di casa. Erano suggerimenti importanti, anche perché
avrebbero aperto le porte a tutta la seconda metà del lavoro: in particolare,
veniva mostrata la necessità di far intervenire le società di revisione nel
controllo contabile dei partiti.
Lo ammetto: sapevo che in
Parlamento si stava già discutendo di questa soluzione. Sapevo anche che nella
proposta firmata Alfano – Bersani – Casini veniva richiesto a chiare lettere
l’obbligo ai partiti di affidarsi ai grandi auditors del registro CONSOB. Lo
sapevo, ma ero certo che i parlamentari italiani avrebbero impiegato millenni
prima di formulare il testo definitivo, così da arrivare ad Ottobre, periodo di
laurea, senza problemi: male che andava, la legge sarebbe stata emanata poco
tempo dopo concedendomi così lo status di Messia; not bad. “Ad ogni modo”
pensavo, “l’argomento in questione è di primaria importanza visto che oltre che
il controllo viene riformato il finanziamento pubblico ai partiti, tema caldo
per l’opinione pubblica. Se succede qualcosa, i giornali ne parleranno
sicuramente”.
Giovedì 5 Luglio 2012 il Senato
ha approvato definitivamente il disegno di legge a.c. 3321. Lunedì 9 Luglio la
Gazzetta Ufficiale è stata lieta di pubblicare la nuova legge 96/2012 che
riforma completamente la materia in questione. E sono piovute bestemmie. Ho
controllato gli archivi del Corriere.it: il nulla. Il Giornale, Libero,
l’Unità: zero. Il post.it, mio adorato zibaldone di notizie: vuoto. Rintraccio
la notizia nell’archivio di Repubblica (del cui sito normalmente guardo i video
buffissimi sulla destra, e basta): chi l’ha scritto si è concentrato quasi
esclusivamente sul fatto che i fondi tagliati finiranno alle zone terremotate,
e soltanto 15 stronzi l’hanno condiviso su Facebook. La cosa più divertente?
Scoprire che la soluzione ottimale che proponevo nella tesi è scritta nero su
bianco all’art.9 della nuova legge, bruciando completamente tutti i miei
suggerimenti: finalmente i bilanci dei partiti saranno controllati da società
di revisione iscritte al registro CONSOB. Esatto, proprio E&Y, PwC, KPMG,
Deloitte, eccetera!
Ora, dopo aver cambiato
completamente la prospettiva delle pagine già scritte, mi trovo nella
situazione di dover effettuare un’analisi senza alcun supporto bibliografico:
in altre parole, il destino ha lasciato un povero stronzo laureando in
amministrazione, finanza aziendale e controllo, totalmente libero di dire
quello che pensa di questa nuova legge. E allora scateniamoci.
Il testo è particolarmente lungo,
e forse per questo verrà analizzato su questo blog a puntate. C’è la parte sul contributo
pubblico, che è stato dimezzato per davvero (da adesso ammonta ad un totale di 91mln
annui) e che finalmente viene chiamato, anche se solo per il 30%, con il
termine di cofinanziamento (il restante 70% rimane un falso “rimborso delle
spese”). I partiti vengono resi un pelo più uniformi, con l’obbligo di dotarsi
di un atto costitutivo e di uno statuto redatti in forma di atto pubblico. Poi
c’è la parte dei controlli: una volta avevamo 4 organismi inutili, ora dovremmo
averne 5, di cui 3 uguali a quelli di prima, 1 riformato (ma che mantiene la sua
quasi-inutilità) e l’ultimo, composto dalle società di revisione, che potrebbe
rivelarci delle sorprese. Per quanto riguarda i rendiconti non è stato fatto
nulla, nessun principio contabile è stato aggiunto a quei pochi che già
c’erano.
Vedo che ho scritto già
abbastanza, ma non vi voglio lasciare andare così, senza nulla di preciso sulla
nuova legge (che magari vi siete letti tutto ingannati da un titolo
sensazionale). Allora stringete i denti e parliamo della trasparenza: i bilanci
dei partiti saranno finalmente accessibili a tutti! Mentre prima venivano
pubblicati solo sulla Gazzetta Ufficiale e su qualche quotidiano nazionale, ora
i partiti sono obbligati a renderli disponibili sul proprio sito internet.
Potremo vedere finalmente qualcosa anche noi poveri sfigati che manteniamo i
partiti, i movimenti e le fondazioni attraverso i fondi pubblici! Solo un’avvertenza
però: prendete il calendario in mano. La legge impone che i rendiconti siano
chiusi al 31/12 (ipotizziamo dell’anno X); questi vanno consegnati – compresa
l’opinion delle società di revisione – entro il 15/6/X+1 alla Commissione per
la trasparenza e il controllo dei partiti (quell’ente riformato e semi-inutile
di cui vi accennavo). Questa effettua tutti i suoi controlli ed entro il
15/2/X+2 avvisa i partiti se ci sono state irregolarità; in caso affermativo,
vanno corrette entro il 31/3/X+2. A questo punto vediamo cosa dice la legge
riguardo la pubblicazione dei bilanci: “Nei siti internet dei partiti e dei
movimenti politici, entro il 10 luglio di ogni anno, nonché in un’apposita
sezione del sito internet della Camera dei deputati, dopo la verifica di cui al
comma 5 (cioè i controlli della Commissione di cui sopra), sono pubblicati […]
il rendiconto e i relativi allegati”. Dunque, visto che come detto al comma 5
si fa riferimento come scadenza al 15/2/X+2, le interpretazioni possibili sono
due: o i bilanci vengono pubblicati il 10 Luglio X+1 senza però essere stati
controllati della Commissione e dunque potenzialmente contenenti errori, o
vengono pubblicati assieme alla relazione della Commissione il 10 Luglio X+2,
praticamente un fottuto anno e mezzo dopo la chiusura di bilancio.
Cazzo, tra la chiusura delle
scritture contabili e la pubblicazione dei bilanci passa abbastanza tempo da
far confluire Rutelli in un nuovo partito di destra.
Dan Marinos