domenica 3 luglio 2011

La favola di Valutalandia e del simpatico FV.


I fratelli Grimm: a sinistra Fama, e a destra French.


In tutti i manuali riguardanti la valutazione finanziaria di un investimento, tangibile o intangibile, si giunge ad un certo punto alla fatidica frase: "Tuttavia, non sempre è disponibile un mercato dove cercare il prezzo di una determinata attività, nè tantomeno è possibile effettuare un confronto con dei cosiddetti comparables". Bene, per chi di voi è ancora alle prime lezioni di economia, è giusto che sappia che oltre questa frase il libro diventerà una valle di lacrime e sangue. Chi invece sa già a cosa mi sto riferendo ed è sopravvissuto o sopravvive all'impari lotta contro il Fair Value, potrà spero sorridere di fronte a questa fiaba scritta dai Fratelli Fama e French. Comincia così:

C'era una volta un paese dove tutto era facilmente valutabile con certezza e oggettività. Tutti gli abitanti infatti avevano a disposizione numerosi strumenti di semplice utilizzo che permettevano di quantificare tutto ciò che c'era attorno a loro, così da poter dare il giusto valore alle cose; nei dizionari le parole "circa", "pressapoco" e "più o meno" non esistevano. Tra questi abitanti c'era un simpatico ometto di nome Franceschino Valutatore.
Una mattina Franceschino si svegliò; il sole era già alto e la sveglia non aveva suonato. "Strano" pensò egli, e dette un'occhiata al suo orologio. Quale stupore ebbe notando che mancavano le lancette del quadrante! E mancavano anche all'orologio in cucina, e a quello del bagno! L'omino non capiva, ma tant'è! Era domenica e non era in ritardo per andare al lavoro. Decise comunque di uscire per schiarirsi le idee, e indossò la sua camicia preferita, quella con le iniziali FV. 
"Mmm" pensò fissando il suo il quadrante vuoto legato al polso" non ho alcun modo di capire quale ora dica il mio orologio, ma...ci sono! Farò un confronto con qualcuno, un comparables dotato di orologio!" Uscendo in cortile vide il suo vicino, un nobile destituito, tale Maurizio Paolo Ettore Ermenegildo Mentecattis (sapete come sono boriosi i nobili, con le loro sigle lunghissime sulla camicia). Egli era fermo, immobile, con la testa rivolta verso il basso a guardare la sua ombra: "Buondì, sa che ore sono?" chiese gentilmente Francesco. "No lo sa cosa è successo?" rispose egli: "sono scomparse le lancette di tutti gli orologi...è quasi impossibile sapere l'ora! Ma io ho la soluzione, usero un metodo indiretto: per sapere che ore sono adesso, conterò i secondi che trascorrono fino a quando il sole sarà sul punto più alto, cioè a mezzogiorno, e quindi la mia ombra sarà minimizzata. Allora, sapendo quanti secondi sono trascorsi, saprò che ore erano adesso."
Franceschino se ne andò via piuttosto imbarazzato e confuso. Pensò che forse il suo piatto preferito, il prosciutto col melone, gli avrebbe rinfrescato le idee. Si recò così al negozio di alimentari, e chiese al suo amico macellaio due etti di prosciutto. Egli tagliò diverse fette; poi, anzichè pesarle, si recò a latò del bancone dove vi era una grossa molla in posizione orizzontale. Tirò fuori dal taschino un cronometro, posizionò l'affettato sulla molla caricò e...PUM! Sparò il prosciutto contro il muro in fondo al negozio ad una decina di metri dalla molla. Poi, con nonchalance, raccolse il proiettile un pò sbrindellato ma ancora appiccicato all'intonaco, lo avvolse nella carta e lo diede a Franceschino, che era sbigottito. "Sa, oggi la bilancia non funziona" disse il macellaio, con un'aria di chi ha già raccontato 'sta storia venti volte stamattina: "Così per calcolare quanti etti ho affettato, ho usato un metodo indiretto: conoscendo la costante elastica h della molla e il suo allungamento x, ricavo l'energia potenziale conferita al prosciutto (=1/2*h*x2). Dopodichè, conoscendo lo spazio percorso dall'oggetto lanciato e il tempo di percorrenza che ho cronometrato ho potuto calcolare la velocità. Siccome l'energia si conserva passando da potenziale a cinetica, è un attimo ricavare la massa dalla formula m=2*E/v2 . Insomma, sono circa due etti e tre, cosa faccio, lascio?" "S-Si-Si...va bene...ma mi servivano anche due meloni..." balbettò Franceschino. Quando vide il macellaio prendere due bei meloni ed avvicinarsi alla molla, vi rinunciò urlando di fermarsi.
FV era veramente sconvolto, e le cose peggiorarono per tutta la giornata: sua suocerà contò i chicchi di riso uno ad uno per poter fare una regressione statistica e trovare un modello con un p-value accettabile che dicesse quanti "pugni" ci volevano per quattro porzioni di risotto. E tanti altri fatti incredibili, che non sto a raccontarvi, ma che testimoniavano l'inimmaginabile: non si poteva più misurare nulla in maniera oggettiva e certa!
Il Paese era nel panico più totale, una vera apocalisse: e difatti finì che arrivò Dio, dichiarando l'inizio del giudizio universale. Per capire chi fosse un degno abitante di Valutolandia (ah, non l'avevo ancora detto, è cosi che si chiama, Valutolandia...bel nome del cavolo)...dicevo, per capire chi fosse un degno Valutolandiano, Dio li mise tutti in fila e fece domande ad ognuno. Erano domande toste, e nessuno riusciva a rispondere, tipo: "Quanto hai peccato in vita tua?" oppure "Quanto vuoi bene al padre e alla madre?" o ancora "Quanto hai desiderato la roba degli altri?". Nessuno sapeva rispondere, perchè non avevano nessun modello da poter applicare. Qualcuno boffonchiava una capitalizzazione in perpetuity delle buone azioni compiute nell'ultima settimana, prendendola come media storica, altri supplicavano la presenza di almeno un comparable; non c'era niente da fare: erano tutte risposte sbagliate, e Dio li mandava all'inferno.
Infine arrivò il turno di Franceschino, che era spaventato e tuttavia aveva qualcosa che gli ronzava per la testa. "Tu, Francheschino Valutatore" dichiarò profondo Dio: "Dimmi, quanto sei stato bravo".
"Cazzo ne so...un po' !" disse molto francamente il nostro eroe: "non è che posso star qua a valutare tutto. Dimmelo tu quanto sono stato bravo!" E Dio sorridendo rispose: "Sei stato bravo Franceschino, e lo sei tutt'ora. Hai capito diversamente da tutti che le cose, specialmente se intangibili, non sono e non andrebbero mai valutate. Bene, puoi venire con me in paradiso."
E mentre salivano in un mondo migliore ed eterno, l'Onnipotente disse un'ultima cosa: " 'Va Franceschino, quanto credi che mi sia costato costruire tutto questo?" e lui rispose: "Ah Signò nun ce provà, che tanto non ti rispondo!"

FINE

Dan Marinos








Guida alla lettura - cosa ci insegna il racconto:

Semplice: quando dovete contare i secondi e non avete con voi l'orologio, anzichè pensare "uno...due...tre..." cominciate da centoventi, e non sbaglierete di un micron.

Benedetto Croce feat. Francesco De Sanctis feat. Aldo Grasso

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