venerdì 9 dicembre 2011

Pausa ed Auguri



"Guarda che disordine, ma non hai ancora preparato la valigia?"
"No."
"Ma quando parti?"
"Stasera."
"E perchè non hai ancora preparato niente???"

No, non è mia mamma. Sono gli studenti indiani che per 3 mesi hanno dormito nelle stanze accanto alla mia, mentre io studiavo o ascoltavo la musica o cazzeggiavo e che studiavano o ascoltavano la musica o cazzeggiavano mentre io dormivo. Gli studenti che cercano di imparare l'Inno alla Gioia con il violino alle 3 di notte o il testo di "O mia bela Madunina" per una registrazione italo-indiana che non avverrà mai. Quelli che che studiano o fanno il lavoro di gruppo la notte prima della scadenza o dell'esame, e non perchè avessero tante altre cose da fare i giorni precedenti. Volatili.
Oggi si parte, si lascia il campus direzione Mumbai, per poi vagare a caso fino a quando il calendario dirà: Malpensa.

L'Economostro si era già preso una bella pausa in questi mesi saltando numerose volte gli appuntamenti settimanali. A dire la verità però è rimasto sempre attivo, trasferendo le sue cialtronate sulla pagina di Facebook e raccogliendo con due ridicole fotografie in una settimana quello che non era riuscito a fare con 47 articoli in un anno. Roba che ti fa un sacco piacere, ma poi ci pensi un attimo e dici: "Che lettori stronzi che ho!". Nei prossimi 20 giorni sobbalzerò per l'India a bordo di improbabili autobus, per cui difficilmente pubblicheremo e lunghi articoli sul blog e imbarazzanti fotografie su facebook. Ma non vi preoccupate, non è una pausa: è un ritiro spirituale. L'espansione inaspettata del numero di followers ha infatti sovraccaricato il mio server di vaccate, e si rischiava il collasso. Per questo motivo a Mumbai incontrerò una misteriosa persona proveniente dal Vietnam a cui l'Economostro già deve, se non articoli completi, alcune delle perle più geniali. Insomma, sarà un viaggio ricco di nuove, stronzissime idee.

Ordunque, salvo connessioni inaspettate, ci si vede nel 2012. Vi lascio ad un Dicembre pieno di speranze. Per esempio la speranza che nessuno scassi i maroni con i Maya e le loro teorie riguardanti la fine del mondo; che alla redazione de Il Giornale non utilizzino più le vecchie critiche verso Berlusconi rigirandole verso Monti, e che Repubblica la smetta con imbarazzanti campagne, così che eviteremo di assistere all'esplosione di Sallusti o Belpietro indecisi nell'ardua scelta se continuare con l'attacco al Primo Ministro o rivolgersi al quotidiano che in quanto a populismo fa loro una bella concorrenza; che Severgnini, il quale sembra puntare allo spazio che fu di Alberoni, ci prometta uno stile più esplosivo della solita miccetta stantita del '73; che si scopra che Aldo Grasso non paga il canone, che Sky in streaming e che c'ha ancora la tessera tarocca di Tele +; che la gente si renda conto che Brunori Sas non deve il suo stile ad una visione pulita dei Baustelle, ma ad una versione anche più edulcorata delle barzellette di Famiglia Cristiana; che non ci siano più i concerti di Ligabue in 3D i quali, spuntando nel periodo natalizio, sono più vigliacchi dello tsunami del 2004. E tante altre care cose che ora non mi vengono in mente, ma che sicuramente riguarderebbero la combo "troppe tasse e pochi tagli", l'ICI alla Chiesa, l'umidità della linea gialla, il nuovo temporary shop in Piazza Duomo, il Ministro Passera, Casini e i miei amici che vogliono provare le nuove birre al Don Stuart (Via XX Settembre, Crema) con la stessa crisi isterica delle mie amiche che si tufferanno nella nuova collezione H&M feat. il sarto a cui, poco fa, ho regalato le mie lenzuola.

Tutte robe che, sia detto chiaro e tondo, per quanto orrende siano mi sono mancate terribilmente in questi quattro mesi indiani. Mesi di cui tornerò a scrivere, più avanti, chissà quando.
Che tanto c'è tempo.


"E perchè non hai ancora preparato niente???"
"Bah...Faccio tutto all'ultimo momento. Altrimenti non avrei proprio imparato niente, dall'India."


Dan Marinos


Ps: tengo a precisare che potrei correggere la frase "Casini e i miei amici che vogliono provare le nuove birre del Don Stuart" con: "Casini, ed infine i miei amici che...", ma non lo farò. L'idea di Casini al Don Stuart mi sollazza da morire.

domenica 27 novembre 2011

Proverbiale ignoranza



INTRODUZIA:
L'altro giorno il buon Aristocle, mentre si parlava dell'articolo con le poesie modificate di qualche settimana fa, ha sparato una perla:  "l'unione fa la farsa". Vuoi che ieri sono stato 7 ore al mare, vuoi che per arrivarci e tornare indietro ci sono volute 23 ore nette di autobus (su 800 km di tragitto, ergo una media di 34 km/h), vuoi che non avevo  niente da leggere e che non si poteva dormire perchè la strada sembrava essere stata bombardata dai nazisti e l'autista voleva testare le sospensioni nuove di trent'anni fa...
Insomma, ho trovato il tempo per mettermi a giocare con qualche proverbio, chiudendo così con quest'articolo il ciclo sull'attualità che ha coinvolto il blog negli ultimi articoli pubblicati. I proverbi, i modi di dire e le frasi fatte sembrano quasi fatti apposta per essere modificati a proprio piacimento, perchè sostanzialmente nella loro forma originale non vogliono dire nulla. Anzi, è' stato così facile riformularli che ho il terrore di averli copiati da qualche parte ma non ricordo dove. Personalmente poi ho un odio profondo verso molti proverbi, tipo "l'eccezione che conferma la regola", che si spaccia per perla di saggezza ma che invece è una presa per il culo. 
Detto questo...

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Eurobond.
L'Unione fa la farsa

Germania.
Non c'è UE senza te

Ribadire.
Chi c'è CEE, chi non c'è non CEE.

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Dimissioni
Tanto fumo poco arresto

Festeggiare 
Chi va via perde il posto nell'isteria

La minaccia
Il padrone è ritornato e il postribolo va ridato

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Il nuovo arrivato
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il Quirinale

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Banchiere di Dio
Christmas with the IOR, Easter what you want 

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Nostalgia
Quando c'era Lui, Trani arrivava in orario.

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 Qualcuno piscia sempre fuori dal vaso
L'asse del w.c. è sempre più verde.

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Neo-ministro degli Interni
Donna alla Volante
 
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In tribunale faceva freddo
Vendute con trenta den.
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Paura di perdere
L'elezione che conferma la regola

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Probabilità di vittoria
La p(V) dei ciellini è tanta

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Notizie secondo necessità.
Il cane è il miglior amico dell'uopo.

venerdì 25 novembre 2011

Lettera da un lettore - risposta a "L'orgoglio dei leoni"




Visto che stasera me ne vado al mare a mostrare le chiappe chiare agli indiani, torna a salvare l'appuntamento settimanale con l'Economostro il buon Aristocle, lettore che già una volta aveva detto la sua in un articolo sulle tute blu. Anche in questa sua seconda lettera tira in ballo la filosofia e una serie di accostamenti a casaccio tra cose che nulla hanno in comune tra di loro (tipo l'esempio del Cesena, che potrà anche assomigliare alla situazione italiana ma che di certo non assomiglia ad una squadra di calcio). Se troverete punteggiature e spazi con lo stesso ordine logico della dentatura di un contadino cambogiano, è colpa di Aristocle e del suo Microsoft Word 95.


Caro Economostro ti scrivo,
perché è davvero un piacere sentirti. Le mie erezioni da adulatore di M&A sono state molto ridimensionate da un progetto che sto facendo (e che inciderà in larga parte sul mio esame) che ha come oggetto appunto un deal tra 2 società nel settore farmaceutico (rigorosamente non quotate per non facilitare troppo le cose a livello di ricerca dati, comparables, DCF, ecc...) ma non demordo e mi scasso di ricevimenti anche da Brugger, che pur non essendo mio docente, mi ha ammaliato con la sua “r” .
Il mio Cesena sta dando blandi segnali di risveglio, orfani del Giak per noi non è facile per di più la nostra panchina è nelle mani di Arrigoni, non certo lo Steven Seagal degli allenatori, ma per ora è questo che passa il Convento (=Technogym).
Prendo spunto da qui.
 Abbiamo vinto il Derby, non si è vista la mano del nuovo Mister, ma abbiamo vinto. Un piccolo grande segnale è stato lanciato. Nuove sfide ci attendono e non bisogna lasciarsi trasportare da facili campanilismi, entusiasmi o quant’altro.
Monti (e qua mi gioco tantissimo perché ho appena fatto un parallelismo tra Mario Monti e Daniele Arrigoni, e giuro non tocco alcool da almeno 15 secondi se si esclude il dopo barba) si è appena “insidiato” verbo che non mi piace tanto perché sembra celare un ché di minaccioso, quasi fosse una trappola, al Governo e già ci sono state sentenze, profezie e manifestazioni.
Il segnale il buon Marietto lo ha mandato, a quanto pare lo Spread si è un attimino calmato, ma anche qui non è semplice indagare con chiarezza le determinanti di tutto ciò o quanto meno si è tentati di dare giudizi affrettati e poco consoni.
Io ho studiato in un altro ateneo al triennio per cui non sono un bocconiano puro sangue,mi sento un po’ meticcio e quindi ho vissuto la situazione in modo molto distaccato al di là dei toni che si stavano delineando che vagamente mi ricordavano le Termopili. Le frasi che hai evidenziato nel tuo articolo provano che non basta essere in possesso di un badge, avere una buona media, fare parte di un prestigioso ateneo in quanto sono di una banalità e di una semplicità sconcertante. Manifestare, comunicare, limitarci al nostro piccolo orto quasi a dire "non ti curar di loro ma guarda e passa". Penso che la partita si giochi qui.
Cercherò di spiegarti (come se tu fossi un paracadute) come la vedo io.

Manifestare. In greco φαίνομαι (se preferisci “fainomai” tanto Valeria Marini non lo capirebbe comunque, e qui c’è la mia sconfitta più grande) significa apparire, manifestarsi…epifania bla bla bla. Questo è uno sterile esercizio che faccio di tanto in tanto per mantenermi ben oliato il cervello perché non esiste lubrificante migliore per le meningi del greco. A me piace concepire la vita, in tutte le sue sfaccettature, come un enorme processo dialettico. La manifestazione, di qualunque natura essa sia, è sempre ben accetta purché faccia parte di un processo più ampio e non sia assolutizzante. Manifesti per partecipare a qualcosa? Oppure manifesti e basta? Di “fenomeni” ossia di manifestanti ce ne sono già troppi (ciò non significa che non ci siano dei buoni motivi per manifestare ovviamente) e io di fenomeno conosco solo Luis Nazario da Lima. Non ne voglio altri. Quello che intendo è che raramente le manifestazioni hanno portato ad una vera e propria partecipazione, attiva e proattiva, da parte delle parti coinvolte e quindi ogni volta che sento la parola “manifestazione” penso a qualcosa di sì giusto (è un diritto, è lecito, bla bla bla bla) ma di altrettanto parziale e quindi per me poco interessante.
“Andate a studiare, non sapete un cazzo di economia!” è aberrante e orrenda tanto quanto “Non ce l’hanno fatta Tremonti, figuriamoci uno solo!”. Sono tutte frase trite e ritrite di cui non so davvero che farmene. Sono inutili e tristi come gli applausi registrati in serie nei programmi di Candid Camera. “Un’abbonamento” non si scrive con l’apostrofo (impietoso Word me lo sta sottolineando in rosso sangue) ma se un tuo lettore te lo fa notare in un commento i casi sono 2:

- Non ha mai sbagliato in vita sua e pertanto può permettersi tale critica;
- E’ strafatto di pennarelli Uniposca;

Per semplificare considereremo il secondo caso.
Comunicare. Io sono un grandissimo fan di Gorgia. Nel mio ranking è in continuo rialzo. Non viene mai degradato ed è una costante nella mia personalissima top 10.
Il suo fantastico tribolo predicava esattamente che ancora prima di preoccuparsi sull'Essenza di qualcosa, occorre risolverne la questione della conoscibilità e della comunicabilità. E qui casca l'asino. L'Economia c'è. Nessuno (a meno che non strafatto di Uniposca) potrebbe dubitarne. L'Economia è conoscibile. Qui iniziano le prime abnormi difficoltà, ma se non propriamente conoscibile l'Economia è di certo indagabile ed osservabile (troppo spesso a posteriori quando ormai i disastri sono successi, ma è indagabile).
Tagliando corto l'Economia andrebbe studiata, assieme al diritto, all'arte, ecc...a partire dalle elementari. Persone che usano parole come valore e prezzo in modo intercambiabile rappresentano un enorme barriera al dialogo. In un periodo teso e difficile come questo i deal breaker tra indignados e bocconiados sono ai massimi e se si è giunti a questo occorre indagarne le cause.
Quoto in pieno il tuo accenno ad una riforma del sistema scolastico in grado di fornire quanto meno gli strumenti per una sopravvivenza a tutti noi. Se le persone non sono in grado di comprendere ciò che le circonda, non solo per negligenza loro ma per barriere all'entrata allora la competizione non si sta svolgendo su un “equal playing field”.
L'Economia c'è, noi no. Non possiamo più accontentarci di creare valore per gli azionisti, la vera sfida ora come ora è creare Valori, condivisibili, basati sull'arricchimento reciproco e propositivo.
Le cose si devono però fare in 2. Se vogliamo condividere e darci al peer to peer anche gli indignados devono fare la loro parte, ossia uscire dalla fase di manifestanti e procedere lungo una dialettica sino a giungere di fronte a Sarfatti con più dubbi che certezze, portando tanta curiosità (e qualche figa che quella non guasta mai). Di contro tra i leoni non troverebbero boriosi Gordon Gekko pronti a smembrarli come fossero BlueStar, ma ragazzi come loro, indignati, curiosi, dubbiosi e altrettanto attoniti.
Io mi sono un po'stufato di sta menata dei diritti e dei doveri...chi ha il privilegio, il merito, la fortuna di poter studiare deve sentirsi responsabilizzato da tutto ciò, quanto agli indignados a mio avviso hanno una bella lista di doveri da osservare:
Dov'eri quando l’unico Monty che conoscevi era Python?
Dov'eri quando noi studenti eravamo a scassarci la testa, magari in India o chissà dove?
Dov'eri quando gli slogan hanno sostituito la sintesi?

La Bocconi è lì ferma. Quante occasioni hanno avuto per confrontarsi e per cercare un dialogo? Spesso vengono a volantinare i più svariati gruppi studenteschi, dalla falange estrema del partito comunista dei lavoratori cinesi, ai nostalgici di Nino D'Angelo...eppure io non ho mai visto nessuno di questi mettere da parte le loro idee per confrontarsi con qualcosa di diverso.
L'unica cosa per cui vale la pena manifestare è l'intelligenza. Manifestiamola tutti, assieme, ovunque perché purtroppo l'ignoranza è biadesiva, attacca da entrambi i fronti. Mi auguro che la prossima meta di queste manifestazioni sia la meta-morfosi, allora vi parteciperò in prima linea.
Prima di attaccare la sovranità nazionale, di un governo tecnico o meno, cerchiamo di ri appropriarci della nostra...cerchiamo di ragionare con la nostra zucca e di essere sovrani di noi stessi: Re-sponsabili, guardandoci bene dal cedere ai mezzi di “distrazione” di massa, infinitamente infidi e pericolosi.

Abrazo.

Artistocle

venerdì 18 novembre 2011

L'orgoglio dei leoni



Ieri abbiamo assistito alla solita inutile manifestazione. Non ha portato a nessun risultato, tutto è esattamente come prima; forse ce ne dimenticheremo già la settimana prossima. L'unica novità è stato l'obbiettivo della protesta: la Bocconi, come primo luogo-simbolo del neo Presidente del Consiglio Monti.
Quando ho saputo della notizia mi sono gasato un sacco e ho anche sogghignato di fronte a cotanta ignoranza: mai vista una cosa simile in 5 anni, salvo quella bomba che ha avuto un effetto pari ad una cena a base di legumi. Sono corso ad iscrivermi all'evento su Facebook creato dai collettivi studenteschi che hanno pianificato l'assedio, giusto per farmi due risate e leggere le panzane che scrivevano: sorprendentemente la maggiorparte dei commenti erano scritti da bocconiani. Frasi ironiche, come chi faceva notare ai promotori de "La cultura contro la crisi" l'errore grammaticale nella frase  "Nè con Monti, nè con Tremonti". Risposte educate che spiegavano la falsità dello stereotipo del bocconiano ricco e privilegiato (buoni esempi su Wordpress e Facebook, altrettanti interessanti i commenti agli stessi). Tentativi infine di instaurare un dibattito con la controparte. E poi, tutto questo (è solo una piccola raccolta, ed evito volutamente i caps lock) :

"Vaffanculo a tutti quelli che creano problemi."
"Fate ridere merde."
"Andate a studiare."
"Siete e rimarrete solo un branco di ignoranti fannulloni!!!!"
"Andate a lavorare."
"Mi sento in ogni caso ragionevolmente rassicurato nel sapere che entro cinque anni voi poveri sottoprodotti del welfare state sarete letteralmente dipendenti dalle mie tasse."
"Scusate ma quanto siete ignoranti? :) E' evidente che non avete una minima idea di cosa è l'economia, la finanza e persino la Bocconi.[...] Comunque concludo dicendo: don't worry per il vostro futuro! Tanto ci saremo sempre noi a lavorare e a pagarvi il wellfare (sottolinatura mia) con le nostre tasse"
E improvvisamente ho smesso di ridere.

Tutte frasi ridicole, imbarazzanti. Come: Sono uno studente, lasciatemi studiare. Scommetto che poi diventerà: Sono un lavoratore di JP Morgan, lasciatemi lavorare. Va bene, vorrà dire che il giorno in cui verrai licenziato e non potrai pagare il mutuo della casa ti dirò: Sei un mendicante, ti lascio mendicare.
O ancora: Andate a lavorare merde! Difficile, quando il tasso di disoccupazione giovanile è al 29%.
Ma la peggiore rimane: Andate a studiare, non sapete un cazzo di economia!
E' vero, ed ecco il punto cruciale: il non sapere cosa ha causato un problema vieta alle persone di manifestare contro quello stesso problema?  Ovviamente no, per lo stesso motivo per cui gente che non capisce un cazzo di architettura si è lamentata del ponte di Calatrava a Venezia e gente che non ha studiato teologia o giurisprudenza si è flagellata davanti alla rimozione dei crocifissi nelle aule dei tribunali. Tuttavia, la protesta senza la conoscenza è un'azione che pur essendo legittima risulta essere totalmente sterile, perchè ha ben chiaro il danno ma non la causa. E allora, amico Wellfare, rivelaci come hai fatto a ottenere il Sapere: forse che i bocconiani nascono già economisti? Oppure a 14 anni ai tuoi genitori anzichè il motorino hai chiesto un'abbonamento (sottolineatura di una lettrice bocconiana orgogliosa) a Milano Finanza? Direi di no, è più probabile che tutto ti sia stato insegnato all'Università. Pensate a cosa sognavate di diventare quando avevate 14 o 16 anni, prima di passare il test d'ammissione alla Bocconi, e chiedetevi: "Se fossi diventato medico o designer, sarei stato in grado di capire il contratto del mutuo per la casa? Avrei saputo come quando e quanto sarebbe stata la mia pensione? Mi sarei incazzato nel sapere che lo Stato finanzia in parte le scuole private mentre la mia università pubblica fa cagare?" Probabilmente non saremmo in grado di rispondere adeguatamente nemmeno adesso, con una laurea in mano.
Oh, ecco la chiave: com'è possibile sperare di tirare avanti un paese dove l'unico modo per conoscere dei concetti base di economia o diritto è iscriversi a facoltà specifiche? Com'è si può sperare di crescere non solo economicamente ma anche culturalmente se un diciottenne crede (ed è legittimanto a crederlo, perchè nessuno gliel'ha insegnato al liceo) che una s.p.a è una società quotata controllata da un privato, come dimostrato dalle numerose interviste pre-referendum. Quello stesso diciottenne che per andare a studiare arte o fisica quantistica a Milano sale su un treno, perennemente in ritardo, gestito da una s.p.a che guarda caso non è quotata ed è controllata dallo Stato. Come puoi pensare di avere una stabilità politica se lo stesso elettore che ritiene di aver tatuata nel cuore la carta costituzionale, è convinto che il Governo venga eletto dal popolo?
Ed è questo ciò che mi fa incazzare da matti dei manifestanti, siano essi studenti o lavoratori: perchè non chiedono di introdurre lezioni di diritto ed economia nelle scuole superiori (vedi il Progetto Brocca, implementato in pochi casi dove queste materie sono impartite solo i primi due anni per due ore a settimana)? Perchè? Sarebbe ridicolo il terrore che la propaganda del capitalismo si infiltri nelle aule scolastiche per la stessa ragione per cui i libri di storia non sono scritti dai comunisti.
Questo è il primo problema dei manifestanti, e non è sarebbe stato troppo difficile fermarsi dall'invadere la Bocconi, fare un' inversione a U e andare manifestare al Ministero per ottenere un'istruzione adeguata.
E quelli che sono già usciti dal liceo? Quelli che stanno studiando medicina, letteratura, architettura; quelli che ancora si ricordano latino e la legge di Archimede, ma proprio di economia non ne hanno mai sentito parlare. Ecco la risposta del bocconiano: Andate a studiare merde!
Mai una sorpresa, mai un po' di coraggio, mai qualcosa di incredibilmente bello e clamoroso. Rimaniamo chiusi in Via Sarfatti 25, orgogliosi (anche giustamente) di appartenere al miglior ateneo italiano in fatto di economia. Siamo quelli della filosofia schifosa del "con tutto quello che pago...", splendidamente spiegata in questo commento: 

Dico solo che tutto ha un prezzo, giusto o sbagliato che sia. Magari un giorno, e lo spero davvero, non sarà più necessario mandare i propri figli alla Bocconi. Oggi offre un servizio migliore, non si puó negare: se non vuoi/puoi pagarlo almeno stai zitto e non rompere i coglioni a chi lo fa perché il mondo è ingiusto, bella scoperta!

Ma se qualcuno dice che siamo un'élite, ah! ci buttiamo per terra urlando: Siamo studenti come voi, lasciateci in pace! Lasciateci in pace un cazzo! Apriamole ste porte, facciamoli entrare in Università, apriamo un dialogo, mettiamoci in discussione. Facciamogli vedere come sono le lezioni, quali sono i nostri punti forti e dove invece vorremmo migliorare. Dove sono i tre pseudopartiti degli studenti, quelli del mojito e dei tornei di poker? Perchè non li ho mai visti organizzare un dibattito con i ragazzi della statale e della cattolica?

La gloria di Monti non discende a noi solo perchè abbiamo un badge con scritto "Bocconi".

Dan Marinos

domenica 23 ottobre 2011

Cata-strofe.


 
Saldati
"Si sta come
d'autunno
 sugli alfieri
le folle"

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Via dal campo (de' fiori)

"Dai manifestanti non nasce niente,
dai governi nasce il default"

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Scambio d'identità

"Ma io non ci sto più", gridò il banchiere e poi
tutti pensavano al nome novello,
l'amico di Mario, o un nuovo venuto;
ma il governo ha scelto Visco,
non quello lì, ma quello là.
E forse questo Silvio non lo sa.

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A cambiar le regole del gioco 

"Lotte e cariche inseguendo un block,
sotto il cielo di un'estate valsusina.
E negli occhi tuoi voglia di vincere,
in autunno un'avventura in più"
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Idolatria
"Tanto gentile e tanto onesta pare
la gente mia, quand'ella altrui valuta,
e se la Vergine, tremando, è caduta,
li occhi no l'ardiscon di guardare."
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 Sodomia fiscale
"Bianca banca nel tacito tumulto
un conto apparì sparì d'un tratto;
come un buco, che,largo,esterrefatto,
s'aprì si chiuse, nella notte nera."

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Er barcarolo va (controcorente)

 "Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove sulle utilitarie
  salmastre ed arse,
  sui san pietrini
  scagliati divelti,
piove su i miti
divini,
su le finestre fulgenti
da scritte anarchiche accolte,
su i Palazzi folti
di zoccole piacenti,
piove su i loro volti
  Silviani,
piove su le loro mani
ignude,
su i nostri vestimenti
  antimanganello,
su stupidi pensieri
  che l'animale schiude
novello,
su la favola bella
che sabato
  t'illuse, che oggi m'illude,
o novantanove.

Li mortacci quanto piove."


sabato 8 ottobre 2011

Studiare in India. Mesiversario.


Esattamente un mese fa cominciavo la mia prima lezione, ora è tempo di sfornare le prime impressioni. Scriverò come uno che ha già capito tutto dell'India, o per lo meno della vita universitaria, anche se farei meglio a stere zitto visto che non ho ancora dato un esame, e si stanno avvicinando rapidi quelli di mid-term. Il fatto è che alcune cose che ho notato sono innegabili, per cui se non ho indovinato il perchè, almeno posso descrivere il cosa. Semplifichiamo le cose con qualche macrocategoria.
Corsi: la maggior parte di quelli offerti differisce e negli argomenti e nella didattica da ciò che si può trovare in Italia (ça va sans dire). Su 35 corsi offerti nel secondo anno di Post Graduate Program, circa 24 hanno un titolo su cui, a prima vista, o si aggrottano le sopracciglia o si ride fino a farsela nei pantaloni. Nel primo gruppo rientrarano: "Carbon Finance", "Family Business Dynamics" o il prolisso "Seminar Course on Globalising and Resurgent India through Innovative Transformation". Nel secondo invece troviamo, per esempio, "Persuasive Communication", "Developing Creative Self", o "Exploration in Role & Identity" (quest'ultimo non ha sede fissa: si viaggia per una settimana nel deserto con un professore-guru).
Quale senso e quale valore aggiunto possono apportare questi corsi, specialmente quelli che sembrano avere la valenza di un manuale comportamentale acquistabile presso ogni Autogrill? Difficile a dirsi. Innanzitutto molti di loro non sono affatto corsi dal voto assicurato. Managing Negotiations, per esempio, non ha esame e il voto deve essere appunto negoziato con il professore: quale modo migliore per verificare cosa si è imparato? Se il discorso della reputazione di un istituto (di rating, bancario, governativo) vale anche per l'undicesima Business School nel mondo secondo il ranking del Financial Times, allora mi aspetto che contrattare il voto parlando in inglese con un professore indiano non sia poi così semplice.
I corsi che risultano essere tosti sulla carta (Strategic Financial Management, Derivatives Pricing...) potrebbero nascondere l'insidia di esserer particolarmente demotivanti nel senso che la teoria di queste materie può benissimo (e forse anche meglio) essere fatta a Milano. Ed ecco infatti che questi corsi trattano ben poca teoria (che si da per già acquisita gli anni scorsi) ma solo casi pratici particolarmente tosti assegnati quasi da un giorno all'altro con scadenze che non coprono un mese o una settimana, ma l'arco di una nottata in bianco.
Quasi tutti i corsi, buffi o noiosi che siano, hanno valutazioni che non sono basate esclusivamente su esami scritti. Sistemi alternativi di valutazione si nascondo dietro anche ai corsi più conservativi: il 20-30% del voto di M&A è dettato da una simulazione di acquisizione in cui la classe verrà divisa in più gruppi che dovranno preparare un contratto tra bidder e target, cercando di negoziare il profitto migliore per la loro parte. Anche la partecipazione (rispondere in aula + fare i lavori di gruppo) è importante, viaggia tra il 20 e il 50%, anche se di fatto a lezione vedo ben poca concorrenza tra gli studenti indiani. Anzi, a parlare di più siamo noi exchange: perchè? Dicono che il motivo risieda nel fatto che al secondo ed ultimo anno agli indiani importi un po' meno del voto e un po' di più nella ricerca di uno sbocco lavorativo. Boh.
Consiglio finale, diversificate i corsi: sceglietene qualcuno tosto, qualcuno apparentemente o palesemente fuffa, informatevi bene sui programmi e insistete con i direttori di corsi di laurea a Milano affinchè vi vengano convertiti tutti. Non siate sfigati come me che ho un direttore che mi ha imposto solo corsi di finanza, mortacci sua.

Docenti: in Bocconi è facile riconoscere a quale dipartimento appartenga un professore. Giacca e cravatta? Finanza/accounting. Camicia a maniche corte infilata nei pantaloni (se non nelle mutande)? Macro-micro economia e Scienze delle decisioni. In India l'abbigliamento di qualunque professore si avvicina decisamente a quest'ultima categoria, ma con una sola condizione addittiva: la taglia deve essere XXL. Non importa quanto tu sia alto/grasso/muscoloso, in quegli abiti dovete starci tu e tutto il tuo karma. E questa è l'unica cosa che mi va di dire dei professori.

Servizi agli studenti:
  • Alloggi: stanza minuscola, una scrivania, un letto (no rete, no doghe, solo una tavola di legno e un sottile materasso), un armadio, un ventilatore che traballa appeso al soffitto, un balconcino che da sul giardinetto, cessi puliti (l'usura e la ruggine non contano come sporco), tanta gente simpatica nel dorm che è sempre pronta a darti una mano o a fare una chiacchierata, specialmente fino alle 4 del mattino. Tanto (loro) dormono di pomeriggio. Obbligatorio farsi assegnare il dorm-name.
  • Biblioteca: grazie all'aria condizionata, diventa la mia seconda (anzi prima) casa. Grandi tavoli per i lavori di gruppo, box singoli per lo studio individuale. Credo che ci possa stare il 2% di tutti gli studenti iscritti, ma tanto non ci va nessuno. Curiosa la presenza di qualsiasi libro didattico anche non inerente all'economia, tipo "guarire dalla dipendenza di oppio", "programmare con Windows 95" e "Impariamo la geografia/scienze/universo per bambini" (non sto scherzando. Mi sono dato come spiegazione il fatto che qui gli studenti dell'MBA e i professori vivono in appartamenti per famiglie, e quindi si portano appresso i bambini). Ieri, accanto al libro su tutti i tipi di fonduta, ho trovato un volumetto di ricette italiane pubblicato nel 1954 dalla Penguin con disegni di Guttuso. Perplessità.
  • webmail: sulla stessa piattaforma di gmail, è il fulcro di tutte le notizie del campus. Tutte le mail dei professori con le domande per gli assignment. Tutti gli eventi, dallo sport agli incontri con economisti e manager vari. Tutto il calendario delle lezioni. Chat integrata. Financial times - Asia a richiesta (aggratis). Userfriendly finchè non ti arrivano 30 mail al giorno, tutte importanti.
  • servizio mensa: soluzioni per non dimagrire. Mensa: 60 Rupie, poca scelta ma a volontà, televisore per guardare le partite. Caffetteria: si spende in media 70-80 Rupie, si aspettano 15 minuti per qualcosa di bassa qualità e in scarsa quantità. Juice: bel posto, più costoso degli altri ma di ottima qualità, succhi di frutta divini. ABBATTUTO dopo due settimane, non si sa il motivo. Ristorante: è nella parte nuova del campus, tutti dicono che ci sia un buffet esageratamente buono a 600 Rupie e bisogna prenotare almeno un giorno prima. In realtà nessuno ancora l'ha visto. Ristorante italiano, fuori dal campus, ti porta degli spaghetti e delle bruschette perfette a 200 Rupie; ottimo ogni tanto per sciacquarsi la bocca da quella fottuta spezia che è il coriandolo, che qui mettono ovunque.

Manca il capitolo più vasto, cioè quello riguardante i miei compagni di classe (autoctoni ed exchange) che richiederà una trattazione a parte. Comunque, ciò che conta per uno studente autoctono è la vita nel Campus. Tutto è incentrato all'interno delle mura in uno spazio vastissimo: campo da calcio (urendo), da cricket, campi da tennis e decine di campi per il badmington, due palestre ed eventi su eventi a cui partecipare. Questo vuol dire che nel bene o nel male, specialmente durante il primo anno di PGP quando i ritmi di studio sono asfissianti, gli studenti non escono nemmeno a vedere cosa c'è in giro per la città. Non è una vita da compatire e nemmeno da invidiare se confrontata con quella milanese. Il campus, l'affitto di un trilocale e il pendolarismo sono tre universi, tre possibilità che possono combinarsi insieme spiegando l'ontologia dello studente nella gioia e nel dolore, come Brahma, Vishnu e Shiva che si sono messi insieme per creare questo mondo, compreso 'sto cazzo di coriandolo che mannaggia a loro è dappertutto. Lo odio.

Dan Marinos

venerdì 23 settembre 2011

Scorreranno lacrime e scartoffie



Maggio 2011: entusiasta della sua ammissione presso l'Indian Institute of Management di Ahmedabad, Dan Marinos acquista i biglietti dell'aereo per l'India; partenza il primo settembre, ritorno il 30 dicembre. Metaforicamente egli tende una mano in segno di amicizia a tutti gli indiani.
Una settimana prima di partire, l'università informa tutti gli studenti exchange che, a seguito di una nuova normativa di cui solo ora è venuta a conoscenza, dovranno lasciare il suolo indiano pochi giorni dopo la fine degli esami, diciamo il 10 Dicembre, rovinando i piani preventivati, ovvero di viaggiare e faccio-cose-vedo-gente. Praticamente anche la burocrazia indiana ha dato la mano a Dan, solo che prima ci ha starnutito sopra, facendolo proprio davanti agli occhi dello sventurato.
Comunque, fiducioso di poter sistemare la cosa con un po' di buon senso e gentilezza e con la prova scritta di essere già in possesso del biglietto di ritorno, Dan Marinos parte nell'illusione che tutto si sistemerà. Ciò che è certo è che dovrà recarsi presso l'ufficio di polizia per ottenere il permesso di residenza, obbligatorio per tutti quelli con un visto superiore i 180 giorni (il visto del nostro protagonista dura esattamente 185 giorni, nonostante dal 1 Settembre al 30 Dicembre ne intercorrono solo 120. La scelta è stata del consolato a Milano, non sua.).
Arrivato ad Ahmedabad, l'ufficio exchange students gli consegna un dossier con la copertina verde fatta con una carta talmente inconsistente che dopo meno di 5 giorni è già praticamente strappata lungo il bordo. Bisogna compilare la richiesta di permesso di soggiorno, quattro formulari uno identico all'altro e tutti incollati al dossier verde, richiedere dall'ufficio degli studenti la certificazione di residenza nel campus, inserire la lettera originale d'ammissione allo scambio, la fotocopia a colori di tutte le pagine non-vuote del passaporto, il passaporto originale e 8 fototessere scattate recentemente.
Non è un problema. Avete delle regole veramente toste, ma non è un problema. Recupera tutto il necessario e lo consegna all'ufficio exchange student affinchèvenga spedito alla centrale di polizia.
Dopo qualche giorno, viene comunicato dall'ufficio che la pula vuole che gli studenti vadano loro stessi a consegnare il dossier. E va bene, si vadi.
In una sala affollatisisma, tra mille scrivanie, un televisore con le pubblicità che scorrono e mille scartoffie accatastate e bollate negli armadi o contro i muri, un gruppetto di studenti francesi, italiani e tedeschi attende che qualcuno li chiami. Dopo un'oretta circa vengono ricevuti, ma giunti alla domanda cruciale: "Possiamo ottenere un allungamento del permesso di residenza?" la risposta è: "Mai nella vita (e nemmeno in quella futura, secondo i canoni indù)". 
Momento veramente tragico. Dan Marinos e gli altri ragazzi sono veramente pissed off: cosa possono fare?

1) Chiamare l'ambasciata per sapere se è possibile ottenere un visto turistico. Risposta: non è possibile. La prossima volta fatevi fare un visto che duri meno di 180 gg.
2) Implorare l'università di dichiarare che le lezioni terminano più avanti. Risposta: al massimo vi concediamo due giorni in più.
3) Chiamare l'amica indiana dei tuoi genitori, quella che a fatto loro da guida circa sette anni fa nel Rajastan o come cazzo si scrive, che magari ne sa qualcosa. Non risponde al telefono.
4) Guardare i voli per la Thailandia o la Cambogia, cercando di mantenere comunque il biglietto Delhi-Milano per il ritorno così da non spendere altri soldi. 

Dan Marinos è veramente triste, incazzato nero e impreca contro l'India, questo paesaccio schifoso che cazzo cresce economicamente solo perchè sono un miliardo ma voglio vedere quando cominceranno a chiedere anche loro i diritti, e intanto fanno i fighi dicendo che gli animali sono sacri e vanno lasciati liberi e intanto però buttano l'immondizia ovunque e quei sacri animali non oso immaginare quante volte muoiono avvelenati: ah, ma vediamo quanto resistete in un ambiente così!
Nel frattempo è pure arrivata la pioggia, e Dan Marinos la guarda tristemente e scatta qualche foto alle grondaie del campus che vomitano acqua. Un indiano dietro di lui, un signore (poi magari ha trent'anni e li porta da cani), si avvicina e dice sornione: "Don't you have water in your country?". 
E si raggiunge il momento più basso. Da qui in avanti si può solo risalire.

Dan Marinos si ricompone, si sistema il vestito e dice: "E' ora di portar fuori la spazzatura". 
Si reca così dal suo professore di Corporate Finance e gli spiega il problema dell'estensione del permesso di soggiorno. Afferma che l'ultima soluzione rimasta è quella di scrivere una lettera in cui il professore dichiari che ogni studente del suo corso dovrà scrivere un research paper (vero) che verrà discusso alla fine di Dicembre, diciamo il 30 (clamorosamente falso). 
Il giorno dopo il Marinos corre con la lettera del professore all'ufficio exchange students: la macchina burocratica indiana, convinta di aver eliminato una volta per tutte il nostro eroe, viene colta di sorpresa. Tuttavia è ancora troppo forte, e dispone di una serie infinita di ostacoli e trappole nelle quali il Marinos può cadere fatalmente ad ogni passo. Infatti, come prima cosa gli viene chiesto di scrivere una lettera identica nel contenuto a quella del professore (anzi, la frase è: "scrivi le stesse frasi cambiando il soggetto, dal professore a te") che testimoni il fatto che il Marinos stesso ha chiesto al Professore una lettera che certificasse la questione del research paper. Suona complicato ed assurdo: infatti lo è. Una volta scritta, verrà consegnata dall'exchange office al Post Graduate Programme office, per una terza lettera (ancora, identica nelle parole ma con il cambio del soggetto, questa volta il direttore del PGP) che dichiari che l'ufficio PGP approva il research paper. Egli, il Marinos, la scrive, e per stamparla viene aiutato dal suo fido dorm-mate. Tuttavia il tempo è strettissimo: se entro il giorno dopo egli non si recherà alla polizia a consegnare il dossier verde arricchito con la sua lettera, quella del prof. e quella del PGP office, scadranno i 14 giorni entro i quali fare domanda per il permesso di residenza: altrimenti, multa di 1000 rupie (15 euri) e altra burocrazia, tipo scrivere il perchè del ritardo. L'exchange office dice: non è un problema, passa domani mattina alle 10.30.

Il mattino dell'ultimo giorno il Marinos si presenta alle 9.45. E fa bene. La terza lettera, quella del PGP, è pronta ma non è stata firmata. "Torna nel pomeriggio" dicono loro. "Fatemela ora" dice lui. Alle 10.15 il Marinos è a bordo di un taxi direzione ufficio di polizia. Poco prima di salire sul mezzo, quando raccoglieva i documenti in camera, si era accorto che mancavo un documento (la lettera di accettazione dell'università), che era stato recentemente fotocopiato per ottenere una fottuta SIM card (che egli già possedeva, ma non aveva firmato in tutti gli spazi e quindi aveva dovuto fare di nuovo la procedura per l'attivazione della SIM, che necessitava: fototessera, copia della lettera d'accettazione, copia del passaporto, form da compilare. Ma questa è un'altra storia burocratica). 
Comunque alla fine il foglio salta fuori, e come detto il Marrinz parte per l'ufficio della pula.
Qua aspetta un'oretta, poi finalmente gli viene raccolto il dossier verde, gli viene fatta qualche domanda sul research paper e bon, appuntamento per l"'interrogatorio" (in inglese "interview" suona meglio)  alla settimana prossima, alle 11.00 (massimo 11.30, non più tardi se no non si fa nulla). 

La settimana dopo alle 11.00 egli è di nuovo lì. Ha saltato una lezione importante ma è lì, cazzo. Sempre con altri ragazzi, carichi come lui. Alle 11.30 l'ennesimo attacco della burocrazia malefica: il boss è in runione, arriva all'una, una e trenta. "Allora siete delle merde." pensano i ragazzi: "Ma tanto non ci fate paura. Ce ne andiamo al ristorante per pranzo, toh!". 
Una e trenta: il boss non c'è. Ci dispiace arriva alle due. Actually, alle due e un quarto. Ci fa entrare uno alla volta, è un militare pelato e baffuto. Il Marinos saluta, lui non dice niente. Lui tira fuori il dossier del Marinos e il Marinos gli da il passaporto. Accanto a lui c'è il suo vice, che prende il passaporto, lo apre e lo porge al boss (che nel frattempo era stato chiamato Vikram Antonino da parte di Mikael, il ragazzo francese). Il boss scarabocchia sui fogli (il Marinos può vedere tra i documenti le tre famose lettere che forse lo salveranno) e poi chiama il prossimo. Non è finita, attendete qua che dobbiamo andare dal boss dei boss: Varun Corleone.
Alle due e mezza il super capo della pula ci accoglie nel suo ufficio. Sta firmando degli articoli di giornale graffettati in un dossier. Censura, forse? Comunque mette via il dossier degli articoli, lasciandolo semplicemente cadere per terra con la gestualità di uno che crede davvero nell'esistenza dei comodini invisibili.
"Sei spagnola?" 
Marta: "Si!"
"Ok puoi andare. Sei francese?"
Mikel: "Si!"
"Ok puoi andare. Sei italiano?"
Marinos: "Si!"
Lo sai che l'Italia è stata downgradata?
Si, ma non era una sorpresa (sorriso di cortesia)
Ma qual'è il vostro problema, con l'economia?
Eh, è lunga da spiegare...ci vuole un'ora almeno.
No, ma in una riga sola...è per via del vostro leader vero? (sorride beffardo)
Beh, veramente non è il mio leader. E' il leader dell'Italia, ma non degli italiani.
Come non degli italiani? L'avete votato. Siete una democrazia no? Perchè non lo detronate?
Eh...ma tanto manca poco, mi creda.
Ma insomma, ne va del tuo futuro. Vivrai ancora per 50, 60 anni in Italia!
Eh, magari emigro. (testa di cazzo pensa al tuo di paese).

Bene, potete andare. Il Marinos si reca di nuovo nel solito ufficio traboccante di scartoffie, dove gli viene consegnato il dossier verde con su scritto: "permesso di residenza fino al 30 Dicembre." 
EGLI HA VINTO.
Gli viene dato un foglio su cui scrive: "Confermo di aver ricevuto l' R.P (residential permit). Dan Marinos"
EGLI HA VINTO, SEGNANDO ALL'ULTIMO MINUTO DEL SECONDO TEMPO SUPPLEMENTARE. MANCA SOLO IL TRIPLICE FISCHIO DELL'ARBITRO.



Dan - don't mess with me - Marinos





"Aspetta, devi prendere anche questo foglio, è la richiesta di permesso per lasciare l'India. Devi portarcela qualche giorno prima che tu parta per l'Italia." "Un momento"-penso io-"ma dopo il 10 di Dicembre, finiti gli esami, col cazzo che ci torno ad Ahmedabad. Sto foglio come diavolo faccio a consegnarglielo a mano qualche giorno prima del volo?!"

FOTTUTA BUROCRAZIA INDIANA

domenica 11 settembre 2011

Prime dall'India


Carissimi, finalmente torno a scrivere. E' da una settimana e poco più che mi trovo presso l'Indian Institute of Management di Ahmedabad ma soltanto ora ho trovato qualche minuto per scrivere un articolo. A rubarmi il tempo non sono state (al momento) le lezioni ma le novità infinite che si sono susseguite da Venerdì scorso, quando sono atterrato: da allora, "faccio cose - vedo gente".
In questo momento mi trovo nella mia stanzina, la quale necessiterebbe dell'intervento di Paola Marella per darle un po' più di colore e Amnesty International per un po' più di umanità. Ma non stiamo qua a cincischiare: vediamo di cominciare a snocciolare un po' di cose che ho potuto notare in questi giorni; probabilmente alcune verranno smentite categoricamente nel giro di un mese o di un minuto, e per questo motivo verrete aggiornati nel caso dovessi smentire quello che sto per scrivere. Anzi, nel caso dovessi farvi notare che avete interpretato male le mie parole.
Partiamo con un'affermazione che mi è stata detta più volte prima della partenza e che si è rivelata una bufala colossale: "Siccome erano sotto il potere britannico, gli indiani sanno parlare inglese." Niente di più falso: gli strati sociali che vanno dal medio-bassi  in giù non sanno mettere giù due parole in croce. Inizialmente pensavo che fosse un trucco per rendere la negoziazione del prezzo piuttosto ostica, portando la controparte all'arrendevolezza, irresistibile arrendevolezza. Invece no, perchè lo stesso capita anche nelle occasioni in cui non 'è proprio nulla da contrattare. Da questo punto di vista in Italia siamo messi molto meglio: borbottiamo parole ma ci aiutiamo con le mani con una gestualità univoca e incontrovertibile, a differenza di quella indiana che è totalmente fuori dagli standart ISO 9000. Andate per esempio ad assistere ad una lezione dove il professore fa domande agli studenti, e provate a rispondere: se mentre parlate il suo sguardo si spegne e la sua testa ciondola a destra e a sinistra come dire: "Non è del tutto esatto, anzi..." non vi preoccupate: è il loro modo di annuire!
Il luogo comune sul costo della vita bassissimo invece è vero e quindi non vale la pena parlarne a lungo. E' tuttavia interessante notare come questo ci metta in difficoltà durante le transazioni cash: certamente la figura dell'omino che dall'elicottero scaraventa banconote in cerca di una manovra espansiva è qui del tutto sconosciuta, visto che 1) i tassi d'interesse della Reserve Bank sono saliti in poco più di un anno dal 5% all' 8%  e 2) che ogni volta che vai a ritirare cento fottuti euro la macchinetta non ha mai abbastanza banconote e quindi annulla la transazione. Senza contare che se per caso volete pagare un pranzo di 100 rupie (diciamo 1 euro e mezzo) con una banconota da 500 (=7.5 euro), vigliacco se non fanno storie perchè non hanno il resto.
Altro mito che per ora rimane ancora senza risposta è la presunta capacità infinitamente superiore degli studenti indiani nel calcolo e conseguentemente nella finanza. Ora, magari ho beccato l'eccezione, però per un lavoro di gruppo mi è arrivato un forecast di conto economico con assumptions senza nè capo nè coda...Ho il sospetto invece che la loro qualità/debolezza sia la velocità e il fatto che stiano poco ad scervellarsi su quello che fanno, ma questo è appunto soltanto un' ipotesi che verrà convalidata o respinta stasera, al momento del mio primo vero workgroup. Tra l'altro vorrei vedere diversi bocconiani dalla protesta facile alle prese con un lavoro di gruppo assegnato alla domenica pomeriggio da portare il Lunedi mattino seguente; certo, è evidente che la mole di lavoro non sia mastodontica, però intanto c'è da preparare delle pagine e una presentazione; d'altro canto non esiste nemmeno la figura del rappresentante di classe, per cui i diritti degli studenti (sempre che esistano) sono tutelati solo dal buon senso del docente stesso. Comunque credo che questo succeda in quasi tutte le università del globo.
Giusto adesso mi vengono a riferire che ho un altro assignment (il quarto) da preparare per mercoledì sera: fortunatamente (o forse no) mi è stato affidato dal boss del mio dorm (il campus ha una ventina di dorms con le camere degli studenti, ed ogni dorm ha il proprio capo). Praticamente devo raccontare agli abitanti del mio alveare una storia erotica non necessariamente riguardante me stesso, e alla fine di questa storia mi verrà assegnato il dormname, il soprannome che tutti qui hanno. Pare tuttavia che si durante la serata verranno praticate varie forme di nonnismo, per cui se risintonizzate il digitale terrestre potreste anche sentire le mie bestemmie mercoledì sera.

Direi che per ora è tutto, spero la settimana prossima di riuscire a scrivere un po' di più.

Dan Marinos