Carissimi, finalmente torno a scrivere. E' da una settimana e poco più che mi trovo presso l'Indian Institute of Management di Ahmedabad ma soltanto ora ho trovato qualche minuto per scrivere un articolo. A rubarmi il tempo non sono state (al momento) le lezioni ma le novità infinite che si sono susseguite da Venerdì scorso, quando sono atterrato: da allora, "faccio cose - vedo gente".
In questo momento mi trovo nella mia stanzina, la quale necessiterebbe dell'intervento di Paola Marella per darle un po' più di colore e Amnesty International per un po' più di umanità. Ma non stiamo qua a cincischiare: vediamo di cominciare a snocciolare un po' di cose che ho potuto notare in questi giorni; probabilmente alcune verranno smentite categoricamente nel giro di un mese o di un minuto, e per questo motivo verrete aggiornati nel caso dovessi smentire quello che sto per scrivere. Anzi, nel caso dovessi farvi notare che avete interpretato male le mie parole.
Partiamo con un'affermazione che mi è stata detta più volte prima della partenza e che si è rivelata una bufala colossale: "Siccome erano sotto il potere britannico, gli indiani sanno parlare inglese." Niente di più falso: gli strati sociali che vanno dal medio-bassi in giù non sanno mettere giù due parole in croce. Inizialmente pensavo che fosse un trucco per rendere la negoziazione del prezzo piuttosto ostica, portando la controparte all'arrendevolezza, irresistibile arrendevolezza. Invece no, perchè lo stesso capita anche nelle occasioni in cui non 'è proprio nulla da contrattare. Da questo punto di vista in Italia siamo messi molto meglio: borbottiamo parole ma ci aiutiamo con le mani con una gestualità univoca e incontrovertibile, a differenza di quella indiana che è totalmente fuori dagli standart ISO 9000. Andate per esempio ad assistere ad una lezione dove il professore fa domande agli studenti, e provate a rispondere: se mentre parlate il suo sguardo si spegne e la sua testa ciondola a destra e a sinistra come dire: "Non è del tutto esatto, anzi..." non vi preoccupate: è il loro modo di annuire!
Il luogo comune sul costo della vita bassissimo invece è vero e quindi non vale la pena parlarne a lungo. E' tuttavia interessante notare come questo ci metta in difficoltà durante le transazioni cash: certamente la figura dell'omino che dall'elicottero scaraventa banconote in cerca di una manovra espansiva è qui del tutto sconosciuta, visto che 1) i tassi d'interesse della Reserve Bank sono saliti in poco più di un anno dal 5% all' 8% e 2) che ogni volta che vai a ritirare cento fottuti euro la macchinetta non ha mai abbastanza banconote e quindi annulla la transazione. Senza contare che se per caso volete pagare un pranzo di 100 rupie (diciamo 1 euro e mezzo) con una banconota da 500 (=7.5 euro), vigliacco se non fanno storie perchè non hanno il resto.
Altro mito che per ora rimane ancora senza risposta è la presunta capacità infinitamente superiore degli studenti indiani nel calcolo e conseguentemente nella finanza. Ora, magari ho beccato l'eccezione, però per un lavoro di gruppo mi è arrivato un forecast di conto economico con assumptions senza nè capo nè coda...Ho il sospetto invece che la loro qualità/debolezza sia la velocità e il fatto che stiano poco ad scervellarsi su quello che fanno, ma questo è appunto soltanto un' ipotesi che verrà convalidata o respinta stasera, al momento del mio primo vero workgroup. Tra l'altro vorrei vedere diversi bocconiani dalla protesta facile alle prese con un lavoro di gruppo assegnato alla domenica pomeriggio da portare il Lunedi mattino seguente; certo, è evidente che la mole di lavoro non sia mastodontica, però intanto c'è da preparare delle pagine e una presentazione; d'altro canto non esiste nemmeno la figura del rappresentante di classe, per cui i diritti degli studenti (sempre che esistano) sono tutelati solo dal buon senso del docente stesso. Comunque credo che questo succeda in quasi tutte le università del globo.
Giusto adesso mi vengono a riferire che ho un altro assignment (il quarto) da preparare per mercoledì sera: fortunatamente (o forse no) mi è stato affidato dal boss del mio dorm (il campus ha una ventina di dorms con le camere degli studenti, ed ogni dorm ha il proprio capo). Praticamente devo raccontare agli abitanti del mio alveare una storia erotica non necessariamente riguardante me stesso, e alla fine di questa storia mi verrà assegnato il dormname, il soprannome che tutti qui hanno. Pare tuttavia che si durante la serata verranno praticate varie forme di nonnismo, per cui se risintonizzate il digitale terrestre potreste anche sentire le mie bestemmie mercoledì sera.
Direi che per ora è tutto, spero la settimana prossima di riuscire a scrivere un po' di più.
Dan Marinos
wercomm to Aesia my vriend-aaah!
RispondiEliminalotov work-ah, lotov funn-ah!
Actually I speak this way:
RispondiElimina"Hai, mai neims Stefano, nais du mit iu"
And they speak this way:
"Hi, mns' ijwopijrjiorAèJIèJIJIwfdsajkdsakj"
finalmente un po' di sano nonnismo da dormitorio anche per te caro economostro!!! hai imparato il testo di Mundian To Bach Ke?
RispondiEliminahughs
No, ma sono andato a vedere un film! Qui il cinema è tutto troppo: poltrone troppo comode, film troppo lungo, storie troppo sfrangimaroni
RispondiEliminavoglio resoconti dettagliati sulla sfida eroticonarrativa, e ovviamente voglio sapere quale soprannome sei riuscito a guadagnarti :)
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