domenica 25 marzo 2012

Il primo motore immobile





Il mondo del giornalismo economico è strano, quasi misterioso. In particolare, mi ha sempre lasciato perplesso un fatto che riguarda i titoli degli articoli sull’andamento dei mercati finanziari, siano essi pubblicati sul Sole o postati sul Televideo. Il punto è questo: come diavolo fanno i giornalisti a sapere sempre quale causa ha generato il ribasso o il rialzo di un listino azionario. Io mi credevo che indici come il Dow Jones o il FTSE MIB fossero solo la somma delle transazioni di tutti o alcuni titoli liberi di fluttuare in su e in giù soprattutto per via di caratteristiche proprie delle società emittenti. Certo, poi può capitare l’evento che influisce su gran parte del listino: una catastrofe, una riforma governativa o comunitaria, un’operazione della BCE, il nuovo disco di Ramazzotti. Tuttavia non sono fatti così frequenti, e va bene che si può investire sull’indice intero, e ipotizziamo che i bancari si muovano assieme, e ok che conta anche la chiusura degli asiatici e l’apertura di Wall Street, però che cazzo! Non c’è sempre bisogno di trovare una grande causa quando il movimento è determinato da tante piccole forze. A meno che esista davvero la Grande Causa, il Primo Immobile, l’Uno, l’Archè, la Forza Creatrice...


Il Signor Egidio Ballotta si alzò che ancora non era l’alba, ma mancava poco. Canottiera e braghini, s’infilò le pantofole e si diresse al bagno. Aperta la porta, con uno zompo raggiunse il gabinetto; non fece nemmeno in tempo a godere del contatto tra natiche sudate e asse fredda che subito echeggiò la scarica: SPRAAAAAANNNFF, seguita da una decina di PLOT!-PLOT!-PLOT!
Il Signor Egidio, ottantatré anni, pensionato, non sopportava più le cene del mercoledì con la figlia Anna, la quale invece amava condividere settimanalmente con i genitori le delizie della cucina etnica/alternativa. Questa volta era toccato a quella cinese, fornita da un ristorante take-away sul lodigiano. Quando le scariche di diarrea finirono, il Signor Egidio si alzò e imprecò a bassa voce. Tornò a letto, ma un po’ il nervoso, un po’ il timore di dover di nuovo recarsi al bagno gli fecero passare il sonno. Andò in cucina e accese la televisione mentre aspettava che il caffè salisse.



Erano quasi le sei e mezza ed era estate, valeva la pena alzarsi definitivamente; ne avrebbe approfittato per fare un giro all’orto prima del solito. Camicia, bretelle, cappello e zainetto per mettere qualche verdura. 
In cortile prese la sua vecchia bicicletta e cominciò a pedalare; possedeva quel mezzo da quando era un ragazzetto. Sulla canna si era espanso ed arrugginito il graffio lasciato mezzo secolo prima dal calcio del fucile della Carla, la partigiana che si era ferita ad un braccio e che lui aveva soccorso. Tutti si innamoravano della Carla, uomini adulti e ragazzetti, Egidio compreso: era bella come una dea e stupida come una bestia, e questo faceva impazzire gli uomini. Quel giorno del lontano 1945 era stata colpita durante il tentativo di tendere una trappola al nemico, organizzata in un ristorante dove lei si era spacciata per cameriera; fatale fu chiedere al gerarca nazista se voleva un po’ di “partigiano” sui maccheroni.
A questo e ad altri momenti della sua gioventù pensava il Signor Egidio, mentre raccoglieva le cipolle e gli spinaci; nonostante l’età, non sentiva affatto la fatica mentre lavorava al suo adorato orto, neanche un leggero indolenzimento alle articolazioni o ai muscoli. Stava proprio costatando questo fatto alquanto straordinario quando, tirando fuori il fazzoletto per asciugarsi la fronte, vide cadere dalla tasca una moneta da un euro. Lucido, il metallo brillava sulla terra bruna. Il Signor Egidio si chinò per raccoglierla ma non appena l’afferrò sentì come una scarica elettrica partirgli dai fianchi, percorrere la spina dorsale e raggiungere il collo. Fu questione di pochi secondi, poi la fitta sparì lasciandolo esterrefatto: sapeva di essere vecchio (lo sapeva da quando una giovane ed insolente dottoressa, per la solita visita di controllo al cuore, gli chiese se faceva uso di viagra), ma questa era la prima volta che i muscoli si ribellavano. La cosa lo irritò parecchio: avvolse le verdure raccolte nella prima pagina di un giornale e se ne andò via borbottando.


Dopo pranzo il Signor Egidio era solito fare una pennica, specialmente d’estate quando il sole picchia giù bello duro e al telegiornale dicono di portare gli anziani al supermercato. Siccome che a lui il supermercato faceva schifo preferiva rimanere a casa col suo bel ventilatore vinto alla Festa dell’Unità nel 1964. Tecnologia tedesca, fatta per durare, mica i cinesi. Poi alle quattro usciva per andare alla bocciofila, dove c’era la tele per guardare il Tour, le carte da briscola sapevano di spuma e davano pure le patatine gratis. Quel giorno, memore del dolore alla schiena, decise di evitare di giocare a bocce e si unì ad una partita a briscolone. Al tavolo c’erano il Gio, indiscusso leader di tutti, il Dottor Pecori, veterinario specializzato in bovini, l’ex carabiniere Paolo Maria Torrazzo e l’ex impiegato di banca Ragionier Donadei. Già dopo un paio di mani il clima si era fatto caldo. Per chi di voi lettori non lo sapesse, il briscolone è la principale causa di litigio all’interno un gruppo di persone che giocano. Più della briscola o della scopa, forse anche più di Risiko; come quest’ultimo, anche una partita a briscolone dura tantissimo, solo che il tempo è distribuito per il 10% nel gioco vero e proprio mentre il restante 90% consiste nel rinfacciarsi rancorosi le mosse sbagliate durante la mano. Beh, insomma, anche quel giorno giù alla bocciofila non ce le si mandava a dire. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu quando il Signor Egidio diede un’occhiata al punteggio. Dovete sapere che i giocatori possono avere sia un punteggio positivo che negativo, l’importante è che la somma di tutti i punti faccia zero. Ebbene, il Signor Egidio si accorse che il punteggio era sballato; rifece i calcoli e saltò fuori che il Ragionier Donadei, da sempre a capo della stesura dei punteggi nelle partite di briscolone, aveva erroneamente imputato due (non uno, ma due!) punti a suo favore: “Ma Gianni, ma ostialamadonna, ma cùsa ta get cumbinàt?” urlò. Gianni Donadei, da sempre rispettato contabile, aveva barato! Furono momenti concitati, le imprecazioni volavano da un lato all’altro del tavolo come i piccioni di San Marco per poi estendersi a tutto il resto del locale. Il Donadei dovette andarsene: prese la giacchetta, il suo Sole24Ore, e non si fece rivedere fino alla domenica successiva.



Tornato a casa il Signor Egidio cenò con la moglie, la Signora Giuseppa Cavallini. Pasteggiarono con il solito buon brodino accompagnato da un bicchiere di rosso. Parlottarono del più e del meno, mentre alla televisione, tenuta a basso volume, la giornalista di RaiNews24 parlava dell'andamento delle borse. La Signora Giuseppa raccontò la sua giornata routinaria, prima al mercato, poi a pulire le verdure che il marito aveva raccolto, poi a dire il rosario con le amiche della chiesa. L'unico momento inatteso era stata la visita della figlia Anna, che la sera prima aveva dimenticato il cellulare in salotto. Ne aveva approfittato per chiedere alla madre se le era piaciuta la gastronomia cinese e per annunciare una cena, la settimana successiva, del tutto diversa e più giovane, più moderna. Il Signor Egidio, preoccupato, chiese di che si trattasse: "Vuole farci provare la nuova linea di panini del Mecdonals, quelli fatti dal Gualtiero Marchesi". Al Signor Egidio passò la fame; l'anchorwoman sembrava ridere di lui.
Finisce qua la storia del Signor Egidio Ballotta, primo motore immobile dei mercati finanziari. Chissà cosa direbbe se sapesse che una partita a briscolone in Italia genera un uragano a Wall Street. Probabilmente boffonchierebbe qualcosa come suo solito, per poi andarsene via con la sua bicicletta. Noi invece vi auguriamo una buona domenica, e quando domani le borse apriranno in positivo ringrazieremo il Signor Egidio per essersi alzato di buon umore.



Dan Marinos


















 

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