domenica 14 agosto 2011

Dedicato a Voi lettori



Qualche sera fa ad una cena di famiglia mio zio mi ha chiesto un parere sulla specifica crisi di questi giorni: "Finalmente", ho pensato: "dopo 4 anni di economia e finanza posso dibattere a pari livello con i capostipiti dei Marinos". Quale errore, cari lettori, quale errore! Dopo poco che avevo cominciato la mia trattazione degna del miglior tutor di macroeconomia sono stato interrotto da un fiume di domande: "E le agenzie di rating che fanno il bello e il cattivo tempo? Perchè non sono state incriminate quando dicevano che Lehman Brothers era sicura? Perchè le banche ci vendono i titoli anche se sanno che fanno schifo? E poi perchè lo Stato le salva, con i nostri soldi? E i correntisti?". E-OOOOOO!!!! Fermi un secondo, lasciatemi parlare!
Mettiamo in pausa il video. Questa che avete visto è la sindrome del neolaureato. Si manifesta in famiglia, di fronte ai rispettati uomini-sentenza che ci hanno cresciuto e che giustamente dicono sempre la loro, qualsiasi sia l'argomento in discussione. Causa di questa sindrome è il fatto che il giovine si sia abituato a pratiche malsane, ovvero sia diventato aduso a parlare di temi economici con i propri compagni di classe, al massimo con i propri professori, senza mai un confronto con il mondo esterno e nient'affatto asettico. Per di più egli, il giovine, compie l'errore di tornare a casa, di loggarsi su facebook e di postare un bell'articolo del WSJ o un pessimo articolo di Repubblica (non prima di aver detto la sua con velenosa ironia nei confronti del editorialista di turno), aspettando che altri suoi colleghi di banco piombino come avvoltoi e tiranneggino sul link. A casa le vittime sentono tranquille: i 23-24 anni sulla carta d'identità permettono loro una certa nonchalance nel spiegare a mamma e papà le loro ragioni, eppure non è detto che questi poi seguano i consigli dei loro pargoli, e questo è un primo sintomo della malattia, che come detto si manifesta in situazioni di netta inferiorità numerica familiare.
Avere ragione e non poterla ottenere: questo è il contrappasso a cui Voi lettori rischiate di andare incontro ogni volta che vi sedete a tavola. Ma cosa succede se davvero tutti gli economisti soffrono di questa sindrome? Semplice: si lascia la parola a chi non sa le cose ma sa farsi capire. Il giornalista.
Ieri sera l'ennesima manovra economica è stata presentata in diretta su La7 e Rai3. A commentare le parole di Tremonti c'erano Mentana, Telese, la Costamagna, Mario Giordano, Mussi del PD, Corsaro del PDL e altri politici via telefono. Non un fottuto economista. Oggi su Repubblica  l'articolo di fondo è scritto da Massimo Giannini. Su Corriere.it risuona l'eco di Sergio Rizzo (colui che disse, e le mie orecchie si sciolsero, qualcosa come: "La vendita allo scoperto è un fenomeno speculativo presente solo in Italia"). E nonostante tutto i lettori si appassionano e li citano nelle conversazioni al bar, per strada, sui tram.
Agli economisti rimangono i piccoli blog, Radio 24, qualche trasmissione su Radio 3 e circa due o tre articoli a settimana sulle maggiori testate. Ripetiamo che la sindrome non è crisi di fiducia della gente verso gli accademici, ma è una seria difficoltà a comprendere ciò che dicono. E così succede che il pubblico oltrepassi il punto abàrico dei due palcoscenici, economia e giornalismo, a favore di quest'ultimo. Così come tra le mura di casa i dialoghi bloccati soffrono di abasia, sui media popolari si assiste all'abbacchiaménto della saggezza sostituita con la retorica. Purtroppo però sembra che i luminari del mercato non si rendano conto del loro diventare sempre più anodini: "Siamo chiusi nel nostro solipsismo autoreferenziale. E perdonateci la tautologia." sembra la scusa di chi non si è accorto di essere entrato in un loop diabolico ed ab aeterno secondo cui per chi lo ascolta egli soffre di alalìa, mentre lui ritiene che sia la platea a soffrire di  ageusia per le sue parole. D'altro canto si può giustificare un poco l'economista, il quale non può tenere una lezione avanzata, se il pubblico non conosce la base della materia. In altre parole non è possibile che i detentori di un diploma di maturità escano dai licei senza sapere cosa sia un titolo azionario o che una s.p.a non necessariamente è quotata e/o è controllata da soggetti privati (della serie: chiedetelo ai promotori del referendum sull'acqua). L'assenza del Diritto e dell'Economia tra gli insegnamenti delle scuole superiori credo sia un abominio incredibile dato che trattano di argomenti quotidiani e vitali (dal sapere come funziona il sistema pensionistico alla struttura dello Stato).
Insomma, questa abalietà tra il narcisismo degli oratori laureati e l'adustezza del senso civico degli spettatori ha lasciato le porte aperte all'egemonia di chi non ha la minima idea di quello che sta dicendo ma apre la bocca lo stesso. Finito di leggere, spegnete il computer e mettetevi alla prova: convocate una cena di famiglia e all'improvviso, in attesa della seconda portata, lanciate la bomba: "Secondo me quelli che i giornali chiamano speculatori hanno invece fatto del bene, costringendo lo Stato a tirare fuori una volta per tutte il discorso sul debito e la spesa.". Se fallirete nel placare la tempesta che avrete scatenato sarà un brutto segno perchè di questo passo vedremo Alberoni commentare la politica economica italiana. E a quel punto sarà la fine del mondo come noi lo conosciamo.

Dan Marinos

Ps: per qualsiasi dubbio, riferirsi a Il dizionario della lingua italiana, Devoto-Oli, lettera A.

7 commenti:

  1. troppa fatica a capire alcune parole. Altrettanta fatica per alzarmi dalla sedia a prendere lo zanichelli. Piacere immenso a fare i miei complimenti a questo blogger.

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  2. Uno dei più belli. Anche perché c'è una citazione che mi manda il sollucchero. Bene bravo.

    Anonimo.

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  3. Dire tout court che gli speculatori " hanno invece fatto del bene, costringendo lo Stato a tirare fuori una volta per tutte il discorso sul debito e la spesa", permettimi, significa non aver il senso del tempo. I problemi devono essere affrontati, non evitati; è il lasso temporale in cui si pretende vengano risolti che è cruciale per le vite di tutti i cittadini. Come ben saprà un neolaureato come te, ridurre la spesa pubblica drasticamente porta in recessione (e non mi risulta che ora siamo in un periodo di crescita: si deprimerebbe ulteriormente l'economia: le parole "Lost Decade" ti dicono qualcosa?), mentre le politiche strutturali mostrano i loro effetti sulla crescita potenziale solo nel medio periodo. Ciò non può certo coniugarsi con i ritmi schizofrenici con i quali avvengono le transazioni FINANZIARIE, del tutto scollegate oramai da quelle attinenti alla "economia reale".

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  4. Caro Vicente,
    l'intenzione di quella frase non stava tanto nel voler creare una discussione in merito agli speculatori su questo blog, ma era un esempio (il primo che mi è venuto in mente, ma potevo scriverene altri) di frase che può scatenare del panico mentre viene servito il vitello tonnato. Non è comunque scelta a caso, perchè in molti sui giornali hanno condannato le vendite allo scoperto quando
    i titoli di stato italiani venivano svenduti e in pochi (suggerisco Zingales sul Sole24ore) hanno dato valide osservazioni riguardo l'argomento.
    Detto questo, non escludo la possibilità di continuare il dibattito che tu hai aperto estendendolo agli altri lettori. Io per esempio ribatto dicendo che nessuno (i giornalisti a dire il vero sì) strepitava affinchè il governo e il parlamento approvassero una mini manovra in tempi record (tipo 9 minuti)al fine di tagliare la spesa in fretta e furia, con le conseguenza di dover poi emanare un'altra veloce mini manovra, e un'altra ancora... Per me è questo il vero problema di lasso temporale.

    Posso permettermi un' ultima punzecchiatura? le parole come lost decade a me dicono qualcosa, ma potrebbero non voler dir niente ai chi non studia la materia. Proprio quello che voglio far emergere nel post.

    Comunque, grazie mille per il contributo! Aspetto la tua risposta!

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  5. Parole sante! In Italia (ed in Europa in generale) manca una sana Divulgazione Economica di base, a partire (come giustamente scrivi) dalle scuole superiori: ma credo che tutto questo sia voluto, perché, se la gente cominciasse a capire un po' meglio quante caxxate ci raccontano, i forconi sarebbero già in piazza!

    Tojo

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  6. In effetti non capisco il perchè di questa mancanza. Io ho fatto diritto ed economia nei primi due anni delle superiori; ho ancora il libro, è fatto particolarmente bene. Purtroppo come materia andrebbe spostata all'ultimo triennio.
    Comunque scrive pure cazzate, con due "z", perchè la volgarità è un pilastro portante di questo blog. :)

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