domenica 22 gennaio 2012

Career Service – Come candidarsi in maniera efficace


Il colloquio individuale


Tra qualche giorno diventerò un ometto. E’ infatti giunto il momento di entrare nel mondo del lavoro dopo 23 anni fantasticamente passati ad imparare il rendiconto finanziario e a colorare rimanendo negli spazi (non euclidei).  Un po’ di preparazione all’evento l’avevo già fatta negli ultimi 4 anni universitari, tra presentazioni d’azienda, seminari sulla preparazione del CV e del colloquio, testimonianze di studenti già in stage e leggende metropolitane varie. Forse i consigli più utili sono stati dati dal Career Service, ufficio che fa da ponte tra l’università e l’impresa: qua con me, ancora aperta, c’è la Career Guide che mi diedero in triennale, un libricino che descrive tutti i passi fondamentali per l’assunzione: la scelta, la ricerca, la selezione, l’inserimento professionale. 
Certe volte credo di aver allegramente infranto i principi esposti nella guida e nonostante questo l’altro ieri una voce al telefono mi comunicava l’esito positivo del colloquio (con la stessa verve dell’omino del meteo in un villaggio nel deserto del Sahara); credo valga dunque la pena scrivervi i miei errori affinché voi li ripetiate. Li raggrupperò secondo i capitoli della Career Guide, aiutandomi con i principi della stessa.

La scelta – Per definire e realizzare il tuo obiettivo professionale è importante partire dai tuoi interessi e capire le tue priorità, ma anche tener conto delle possibilità offerte dal mercato del lavoro.
Ho avuto 4 anni di tempo per capire esattamente cosa volessi fare nella vita: troppi, perché si cambia idea piuttosto facilmente. Solo con l’arrivo del secondo anno di specialistica, che comporta lo stage obbligatorio, arriva il momento di darsi una mossa e capire che cosa si vuole fare: io me la sono presa abbastanza comoda, anche perché negli ultimi quattro mesi ero occupato a litigarmi le banane con le scimmie in India. 
Appena tornato ho capito che era veramente il caso di sbrigarsi, con tutti i miei compagni già impegnati o in procinto di cominciare lo stage; sono andato a ripescare il mio CV e l’ho aggiornato. Nel frattempo ho cominciato a pensare seriamente a dove volessi candidarmi: salta fuori che il settore più idoneo ai miei interessi e priorità era quello che, più o meno, avevo sempre vituperato. Questa scoperta, unita al terrore di entrare in un mondo dove la parola “vacanza” è sostituita da “ferie”, genera uno scombussolamento psichico che porta ad avere insonnia ed incubi: sogno che un gruppo di ecoterroristi ha rapito un malvagio manager e che hanno scelto me come intermediario per il riscatto. Dicono che mi chiameranno alle sei del mattino per i dettagli dell’operazione: io (sempre nel sogno) mi sveglio alle dieci e perdo così la chiamata. Niente panico, han lasciato un messaggio in segreteria; purtroppo la voce è disturbata da un sottofondo di canzoni degli Area mentre mia madre continua a disturbarmi con notizie inutili mentre disperatamente cerco di prendere appunti. Poi mi richiamano, e appena rispondo sento un' esplosione correlata da un lampo accecante: è la sveglia, quella vera. Sono le sei del mattino di Giovedì e devo andare a Milano.

La ricerca – Il Career Service può esserti di supporto fornendoti indicazioni utili a soddisfare le tue specifiche esigenze [attraverso strumenti come:] monografie sulle professioni, studi di settore, rassegna stampa lavoro, percorsi di carriera, associazioni professionali, schede, repertori di aziende, job gate, siti e brochure.
Quel Giovedì mattina decido per sfizio di passare dall’ufficio del CS per far dare un’occhiata al mio CV, giusto perché avevo un paio di dubbi riguardo alla forma di alcune voci. La responsabile, gentilissima, mi indica gli errori e mi chiede in quale settore ero interessato. Sentendo la mia risposta, una vicina di scrivania si alza e dice: “La società ABC ci ha detto che sono avanzati dei posti e stanno cercando velocemente dei candidati per un colloquio, la settimana prossima!” Stavo ancora cercando di valutare gli eventuali messaggi reconditi nel mio incubo della sera prima quando dissi di inviare pure il mio CV fresco di revisione. 
Il primo contatto da parte dell’azienda, che spesso costituisce già un importante step di valutazione, avviene solitamente per telefono. Ciò significa che in quel momento nasce il primo scambio diretto con il candidato, quindi verrà data attenzione alla tua prontezza e alla modalità di relazione verbale. Alla sera incontro un’amica che mi dice: “Adesso stai attento a tenere sempre il cellulare sotto mano, che se non rispondi può essere che non ti chiamino più!”.
 Ha ragione, perfettamente ragione. Metto sottocarica il cellulare e metto la suoneria al massimo volume. La notte passa tranquilla, e già al primo mattino, quando l’orologio indica dieci e mezza, mi reco al bar ad incontrare un’amica. Faccio lo scontrino, mi siedo, bevo il caffè, sparo due vaccate e poi dico: “Caspita, adesso devo tenermi il cellulare sottomano perché magari mi chiamano”. Prendo il Nokia in mano e…chiamata senza risposta. Imprecazioni. E’ un numero fisso sconosciuto, di Milano. Eresie a bassa voce. Chiamo, numero occupato/staccato tipo centralini che non puoi chiamare. La Madonnina in Duomo sgrana gli occhi come dire: “ho sentito bene?!”.
Ma la fortuna è dalla mia: un’ora dopo risponde una responsabile del HR che mi fissa la data del test di gruppo: il Martedì successivo, alle nove del mattino. Passo un weekend piuttosto tranquillo, con il cellulare legato con scotch industriale al mio orecchio; Lunedì pomeriggio mi chiamano per fissare l’appuntamento del colloquio individuale e io rispondo prontamente, con una nonchalance magistrale. Poi metto il telefono metto sottocarica. Dopo qualche ora, mentre cazzeggio per casa lo vedo con la coda dell’occhio illuminarsi: per un motivo misterioso quando è sottocarica il mio Nokia non suona. E difatti ecco una chiamata senza risposta: sono di nuovo loro. La Madonnina annuisce e pensa: “Eh si, ho sentito proprio bene”. Li richiamo, mi rispondono, non era nulla di importante, è tutto risolto. Notevole dose di culo, aggiungo sul CV.

La selezione - Le modalità di selezione possono avere caratteristiche diverse. E’ possibile individuare alcuni strumenti che ogni realtà sceglie di combinare secondi l proprio stile e l’obiettivo della specifica ricerca
E’ Martedi mattina, mi reco al colloquio di gruppo. Siamo una ventina, credo quasi tutti provenienti dalla stessa università; molte facce conosciute, dunque. Dopo una breve presentazione dell’azienda comincia il test, al computer. Esso si compone in tre parti:
  1. 120 domande “psicologiche”, dove viene presentata una frase tipo: “mi piace conoscere persone nuove”, “sono ordinato”, “amo la tranquillità”, le quali vanno associate a voti di accordo/disaccordo. Tra tutte, adorabili le affermazioni: “Non scherzo mai”, “Commisero i senzatetto” e “Mi piacciono i fiori”.
  2. 80 domande di inglese. Bisogna scrivere il verbo indicato all’interno della frase al tempo corretto. Credo di essere un gaggio e invece il punteggio finale è un misero 48/80. Frase di ricordo: “Italy _____ a monarchy (to be)”.
  3. 35 domande tecniche, non particolarmente difficili.

E’ ora di pranzo, con due ragazzi anche loro a colloquio mi reco a pranzo in un bar. Per smorzare la tensione cominciamo a raccontare grandi cavolate, tra cui storie di grandi bevute e conseguenti imbarazzanti avventure. Osservo tuttavia un gruppo di uomini e donne seduti al tavolo accanto, a mezzo metro da me, che stavano parlando di “assunzioni” ma che si erano zittiti durante i nostri discorsi alcolici, fissandoci in maniera evidente: “Bella Marinos” penso: “Hai appena fatto il colloquio con le risorse umane! E che bel colloquio, @#[^$£!”.

L’inizio e la fine
E invece no, non erano loro. I colloqui sono andati piuttosto bene, nonostante conclusioni circa il mio carattere non sempre veritiere (“A chi hai dato dell’introverso scusa?”). Ora si comincia a lavorare, ma ancora non mi sento pronto per questo grande passo, sento che mi manca ancora qualcosa, di avere una lacuna educativa che potrebbe rivelarsi fatale. Sarà una sindrome di Peter Pan, ma di queste cose lascio parlare Fabio Volo. Comunque c’è poco da girarci intorno, tutti noi che stiamo per dire addio alla scuola ce ne andiamo senza aver imparato tutto quello che dovremmo e vorremmo sapere. Si insomma: non so ritagliare con le forbici seguendo le linee.



Dan Marinos


Ps: nonostante io abbia scritto "Italy is not a monarchy", la risposta esatta è "Italy was a monarchy" perchè nella parentesi c'è scritto (to be) anzichè (not to be). Sconcertante.

1 commento:

  1. Con sincerità ed ironia hai raccontato un pezzo di vita di tutti noi....! grazie!

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