venerdì 23 settembre 2011

Scorreranno lacrime e scartoffie



Maggio 2011: entusiasta della sua ammissione presso l'Indian Institute of Management di Ahmedabad, Dan Marinos acquista i biglietti dell'aereo per l'India; partenza il primo settembre, ritorno il 30 dicembre. Metaforicamente egli tende una mano in segno di amicizia a tutti gli indiani.
Una settimana prima di partire, l'università informa tutti gli studenti exchange che, a seguito di una nuova normativa di cui solo ora è venuta a conoscenza, dovranno lasciare il suolo indiano pochi giorni dopo la fine degli esami, diciamo il 10 Dicembre, rovinando i piani preventivati, ovvero di viaggiare e faccio-cose-vedo-gente. Praticamente anche la burocrazia indiana ha dato la mano a Dan, solo che prima ci ha starnutito sopra, facendolo proprio davanti agli occhi dello sventurato.
Comunque, fiducioso di poter sistemare la cosa con un po' di buon senso e gentilezza e con la prova scritta di essere già in possesso del biglietto di ritorno, Dan Marinos parte nell'illusione che tutto si sistemerà. Ciò che è certo è che dovrà recarsi presso l'ufficio di polizia per ottenere il permesso di residenza, obbligatorio per tutti quelli con un visto superiore i 180 giorni (il visto del nostro protagonista dura esattamente 185 giorni, nonostante dal 1 Settembre al 30 Dicembre ne intercorrono solo 120. La scelta è stata del consolato a Milano, non sua.).
Arrivato ad Ahmedabad, l'ufficio exchange students gli consegna un dossier con la copertina verde fatta con una carta talmente inconsistente che dopo meno di 5 giorni è già praticamente strappata lungo il bordo. Bisogna compilare la richiesta di permesso di soggiorno, quattro formulari uno identico all'altro e tutti incollati al dossier verde, richiedere dall'ufficio degli studenti la certificazione di residenza nel campus, inserire la lettera originale d'ammissione allo scambio, la fotocopia a colori di tutte le pagine non-vuote del passaporto, il passaporto originale e 8 fototessere scattate recentemente.
Non è un problema. Avete delle regole veramente toste, ma non è un problema. Recupera tutto il necessario e lo consegna all'ufficio exchange student affinchèvenga spedito alla centrale di polizia.
Dopo qualche giorno, viene comunicato dall'ufficio che la pula vuole che gli studenti vadano loro stessi a consegnare il dossier. E va bene, si vadi.
In una sala affollatisisma, tra mille scrivanie, un televisore con le pubblicità che scorrono e mille scartoffie accatastate e bollate negli armadi o contro i muri, un gruppetto di studenti francesi, italiani e tedeschi attende che qualcuno li chiami. Dopo un'oretta circa vengono ricevuti, ma giunti alla domanda cruciale: "Possiamo ottenere un allungamento del permesso di residenza?" la risposta è: "Mai nella vita (e nemmeno in quella futura, secondo i canoni indù)". 
Momento veramente tragico. Dan Marinos e gli altri ragazzi sono veramente pissed off: cosa possono fare?

1) Chiamare l'ambasciata per sapere se è possibile ottenere un visto turistico. Risposta: non è possibile. La prossima volta fatevi fare un visto che duri meno di 180 gg.
2) Implorare l'università di dichiarare che le lezioni terminano più avanti. Risposta: al massimo vi concediamo due giorni in più.
3) Chiamare l'amica indiana dei tuoi genitori, quella che a fatto loro da guida circa sette anni fa nel Rajastan o come cazzo si scrive, che magari ne sa qualcosa. Non risponde al telefono.
4) Guardare i voli per la Thailandia o la Cambogia, cercando di mantenere comunque il biglietto Delhi-Milano per il ritorno così da non spendere altri soldi. 

Dan Marinos è veramente triste, incazzato nero e impreca contro l'India, questo paesaccio schifoso che cazzo cresce economicamente solo perchè sono un miliardo ma voglio vedere quando cominceranno a chiedere anche loro i diritti, e intanto fanno i fighi dicendo che gli animali sono sacri e vanno lasciati liberi e intanto però buttano l'immondizia ovunque e quei sacri animali non oso immaginare quante volte muoiono avvelenati: ah, ma vediamo quanto resistete in un ambiente così!
Nel frattempo è pure arrivata la pioggia, e Dan Marinos la guarda tristemente e scatta qualche foto alle grondaie del campus che vomitano acqua. Un indiano dietro di lui, un signore (poi magari ha trent'anni e li porta da cani), si avvicina e dice sornione: "Don't you have water in your country?". 
E si raggiunge il momento più basso. Da qui in avanti si può solo risalire.

Dan Marinos si ricompone, si sistema il vestito e dice: "E' ora di portar fuori la spazzatura". 
Si reca così dal suo professore di Corporate Finance e gli spiega il problema dell'estensione del permesso di soggiorno. Afferma che l'ultima soluzione rimasta è quella di scrivere una lettera in cui il professore dichiari che ogni studente del suo corso dovrà scrivere un research paper (vero) che verrà discusso alla fine di Dicembre, diciamo il 30 (clamorosamente falso). 
Il giorno dopo il Marinos corre con la lettera del professore all'ufficio exchange students: la macchina burocratica indiana, convinta di aver eliminato una volta per tutte il nostro eroe, viene colta di sorpresa. Tuttavia è ancora troppo forte, e dispone di una serie infinita di ostacoli e trappole nelle quali il Marinos può cadere fatalmente ad ogni passo. Infatti, come prima cosa gli viene chiesto di scrivere una lettera identica nel contenuto a quella del professore (anzi, la frase è: "scrivi le stesse frasi cambiando il soggetto, dal professore a te") che testimoni il fatto che il Marinos stesso ha chiesto al Professore una lettera che certificasse la questione del research paper. Suona complicato ed assurdo: infatti lo è. Una volta scritta, verrà consegnata dall'exchange office al Post Graduate Programme office, per una terza lettera (ancora, identica nelle parole ma con il cambio del soggetto, questa volta il direttore del PGP) che dichiari che l'ufficio PGP approva il research paper. Egli, il Marinos, la scrive, e per stamparla viene aiutato dal suo fido dorm-mate. Tuttavia il tempo è strettissimo: se entro il giorno dopo egli non si recherà alla polizia a consegnare il dossier verde arricchito con la sua lettera, quella del prof. e quella del PGP office, scadranno i 14 giorni entro i quali fare domanda per il permesso di residenza: altrimenti, multa di 1000 rupie (15 euri) e altra burocrazia, tipo scrivere il perchè del ritardo. L'exchange office dice: non è un problema, passa domani mattina alle 10.30.

Il mattino dell'ultimo giorno il Marinos si presenta alle 9.45. E fa bene. La terza lettera, quella del PGP, è pronta ma non è stata firmata. "Torna nel pomeriggio" dicono loro. "Fatemela ora" dice lui. Alle 10.15 il Marinos è a bordo di un taxi direzione ufficio di polizia. Poco prima di salire sul mezzo, quando raccoglieva i documenti in camera, si era accorto che mancavo un documento (la lettera di accettazione dell'università), che era stato recentemente fotocopiato per ottenere una fottuta SIM card (che egli già possedeva, ma non aveva firmato in tutti gli spazi e quindi aveva dovuto fare di nuovo la procedura per l'attivazione della SIM, che necessitava: fototessera, copia della lettera d'accettazione, copia del passaporto, form da compilare. Ma questa è un'altra storia burocratica). 
Comunque alla fine il foglio salta fuori, e come detto il Marrinz parte per l'ufficio della pula.
Qua aspetta un'oretta, poi finalmente gli viene raccolto il dossier verde, gli viene fatta qualche domanda sul research paper e bon, appuntamento per l"'interrogatorio" (in inglese "interview" suona meglio)  alla settimana prossima, alle 11.00 (massimo 11.30, non più tardi se no non si fa nulla). 

La settimana dopo alle 11.00 egli è di nuovo lì. Ha saltato una lezione importante ma è lì, cazzo. Sempre con altri ragazzi, carichi come lui. Alle 11.30 l'ennesimo attacco della burocrazia malefica: il boss è in runione, arriva all'una, una e trenta. "Allora siete delle merde." pensano i ragazzi: "Ma tanto non ci fate paura. Ce ne andiamo al ristorante per pranzo, toh!". 
Una e trenta: il boss non c'è. Ci dispiace arriva alle due. Actually, alle due e un quarto. Ci fa entrare uno alla volta, è un militare pelato e baffuto. Il Marinos saluta, lui non dice niente. Lui tira fuori il dossier del Marinos e il Marinos gli da il passaporto. Accanto a lui c'è il suo vice, che prende il passaporto, lo apre e lo porge al boss (che nel frattempo era stato chiamato Vikram Antonino da parte di Mikael, il ragazzo francese). Il boss scarabocchia sui fogli (il Marinos può vedere tra i documenti le tre famose lettere che forse lo salveranno) e poi chiama il prossimo. Non è finita, attendete qua che dobbiamo andare dal boss dei boss: Varun Corleone.
Alle due e mezza il super capo della pula ci accoglie nel suo ufficio. Sta firmando degli articoli di giornale graffettati in un dossier. Censura, forse? Comunque mette via il dossier degli articoli, lasciandolo semplicemente cadere per terra con la gestualità di uno che crede davvero nell'esistenza dei comodini invisibili.
"Sei spagnola?" 
Marta: "Si!"
"Ok puoi andare. Sei francese?"
Mikel: "Si!"
"Ok puoi andare. Sei italiano?"
Marinos: "Si!"
Lo sai che l'Italia è stata downgradata?
Si, ma non era una sorpresa (sorriso di cortesia)
Ma qual'è il vostro problema, con l'economia?
Eh, è lunga da spiegare...ci vuole un'ora almeno.
No, ma in una riga sola...è per via del vostro leader vero? (sorride beffardo)
Beh, veramente non è il mio leader. E' il leader dell'Italia, ma non degli italiani.
Come non degli italiani? L'avete votato. Siete una democrazia no? Perchè non lo detronate?
Eh...ma tanto manca poco, mi creda.
Ma insomma, ne va del tuo futuro. Vivrai ancora per 50, 60 anni in Italia!
Eh, magari emigro. (testa di cazzo pensa al tuo di paese).

Bene, potete andare. Il Marinos si reca di nuovo nel solito ufficio traboccante di scartoffie, dove gli viene consegnato il dossier verde con su scritto: "permesso di residenza fino al 30 Dicembre." 
EGLI HA VINTO.
Gli viene dato un foglio su cui scrive: "Confermo di aver ricevuto l' R.P (residential permit). Dan Marinos"
EGLI HA VINTO, SEGNANDO ALL'ULTIMO MINUTO DEL SECONDO TEMPO SUPPLEMENTARE. MANCA SOLO IL TRIPLICE FISCHIO DELL'ARBITRO.



Dan - don't mess with me - Marinos





"Aspetta, devi prendere anche questo foglio, è la richiesta di permesso per lasciare l'India. Devi portarcela qualche giorno prima che tu parta per l'Italia." "Un momento"-penso io-"ma dopo il 10 di Dicembre, finiti gli esami, col cazzo che ci torno ad Ahmedabad. Sto foglio come diavolo faccio a consegnarglielo a mano qualche giorno prima del volo?!"

FOTTUTA BUROCRAZIA INDIANA

domenica 11 settembre 2011

Prime dall'India


Carissimi, finalmente torno a scrivere. E' da una settimana e poco più che mi trovo presso l'Indian Institute of Management di Ahmedabad ma soltanto ora ho trovato qualche minuto per scrivere un articolo. A rubarmi il tempo non sono state (al momento) le lezioni ma le novità infinite che si sono susseguite da Venerdì scorso, quando sono atterrato: da allora, "faccio cose - vedo gente".
In questo momento mi trovo nella mia stanzina, la quale necessiterebbe dell'intervento di Paola Marella per darle un po' più di colore e Amnesty International per un po' più di umanità. Ma non stiamo qua a cincischiare: vediamo di cominciare a snocciolare un po' di cose che ho potuto notare in questi giorni; probabilmente alcune verranno smentite categoricamente nel giro di un mese o di un minuto, e per questo motivo verrete aggiornati nel caso dovessi smentire quello che sto per scrivere. Anzi, nel caso dovessi farvi notare che avete interpretato male le mie parole.
Partiamo con un'affermazione che mi è stata detta più volte prima della partenza e che si è rivelata una bufala colossale: "Siccome erano sotto il potere britannico, gli indiani sanno parlare inglese." Niente di più falso: gli strati sociali che vanno dal medio-bassi  in giù non sanno mettere giù due parole in croce. Inizialmente pensavo che fosse un trucco per rendere la negoziazione del prezzo piuttosto ostica, portando la controparte all'arrendevolezza, irresistibile arrendevolezza. Invece no, perchè lo stesso capita anche nelle occasioni in cui non 'è proprio nulla da contrattare. Da questo punto di vista in Italia siamo messi molto meglio: borbottiamo parole ma ci aiutiamo con le mani con una gestualità univoca e incontrovertibile, a differenza di quella indiana che è totalmente fuori dagli standart ISO 9000. Andate per esempio ad assistere ad una lezione dove il professore fa domande agli studenti, e provate a rispondere: se mentre parlate il suo sguardo si spegne e la sua testa ciondola a destra e a sinistra come dire: "Non è del tutto esatto, anzi..." non vi preoccupate: è il loro modo di annuire!
Il luogo comune sul costo della vita bassissimo invece è vero e quindi non vale la pena parlarne a lungo. E' tuttavia interessante notare come questo ci metta in difficoltà durante le transazioni cash: certamente la figura dell'omino che dall'elicottero scaraventa banconote in cerca di una manovra espansiva è qui del tutto sconosciuta, visto che 1) i tassi d'interesse della Reserve Bank sono saliti in poco più di un anno dal 5% all' 8%  e 2) che ogni volta che vai a ritirare cento fottuti euro la macchinetta non ha mai abbastanza banconote e quindi annulla la transazione. Senza contare che se per caso volete pagare un pranzo di 100 rupie (diciamo 1 euro e mezzo) con una banconota da 500 (=7.5 euro), vigliacco se non fanno storie perchè non hanno il resto.
Altro mito che per ora rimane ancora senza risposta è la presunta capacità infinitamente superiore degli studenti indiani nel calcolo e conseguentemente nella finanza. Ora, magari ho beccato l'eccezione, però per un lavoro di gruppo mi è arrivato un forecast di conto economico con assumptions senza nè capo nè coda...Ho il sospetto invece che la loro qualità/debolezza sia la velocità e il fatto che stiano poco ad scervellarsi su quello che fanno, ma questo è appunto soltanto un' ipotesi che verrà convalidata o respinta stasera, al momento del mio primo vero workgroup. Tra l'altro vorrei vedere diversi bocconiani dalla protesta facile alle prese con un lavoro di gruppo assegnato alla domenica pomeriggio da portare il Lunedi mattino seguente; certo, è evidente che la mole di lavoro non sia mastodontica, però intanto c'è da preparare delle pagine e una presentazione; d'altro canto non esiste nemmeno la figura del rappresentante di classe, per cui i diritti degli studenti (sempre che esistano) sono tutelati solo dal buon senso del docente stesso. Comunque credo che questo succeda in quasi tutte le università del globo.
Giusto adesso mi vengono a riferire che ho un altro assignment (il quarto) da preparare per mercoledì sera: fortunatamente (o forse no) mi è stato affidato dal boss del mio dorm (il campus ha una ventina di dorms con le camere degli studenti, ed ogni dorm ha il proprio capo). Praticamente devo raccontare agli abitanti del mio alveare una storia erotica non necessariamente riguardante me stesso, e alla fine di questa storia mi verrà assegnato il dormname, il soprannome che tutti qui hanno. Pare tuttavia che si durante la serata verranno praticate varie forme di nonnismo, per cui se risintonizzate il digitale terrestre potreste anche sentire le mie bestemmie mercoledì sera.

Direi che per ora è tutto, spero la settimana prossima di riuscire a scrivere un po' di più.

Dan Marinos