Visto che stasera me ne vado al mare a mostrare le chiappe chiare agli indiani, torna a salvare l'appuntamento settimanale con l'Economostro il buon Aristocle, lettore che già una volta aveva detto la sua in un articolo sulle tute blu. Anche in questa sua seconda lettera tira in ballo la filosofia e una serie di accostamenti a casaccio tra cose che nulla hanno in comune tra di loro (tipo l'esempio del Cesena, che potrà anche assomigliare alla situazione italiana ma che di certo non assomiglia ad una squadra di calcio). Se troverete punteggiature e spazi con lo stesso ordine logico della dentatura di un contadino cambogiano, è colpa di Aristocle e del suo Microsoft Word 95.
Caro Economostro ti scrivo,
perché è davvero un piacere sentirti. Le mie erezioni da adulatore di M&A sono state molto ridimensionate da un progetto che sto facendo (e che inciderà in larga parte sul mio esame) che ha come oggetto appunto un deal tra 2 società nel settore farmaceutico (rigorosamente non quotate per non facilitare troppo le cose a livello di ricerca dati, comparables, DCF, ecc...) ma non demordo e mi scasso di ricevimenti anche da Brugger, che pur non essendo mio docente, mi ha ammaliato con la sua “r” .
Il mio Cesena sta dando blandi segnali di risveglio, orfani del Giak per noi non è facile per di più la nostra panchina è nelle mani di Arrigoni, non certo lo Steven Seagal degli allenatori, ma per ora è questo che passa il Convento (=Technogym).
Prendo spunto da qui.
Abbiamo vinto il Derby, non si è vista la mano del nuovo Mister, ma abbiamo vinto. Un piccolo grande segnale è stato lanciato. Nuove sfide ci attendono e non bisogna lasciarsi trasportare da facili campanilismi, entusiasmi o quant’altro.
Monti (e qua mi gioco tantissimo perché ho appena fatto un parallelismo tra Mario Monti e Daniele Arrigoni, e giuro non tocco alcool da almeno 15 secondi se si esclude il dopo barba) si è appena “insidiato” verbo che non mi piace tanto perché sembra celare un ché di minaccioso, quasi fosse una trappola, al Governo e già ci sono state sentenze, profezie e manifestazioni.
Il segnale il buon Marietto lo ha mandato, a quanto pare lo Spread si è un attimino calmato, ma anche qui non è semplice indagare con chiarezza le determinanti di tutto ciò o quanto meno si è tentati di dare giudizi affrettati e poco consoni.
Io ho studiato in un altro ateneo al triennio per cui non sono un bocconiano puro sangue,mi sento un po’ meticcio e quindi ho vissuto la situazione in modo molto distaccato al di là dei toni che si stavano delineando che vagamente mi ricordavano le Termopili. Le frasi che hai evidenziato nel tuo articolo provano che non basta essere in possesso di un badge, avere una buona media, fare parte di un prestigioso ateneo in quanto sono di una banalità e di una semplicità sconcertante. Manifestare, comunicare, limitarci al nostro piccolo orto quasi a dire "non ti curar di loro ma guarda e passa". Penso che la partita si giochi qui.
Cercherò di spiegarti (come se tu fossi un paracadute) come la vedo io.
Manifestare. In greco φαίνομαι (se preferisci “fainomai” tanto Valeria Marini non lo capirebbe comunque, e qui c’è la mia sconfitta più grande) significa apparire, manifestarsi…epifania bla bla bla. Questo è uno sterile esercizio che faccio di tanto in tanto per mantenermi ben oliato il cervello perché non esiste lubrificante migliore per le meningi del greco. A me piace concepire la vita, in tutte le sue sfaccettature, come un enorme processo dialettico. La manifestazione, di qualunque natura essa sia, è sempre ben accetta purché faccia parte di un processo più ampio e non sia assolutizzante. Manifesti per partecipare a qualcosa? Oppure manifesti e basta? Di “fenomeni” ossia di manifestanti ce ne sono già troppi (ciò non significa che non ci siano dei buoni motivi per manifestare ovviamente) e io di fenomeno conosco solo Luis Nazario da Lima. Non ne voglio altri. Quello che intendo è che raramente le manifestazioni hanno portato ad una vera e propria partecipazione, attiva e proattiva, da parte delle parti coinvolte e quindi ogni volta che sento la parola “manifestazione” penso a qualcosa di sì giusto (è un diritto, è lecito, bla bla bla bla) ma di altrettanto parziale e quindi per me poco interessante.
“Andate a studiare, non sapete un cazzo di economia!” è aberrante e orrenda tanto quanto “Non ce l’hanno fatta Tremonti, figuriamoci uno solo!”. Sono tutte frase trite e ritrite di cui non so davvero che farmene. Sono inutili e tristi come gli applausi registrati in serie nei programmi di Candid Camera. “Un’abbonamento” non si scrive con l’apostrofo (impietoso Word me lo sta sottolineando in rosso sangue) ma se un tuo lettore te lo fa notare in un commento i casi sono 2:
- Non ha mai sbagliato in vita sua e pertanto può permettersi tale critica;
- E’ strafatto di pennarelli Uniposca;
Per semplificare considereremo il secondo caso.
Comunicare. Io sono un grandissimo fan di Gorgia. Nel mio ranking è in continuo rialzo. Non viene mai degradato ed è una costante nella mia personalissima top 10.
Il suo fantastico tribolo predicava esattamente che ancora prima di preoccuparsi sull'Essenza di qualcosa, occorre risolverne la questione della conoscibilità e della comunicabilità. E qui casca l'asino. L'Economia c'è. Nessuno (a meno che non strafatto di Uniposca) potrebbe dubitarne. L'Economia è conoscibile. Qui iniziano le prime abnormi difficoltà, ma se non propriamente conoscibile l'Economia è di certo indagabile ed osservabile (troppo spesso a posteriori quando ormai i disastri sono successi, ma è indagabile).
Tagliando corto l'Economia andrebbe studiata, assieme al diritto, all'arte, ecc...a partire dalle elementari. Persone che usano parole come valore e prezzo in modo intercambiabile rappresentano un enorme barriera al dialogo. In un periodo teso e difficile come questo i deal breaker tra indignados e bocconiados sono ai massimi e se si è giunti a questo occorre indagarne le cause.
Quoto in pieno il tuo accenno ad una riforma del sistema scolastico in grado di fornire quanto meno gli strumenti per una sopravvivenza a tutti noi. Se le persone non sono in grado di comprendere ciò che le circonda, non solo per negligenza loro ma per barriere all'entrata allora la competizione non si sta svolgendo su un “equal playing field”.
L'Economia c'è, noi no. Non possiamo più accontentarci di creare valore per gli azionisti, la vera sfida ora come ora è creare Valori, condivisibili, basati sull'arricchimento reciproco e propositivo.
Le cose si devono però fare in 2. Se vogliamo condividere e darci al peer to peer anche gli indignados devono fare la loro parte, ossia uscire dalla fase di manifestanti e procedere lungo una dialettica sino a giungere di fronte a Sarfatti con più dubbi che certezze, portando tanta curiosità (e qualche figa che quella non guasta mai). Di contro tra i leoni non troverebbero boriosi Gordon Gekko pronti a smembrarli come fossero BlueStar, ma ragazzi come loro, indignati, curiosi, dubbiosi e altrettanto attoniti.
Io mi sono un po'stufato di sta menata dei diritti e dei doveri...chi ha il privilegio, il merito, la fortuna di poter studiare deve sentirsi responsabilizzato da tutto ciò, quanto agli indignados a mio avviso hanno una bella lista di doveri da osservare:
Dov'eri quando l’unico Monty che conoscevi era Python?
Dov'eri quando noi studenti eravamo a scassarci la testa, magari in India o chissà dove?
Dov'eri quando gli slogan hanno sostituito la sintesi?
La Bocconi è lì ferma. Quante occasioni hanno avuto per confrontarsi e per cercare un dialogo? Spesso vengono a volantinare i più svariati gruppi studenteschi, dalla falange estrema del partito comunista dei lavoratori cinesi, ai nostalgici di Nino D'Angelo...eppure io non ho mai visto nessuno di questi mettere da parte le loro idee per confrontarsi con qualcosa di diverso.
L'unica cosa per cui vale la pena manifestare è l'intelligenza. Manifestiamola tutti, assieme, ovunque perché purtroppo l'ignoranza è biadesiva, attacca da entrambi i fronti. Mi auguro che la prossima meta di queste manifestazioni sia la meta-morfosi, allora vi parteciperò in prima linea.
Prima di attaccare la sovranità nazionale, di un governo tecnico o meno, cerchiamo di ri appropriarci della nostra...cerchiamo di ragionare con la nostra zucca e di essere sovrani di noi stessi: Re-sponsabili, guardandoci bene dal cedere ai mezzi di “distrazione” di massa, infinitamente infidi e pericolosi.
Abrazo.
Artistocle