Ci sono certi concetti, certe teorie chiave dell’economia, che ti rimangono conficcate nella testa già dal primo semestre del primo anno della laurea triennale, e non puoi più in alcun modo dimenticarle: se sei dottore in economia puoi scordarti, chennesò, di andare a prendere i figli a scuola, di togliere i liquidi dal bagaglio a mano, puoi perfino dimenticarti di pagare le tasse, ma non puoi in alcun modo avere vuoti di memoria riguardo a certi argomenti. Uno di questi è il rapporto di indebitamento, o leverage, cioè quanto di ciò che è stato investito nell’azienda proviene dalle tasche dei soci-azionisti e quanto dai creditori (mutui delle banche, soldi dovuti all’erario, stipendi non ancora pagati ai dipendenti, altri finanziamenti come un leasing…).
Il concetto infatti è molto semplice, ed è sintetizzabile dal classico schemino dello stato patrimoniale di una società:
Il lato destro, indicato con “passività” e composto da debito ed equità, rappresenta le fonti da cui proviene il denaro che abbiamo investito nelle “attività”, che abbiamo diviso in materiali ed immateriali (brevetti, marchi…). Queste attività, unite al lavoro dei dipendenti, generano flussi di cassa che – si spera – sono superiori a quelli di input, fornitici da creditori ed azionisti; costoro infatti si attendono di essere rimborsati con l’aggiunta di interessi (per quanto riguarda i debitori) oppure di essere premiati con una distribuzione di dividendi sostanziosa (lato equità). E’ fondamentale riuscire a combinare, anzi ad equilibrare l’utilizzo delle fonti dei finanziamenti. Se si è troppo indebitati si rischia di far fallire l’azienda, o comunque di essere sempre troppo vincolata al volere delle banche. Se si usa troppo equity si va a pagare un costo maggiore: gli azionisti sono coloro che sopportano maggiormente il rischio di fallimento (non è qua che biosgna discutere il perché si parla sempre di Kd e Ke e mai si è parlato di rischio dei dipendenti), per cui pretendono un rendimento maggiore rispetto a quello richiesto dalle banche.
Ora, se traducessimo equity e debito in “aspettative personali” ed “aspettative di altri nei nostri confronti”, scopriremmo che il rapporto di indebitamento si può adattare anche alle persone, giorno per giorno. Da un lato infatti ognuno di noi si attende da sé stesso un determinato (a breve o a lungo) appagamento, e dall’altro lato genitori, parenti, amici, mogli, suocere, Dio, capi di reparto o di ufficio, tifosi... tutti si aspettano da noi prestazioni adeguate che ripaghino promesse implicite od esplicite che gli abbiamo fatto. Per chiarirci, prendiamo qualche caso.
Il megalomane: ossessionato da fama, ricchezza e potere, questo individuo attrae di solito veramente poche persone, per cui le aspettative di terzi sono veramente poca cosa rispetto all’autostima dell’individuo in questione. Rapporto di indebitamento nettamente spostato verso il lato equity. Pro: nessun rischio di deludere gli altri. Contro: come si è detto, il costo del capitale proprio è molto elevato e se il megalomane non riesce a pagare gli elevati flussi che egli stesso pretende, il collasso nervoso e il forte selling delle azioni porta ad un valore della persona pari a quello di una nocciolina.
Luigi Di Biagio e Fabio Grosso: due calciatori che non verranno ricordati nella storia dello sport se non per i rigori decisivi in due sfide tra Italia e Francia (il primo ai quarti dei mondiali del 1998, il secondo nella finale del 2006). Prima dei due tornei non è che le aspettative della comunità calcistica fossero, nei loro confronti, asfissianti: al massimo si poteva dire che pareggiava, o era inferiore, con ciò che loro si attendevano da loro stessi, per cui il rapporto di indebitamento era ben equilibrato. Invece l’apporto al capitale di terzi è esploso enormemente nel giro dei pochi minuti, anzi secondi, passati tra loro che si avvicinano al dischetto palla in mano, mettono giù la palla, prendono la rincorsa, calciano e sbagliano/segnano. Grosso riesce a ripagare se stesso e tutta una nazione con il flusso di cassa più grande dai tempi in cui gli esploratori diedero in mano alla Spagna un continente intero fatto d’oro. Di Biagio invece ha fallito; conseguenza catastrofica, due anni d’inferno, fino a perdere – di nuovo – con la Francia nella finale europei 2000.
Il ritardatario: le prime 10 volte tutti si attendono che lui arrivi in orario per l’appuntamento (leverage equilibrato). All’undicesimo ritardo, tutti imparano e prendono le adeguate misure: o abbassano il capitale investito o chiedono forti garanzie. Gli amici usano la prima soluzione, la ragazza la seconda (ovvero garantisce, in caso di ritardo, un muso lungo da qui fino allo Utah). Incredibilmente il ritardatario mantiene un aspettativa su se stesso sempre costante, malgrado un debito ballerino.
Dio: allora, la situazione è questa. E’ difficile affermare che il triangolo con l’occhio sia soddisfatto del mondo che ha creato, mentre ogni giorno 6 miliardi di preghiere( debito per altro in forte crescita ) gli salgono alle orecchie. Cazzo, se il rapporto debito/equity rappresenta un grado che va dall’ autocompiacimento alla depressione, Dio è un Emo.
Ora che hai capito come funziona, puoi anche tu farti il tuo grado di leverage. Ma attento, per tagliare il debito, usa solo forbici dalla punta arrotondata!!!
Dan Marinos